I giornali emiratini danno il benvenuto al Papa. Le valutazioni degli intellettuali del Paese. Le criticità messe in luce dalla stampa filo-qatariota

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:58:03

«Benvenuto al Papa» titolava ieri il quotidiano emiratino Al-Khalīj. È la prima volta che un Pontefice cattolico varca ufficialmente i confini di un Paese della Penisola arabica, anche se è la settima visita di Francesco in un Paese musulmano dall’inizio del pontificato. In molti lo considerano un “passo storico” nelle relazioni tra cristiani e musulmani, come definito dallo stesso Papa in un videomessaggio diffuso il 31 gennaio, alla vigilia della partenza. Bergoglio, nel chiamare i musulmani «fratelli nelle differenze», espressione a lui cara e molte volte ripetuta in passato, ha sottolineato come «la fede in Dio unisce, non divide».

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Il Papa argentino ha da sempre dedicato particolare attenzione al dialogo interreligioso, facendone uno dei punti di forza della politica vaticana. Il giornale emiratino Al-Ittihad, in un articolo intitolato “Papa Francesco ai cristiani: Allah è Dio”, descrive il papato di Bergoglio come un momento di importante cambiamento, che segna una virata nella politica estera del Vaticano. L’articolo rappresenta, infatti, Francesco come l’uomo che è salito a capo della Chiesa di Roma nel momento in cui questa viveva «un momento difficile, in seguito alle dimissioni di Papa Benedetto XVI». Una crisi della politica estera del Vaticano rappresentata, come si legge nel testo, da tre ambiti principali: mondo arabo, Cina e India, con il primo ancora attraversato dall’indignazione per il discorso di Ratisbona. Papa Francesco ha «assunto il controllo di una nave traballante, in avaria, ed è riuscito, in breve tempo, a spegnere numerosi incendi». Come ha fatto? Secondo l’autore dell’articolo, con l’onestà, la franchezza e la semplicità della sua vita, dei piccoli gesti quotidiani. Ha saputo ripristinare i rapporti con il sud del mondo, dando vita ad «una nuova pedagogia del dialogo», basata su una teologia pratica, piuttosto che su quella dogmatica e teorica dei suoi predecessori. In particolare, in merito all’Islam, il Papa argentino ha ripristinato il valore della religione, distinguendola dagli interessi politici e mettendone in evidenza gli aspetti positivi e comuni. Francesco è tornato a parlare con i musulmani e ai cristiani ha ricordato che il Dio è lo stesso, Allah.

 

La visita del Papa negli Emirati Arabi Uniti fa seguito all’invito dello shaykh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vice comandante supremo delle forze militari. Quest’ultimo, sulla sua pagina twitter ufficiale, ha rinnovato il benvenuto al Papa, da lui definito «uomo di pace e carità». Nello stesso tweet, il Principe ereditario ha inoltre aggiunto: «attendiamo impazientemente lo storico incontro sulla Fratellanza Umana. Speriamo fortemente che i popoli e le nazioni possano godere di pace e sicurezza». Una grande attesa motivata dall’eccezionalità della visita e confermata dal numero dei giornalisti accreditati all’evento: 700 provenienti da più di 30 paesi, secondo il National Media Council. Lo stesso ha inoltre sottolineato il desiderio, da parte degli EAU, di fare dell’incontro un mezzo per diffondere il «suo messaggio di moderazione e tolleranza». A tal fine, gli Emirati stanno mettendo in campo tutte le forze a disposizione per garantire la massima copertura mediatica dell’evento. L’intento è anche quello di consolidare, in questo modo, l’immagine di un Paese rispettoso delle minoranze e della convivenza pacifica. Immagine ribadita anche dal sito Al-Ittihad che, riportando le parole di alcuni media internazionali, ha messo in luce la gioia mostrata per l’arrivo del Papa dai molti lavoratori cristiani stranieri presenti nel Paese. La parola all’ordine del giorno è “tolleranza”, come dimostra anche l’esistenza nel Paese di un ministero dedicato a questo valore. Il titolare di questo ministero, lo shaykh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, ha evidenziato come la visita del Pontefice sia particolarmente significativa in questa fase storica, in cui «aumenta la tendenza nazionalista e isolazionista».

 

Il ritratto degli Emirati come Paese di rispetto e convivenza pacifica emerge anche in un altro articolo del giornale al-Ittihad, che mette in evidenza come la visita del Papa avvenga «in un momento in cui il mondo è gravato dalla minaccia prolungata alla sicurezza, alla pace e alla stabilità causata da gruppi che desiderano la degenerazione verso il razzismo e l’isolazionismo». L’articolo raccoglie le risposte di un gruppo di scrittori e intellettuali emiratini alla domanda “come valuti il viaggio del Papa negli Emirati e qual è l’effetto che vi aspettate in termini di promozione del dialogo con l’altro e consolidamento dei valori di tolleranza e reciproca influenza culturale?” Molte delle persone interrogate hanno risposto sottolineando il valore simbolico dell’evento.

 

Secondo il poeta di Dubai Aref al-Sheikh, non è strano che il primo viaggio di un Papa nella Penisola arabica avvenga negli Emirati: un Paese in cui vivono molti non musulmani e che non si è opposto al principio di convivenza pacifica. Torna dunque la tematica della Tolleranza, proclamata dal Capo dello Stato degli EAU come il tema dell’anno 2019, anno della tolleranza. Anche il poeta Hanouf Mohammed crede che questa visita costituisca una prova della dedizione del Paese verso la tolleranza e il rapporto con l’altro indipendentemente dalla sua religione, etnia, nazionalità, sesso e cultura. Un atteggiamento che nasce dal fatto che «gli Emirati Arabi Uniti, in quanto Paese musulmano, sono parte della famiglia abramitica, adamitica e umana». La speranza, per molti, è che il viaggio del Papa contribuisca a migliorare la comprensione e la visione dell’Islam e della cultura araba. A dispetto dell’immagine distorta dei media internazionali, scrive l’artista Khalil Abdul Wahid, «la visita sottolinea la sicurezza e la stabilità del nostro Paese». Si tratta, dunque, di un viaggio che «suscita ottimismo», per il peso internazionale riconosciuto a Papa Francesco, definito come «simbolo di pace». Una visita che simboleggi il futuro e rappresenta un nuovo inizio: «mi aspetto un bello scambio artistico e culturale con il Vaticano, – scrive il pittore Mattar Bin Lahej – l’arte è un’ambasciatrice di pace».

 

La maggior parte degli scrittori ed artisti hanno sottolineato come ormai il dialogo sia una necessità non eludibile: «non siamo chiusi – afferma lo scrittore Adel Khuzam – e sappiamo che la libertà di culto che è concessa ai musulmani in occidente deve essere garantita anche qui verso i cristiani e le altre religioni e dottrine».  Il poeta Aref Al-Sheikh aggiunge che «è la natura umana che invita alla comprensione reciproca. Il conflitto è nato con la nascita del primo uomo».

 

Quest’immagine di tolleranza è messa in discussione dai giornali filo-qatarioti. Al-Arabī al-Jadīd cita il Rapporto del Comitato Nazionale per i Diritti Umani del Qatar che documenta, con cifre e testimonianze, le violazioni perpetrate da parte degli EAU nei confronti dei cittadini qatarioti. Tali violazioni risultano essere conseguenza dell’embargo imposto, nel giugno del 2017, da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Bahrain contro il Qatar, con l’accusa di aver favorito la diffusione di organizzazioni terroristiche e di aver appoggiato l’Iran. Nel luglio del 2018, però, la Corte Internazionale di Giustizia si era espressa in merito alla questione, intimando gli EAU di procedere in modo da permettere la riunificazione delle famiglie con un membro qatariota, separate dall’embargo, e il completamento degli studi da parte degli studenti qatarioti. Nonostante l’impegno preso dalle autorità di Abu Dhabi in questo senso, il rapporto registra casi di violazioni e discriminazioni messi in atto in seguito alla sentenza della corte fino alla metà di gennaio 2019. Ali Bin Samikh al-Marri, capo del Comitato Nazionale per i Diritti Umani del Qatar, ha dichiarato di aver inviato una lettera a Papa Francesco chiedendogli di intervenire per fermare le violazioni a cui sono soggetti i cittadini qatarioti negli Emirati Arabi Uniti. Al messaggio ha fatto seguito l’incontro, avvenuto il 31 gennaio, tra Papa Francesco e al-Marri, in cui quest’ultimo ha pregato il pontefice di fare pressione, in occasione del suo viaggio ad Abu Dhabi, sulle autorità degli Emirati e degli altri paesi coinvolti nell’embargo per «mettere da parte i civili e non coinvolgerli nella crisi politica».

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis.