Il patrimonio architettonico religioso di Cipro nord espropriato alle comunità locali e profanato

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:59

La chiesa di Santa Ekaterina a Gerani.jpg

Per quasi trent’anni dopo l’invasione turca di Cipro, le informazioni circa la condizione dei monumenti cristiani nella parte settentrionale dell’isola, occupata dai turchi, o il destino degli oggetti sacri (icone, manoscritti, calici, vecchie stampe, etc.) sono state molto scarse. Le informazioni isolate che di tanto in tanto filtravano parlavano di grandi distruzioni, vandalismo e saccheggio di chiese, profanazione di monasteri, trasformazione di chiese in stalle e furti di icone e di oggetti sacri. Queste notizie iniziarono ad essere confermate quando alcune icone bizantine provenienti dalle chiese della zona settentrionale di Cipro, così come altre antichità, furono messe in vendita soprattutto nei mercati d’arte dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti.

 

I tesori bizantini depredati a Cipro cominciarono allora a spuntare addirittura in Estremo Oriente (per esempio le porte dell’iconostasi della Chiesa di Hagia Paraskeve del villaggio di Peristerona a Famagosta furono trovate a Osaka, in Giappone), mentre la scoperta negli Stati Uniti di mosaici staccati dalla chiesa di Panagia Kanakaria, nel distretto di Famagosta, scossero la comunità accademica internazionale. Sono poi seguiti il distacco degli affreschi dalla chiesa di Hagios Ephemianos di Lysi e il loro trasferimento alla Fondazione Menil di Houston, in Texas, così come quello di molte altre pitture murali e mosaici, rinvenuti in collezioni private estere. La chiesa di Cristo Crisosotiros a Morfou.jpg

 

La Chiesa di Cipro e le autorità legittime della Repubblica di Cipro, ma anche cittadini e istituzioni private cipriote, sono da allora attivi nel rimpatrio di molti oggetti tuttora presenti nei mercati d’arte illegali d’oltremare o nelle case internazionali d’aste. Con la parziale rimozione delle restrizioni alla mobilità attraverso la linea di occupazione (Pasqua 2003), il Vescovo di Kykkos e Tylleria, Nikephoros, ha attivamente espresso la sua preoccupazione circa il destino del patrimonio religioso e culturale delle aree occupate. Il Museo del Santo Monastero di Kykkos ha incluso nei suoi progetti di ricerca la prima raccolta sistematica e scientifica di informazioni, intrapresa da una squadra di esperti e comprendente un inventario, una registrazione fotografica, e le piante architettoniche delle chiese cristiane occupate.

 

Cupola di San Eufemianos a Lysi.jpg

Le circa 20.000 foto raccolte durante l’indagine sul campo sono assolutamente tragiche. Monumenti di significato culturale universale sono stati violentemente spogliati dei loro affreschi sacri, di iconostasi e icone. I contrabbandieri hanno deliberatamente staccato mosaici e pitture murali destinandoli ai mercati d’arte stranieri. Il saccheggio è stato eseguito in una scala senza precedenti. Oltre al corredo delle chiese, sono state rubate campane, porte, battenti delle finestre, pavimenti e sono stati addirittura smantellati gli impianti elettrici. All’espulsione della popolazione greca dalle sue dimore ancestrali ha fatto seguito l’insediamento di coloni turchi dal fondo dell’Anatolia e del Mar Nero e la trasformazione illegale degli antichi toponimi di Cipro in nomi turchi, mentre è in corso una campagna per cancellare completamente l’unico segno visibile residuo della presenza cristiana nella parte settentrionale dell’isola, le chiese.

 

Le chiese cristiane della zona settentrionale occupata di Cipro crollano giorno dopo giorno: decine vengono utilizzate dall’esercito turco di occupazione come campi militari e depositi. Quelle chiese che non sono state convertite in moschee ottomane vengono oggi usate come club di calcio, locali di associazioni, teatri, night club, alberghi, sale espositive per opere d’arte, studi artistici, magazzini, negozi, obitori, granai, pollai, stalle di vario tipo. La maggior parte dei cimiteri sono stati rasi al suolo.

 

Se escludiamo la Chiesa ortodossa, prima dell’invasione turca del 1974, alcune delle chiese censite erano proprietà e rimangono tuttora sotto la giurisdizione della Chiesa Cattolica-Armena di Cipro, della Chiesa Maronita, della Chiesa Cattolica Romana, della Chiesa Anglicana, mentre alcuni luoghi sacri erano proprietà, sempre prima dell’invasione del 1974, della comunità ebraica di Cipro (per esempio un cimitero vicino a Larnaca). Il regime militare della parte settentrionale di Cipro ha proceduto illegalmente ponendo tutte le proprietà cristiane ed ebraiche sotto l’istituzione islamica dei Vakufs, oggi conosciuta come Evkav, violando l’articolo 29 § 9 della Costituzione della Repubblica di Cipro, dove è esplicitamente dichiarato che le proprietà della Chiesa a Cipro sono inviolabili.

 

Cipro, membro dell’Unione europea, è costretta a documentare e denunciare il continuo saccheggio e la distruzione del patrimonio culturale del paese, che non è solo parte del patrimonio comune europeo, ma più in generale di tutto il mondo. La necessità di un intervento per proteggere e restaurare i monumenti e oggi più urgente che mai.

 

Charalampos G. Chotzakoglou, bizantinista, direttore del progetto di catalogazione presso il museo del Monastero di Kykkos.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis

Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

Charalampos G. Chotzakoglou, Cipro nord, inventario di una devastazione, «Oasis», anno IV, n. 8, dicembre 2008, pp. 120-128.

 

Riferimento al formato digitale:

Charalampos G. Chotzakoglou, Cipro nord, inventario di una devastazione, «Oasis» [online], pubblicato il 1 dicembre 2008, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/cipro-nord-turca-patrimonio-cristiano-distrutto.

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