Parla un membro del movimento di Fetullah Gülen, ritenuto responsabile del tentato colpo di stato in Turchia dell'estate 2016. Come si è diffuso, come opera e che cosa tiene insieme coloro che scelgono di farne parte

Ultimo aggiornamento: 21/06/2022 09:48:23

Il nostro movimento Hizmet (letteralmente “servizio”) è percepito come l’Opus Dei in Occidente: le persone non sanno che cosa facciano esattamente i suoi membri, circolano voci che vogliano cambiare il governo, che forse il Papa sia uno di loro. A causa di questa percezione di mancanza di trasparenza, si possono facilmente inventare storie sull’Opus Dei.

Per Hizmet la situazione è simile: la gente non sa cosa fa Hizmet, noi non siamo riusciti ad aprire le nostre porte a tutti così da spiegare la nostra causa. La gente non comprende perché fondiamo scuole e poi non ci preoccupiamo di ciò che accade quando i giovani si laureano ed entrano nella burocrazia. Si dice che se noi apriamo scuole dalle quali escono studenti brillanti, di sicuro stiamo cercando qualcosa in questo mondo. Quando diciamo che stiamo cercando qualcosa nell’altro mondo e che, dato che crediamo sinceramente nell’aldilà, speriamo in una ricompensa nell’aldilà, dato che questo riguarda la fede e non la politica, la gente non è pronta a crederci. La loro esperienza di gruppi di matrice religiosa è completamente diversa: hanno in mente gruppi islamici come i Fratelli musulmani, che cercano di cambiare il regime. Non comprendono la nostra posizione.

Il primo incontro con Hizmet

La mia esperienza personale di incontro con Hizmet risale al 1982 quando ero ragazzino. Mi iscrissi all’Anadolou Lisesi a Samsun, un liceo americano che, un anno dopo che avevo cominciato, fu nazionalizzato e trasformato in una scuola di Stato. Nonostante ciò la lingua dell’insegnamento rimase l’inglese. Era una delle scuole migliori in Turchia. Venivo da un villaggio delle montagne e vidi la città di Samsun per la prima volta quando ci arrivai a piedi il giorno dell’esame. Per il tragitto a piedi impiegai circa due ore. Samsun non era una grande città, ma una città di immigrazione dal Nordest dell’Anatolia: era l’Istanbul della Turchia orientale.

Per un ragazzo che veniva da un villaggio, naturalmente, non era facile adattarsi alla vita di una città, soprattutto in una scuola che aveva adottato come lingua di comunicazione l’inglese. Inoltre, mentre in generale in Turchia i ragazzi giocano a calcio, noi giocavano a football americano; in qualche modo eravamo tagliati fuori dalla società. In un contesto così diverso, incontrai alcune persone del movimento Hizmet, che erano più grandi di me e avevano già vissuto quel tipo di esperienza. Mi chiesero se avevo bisogno di qualcuno con cui parlare o se avessi bisogno di aiuto per i miei studi. Trovai in questo gruppo una sorta di famiglia.

Ero un ragazzo e non mi sentivo parte del movimento, tuttavia frequentavo le case di questi universitari dove si leggevano libri come Risâle-i Nur di Said Nursi e si ascoltavano le prediche di Fethullah Gülen. Una simile esperienza mi capitò di nuovo nel 1989 quando mi iscrissi all’Università del Bosforo a Istanbul. Ancora una volta fu uno shock per me: Samsun, in confronto a Istanbul, era un villaggio. Qui ebbi il mio secondo contatto con Hizmet, proprio all’Università del Bosforo che era ritenuta la fortezza dello stile di vita laico. Diversamente da altri immigrati che si trasferivano nelle grandi città per trovare un lavoro, io non mi stabilii nella periferia, ma nel centro città, dove nuovamente mi accorsi che Hizmet mi stava aspettando per procurarmi prima una foresteria e poi una vera casa.

Istintivamente anche io, a mia volta, mi assunsi il compito di aiutare quelli che arrivavano dopo di me e credo che proprio questo sia stato il modo in cui la maggior parte dei volontari ha incontrato il movimento Hizmet.

Movimento verticale e orizzontale

Dal punto di vista sociale tra il 1983 e il 2007 sono avvenute due grandi mobilitazioni in Turchia. Una orizzontale, dalle piccole città a quelle più grandi, dalla periferia al centro; una verticale, nel senso di classi sociali. I membri di Hizmet si adattano facilmente a nuovi contesti perché possono contare sull’appoggio di persone pronte ad aiutarli, mentre risalgono la scala sociale dal livello più basso. Io stesso ho vissuto l’esperienza di questo doppio movimento, orizzontale e verticale: mio nonno era una tagliatore di pietre in un villaggio dell’Anatolia; mio padre ottenne un diploma di scuola superiore che lo abilitò a insegnare a studenti della scuola primaria; io devo discutere il dottorato alla Durham University. Forse ho visto più paesi io di quante città ha visto mio padre. Altre persone in Turchia hanno vissuto lo stesso tipo di mobilitazione orizzontale che ho vissuto io, ma non hanno avuto la possibilità di sperimentare il cambiamento verticale: si sono trasferiti da villaggi a città più grandi, hanno avviato piccoli affari, alcuni hanno avuto successo, altri no, alcuni hanno avuto accesso a una formazione scolastica, ma anche se si sono trasferiti nel centro città, mentalmente sono rimasti ancora in periferia.

E le persone che vivevano nei sobborghi, sono rimaste ai margini: le persone di destra sono divenute marginali di destra, così quelle di sinistra, marginali di sinistra. In entrambi i casi guardavano con odio ai miei quartieri, dove vivevano i cosiddetti “turchi bianchi”. La differenza tra l’Islam politico e l’Islam di Hizmet risiede qui fondamentalmente: noi non odiamo i laici, viviamo con loro, siamo loro amici. Al contrario le persone che si sono spostate orizzontalmente, ma non verticalmente nella società turca hanno sviluppato una sorta di ideologia anti-establishment, che alla fine ha dato origine alla tendenza islamista. Ho fatto un piccolo sondaggio nell’edificio del gruppo Zaman dove lavoro e ho scoperto che il 95% dei padri dell’ufficio direttivo viene da piccoli villaggi. Solo due di loro vivevano già a Istanbul e nessuno dei nostri padri guadagnava più di noi o aveva raggiunto un livello educativo più alto. Hizmet ha esercitato una notevole influenza su questa mobilitazione.

C’erano altre comunità religiose coinvolte in questo processo, ma la mia esperienza è con Hizmet: se non fosse stato per loro, io probabilmente sarei ancora nel villaggio. Secondo me, ciò che è unico nel movimento Hizmet rispetto ad altre comunità religiose è il livello più alto di attività continuative di volontariato: anche altre comunità aiutano gli studenti che vengono dai villaggi nelle grandi città finché studiano; ma quando hanno finito gli studi, lasciano la comunità. Nel nostro caso, circa l’80% degli studenti che finiscono i loro studi continuano a lavorare per la causa di Hizmet. Alcuni lavorano direttamente nelle istituzioni del movimento, altri lo sostengono economicamente o dedicando del tempo alla diffusione della parola di Hizmet.

Rinnovatori, non riformisti

Questo è anche il mio caso: due volte alla settimana organizzo incontri e conversazioni in piccoli gruppi. I più ritengono che il movimento si sia sviluppato grazie al carisma di Gülen e ai suoi insegnamenti, ma in realtà non è così. Fetullah Gülen non dice nulla di nuovo nell’Islam, ripete ciò che è già stato detto, per esempio da Said Nursi o altre persone. Noi non siamo riformisti, le principali fonti di Gülen sono Ghazzali e Rabbani (Ahmad Sirhindi), grandi maestri della corrente principale del pensiero islamico. Se c’è qualcosa di realmente nuovo nella tradizione turca, questo non è Gülen, ma la concezione di Said Nursi della ricchezza come qualcosa di buono. Nel sufismo turco prima di Said Nursi era venerata la povertà. A noi si insegnava che solo i poveri sarebbero stati ammessi al paradiso, mentre i ricchi avrebbero dovuto portare tutta la loro ricchezza sulla schiena. Quindi a causa di questo peso non sarebbero riusciti ad entrare per le porte del paradiso, troppo piccole per loro. Perciò le nostre famiglie ci insegnavano che era bene essere poveri. Quando Said Nursi disse che la povertà era uno dei tre principali problemi della Turchia, fu una vera rivoluzione (gli altri due erano l’analfabetismo, l'ignoranza in generale, e le lotte interne nel mondo musulmano). Fu il primo che affermò che la povertà era un problema.

Testo tratto da una conversazione a Istanbul, non rivisto dall'autore.
Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis

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