Luogo sacro, capitale della cultura islamica nel 2017, qui sono iniziate le proteste che alla fine dello stesso anno hanno scosso l’Iran

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 08:56:12

La regione del Razavi Khorasan, nella quale si trova la città di Mashhad, è stata teatro di incontri e scontri. Gli ultimi nel tempo sono quelli legati alle manifestazioni contro il regime iraniano, innescate dal malcontento economico, scoppiate a dicembre 2017 proprio qui.

I mongoli rasero al suolo la storica città di Tus, la stessa che aveva ospitato la scomparsa del califfo della dinastia abbaside Harun al-Rashid e nella quale sarebbe nato e morto il grande imam Abu Hamid bin Muhammad al-Ghazali. Le carovane di ogni cultura e merce passavano da questa regione nei loro incredibili percorsi dalla Turchia all’India, dall’Arabia alla Cina e dal Mediterraneo alla Persia, trasformando lo spazio in un centro di conoscenze, costumi e culti, luogo di dialoghi, scambi e scoperte.

Per la storia contemporanea, Mashhad è la seconda città più grande della Repubblica Islamica d’Iran oltre a essere una delle città principali mete di pellegrinaggio spirituale per i musulmani sciiti. Anche i fedeli sunniti visitano la tomba del grande imam Ali al-Rida (Reza in farsi), ottavo imam tra i grandi interpreti della dottrina e spiritualità sciita, nipote di Ja’far al-Sadiq, illuminato maestro musulmano.

La devozione per l'imam

I visitatori di Mashhad hanno subito la certezza di entrare in un centro spirituale, rappresentato dalla grande moschea con i cortili adiacenti alla sala della tomba dell’imam Ali al-Rida. Le donne indossano un lungo velo che ha la funzione di rivestire l’abito ordinario. Gli splendidi mosaici antichi che decorano le pareti esterne e gli ingressi della moschea sembrano una proiezione delle bellezze del paradiso e si alternano con i soffitti dei corridoi e delle sale di nuova costruzione decorati con piccoli specchi. Il visitatore è avvolto in un fascio di luce bianca che abbaglia l’occhio umano ricordando lo splendore interiore racchiuso nel cuore di ciascuno.

C’è una grande devozione per il defunto imam e le famiglie di pellegrini e visitatori sostano presso la sua tomba dedicando preghiere e richieste con la fiducia di ricevere risposte e intercessioni da un mondo superiore rispetto a quello delle proprie contingenze personali. Alcuni fedeli piangono e ci commuovono per il livello di fede che riescono a esprimere. Credono in Dio come Principio sovrannaturale e Onnipotente e non sembrano avere alcuna consapevolezza del dibattito filosofico e delle speculazioni politiche in Occidente.

Due famiglie della stessa religione

Ma come, sciiti e sunniti non si combattono? In effetti, basterebbe ricordare all’uomo, di qualsiasi religione, il conforto e la devozione spirituale che da millenni esprimono i credenti che ricercano un’apertura del cuore per far scomparire le sovrastrutture e le dietrologie delle ideologie dell’egoismo e del brutale istinto di supremazia. Non basta infatti ricordare accademicamente che sunniti e sciiti (o cristiani cattolici e ortodossi) sono due famiglie della stessa religione o studiare le loro interessanti e differenti interpretazioni dottrinali e rituali per smontare la tesi e la strumentalizzazione fratricida operata dai disonesti di entrambe le correnti o persino al di fuori di queste scuole teologiche.

Il fatto che l’ISESCO, la più prestigiosa istituzione per l’educazione, la scienza e la cultura del mondo islamico riunito nell’OCI, una sorta di Nazioni Unite degli Stati islamici, abbia deciso di eleggere Mashhad capitale della cultura islamica per il 2017 rappresenta un ulteriore segnale per riflettere seriamente sulle radici e sullo sviluppo attuale della realtà musulmana e non sulle sue mistificazioni. Si tratta di un’occasione importante per scoprire antiche testimonianze di rispetto e convergenza all’interno della stessa famiglia spirituale e tra i fedeli delle diverse religioni. Sensibilità spirituale e onestà intellettuale possono maturare nuovamente e in modo efficace e incisivo nei confronti dell’ignoranza e della corruzione del sapere proprio grazie allo scambio culturale tra persone disposte a conoscersi e collaborare insieme con coerenza per una vita migliore.

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis

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