Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:41:42

Eminenze, Eccellenze, Chiarissimi professori, Signore e signori, sono molto lieto di darvi il benvenuto presso l’Isola di San Servolo, anche a nome del Presidente della Fondazione Internazionale Oasis, il nostro Cardinale Patriarca, per l’annuale incontro del Comitato scientifico e promotore. Saluto in primo luogo Sua Beatitudine il Cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei copti: la Sua presenza tra noi s’iscrive idealmente nella lunga storia dei rapporti tra le due Chiese marciane d’Alessandria e di Venezia, che troviamo graficamente rappresentata, come vedremo stasera, nei mosaici della Basilica di San Marco. Insieme a Sua Beatitudine saluto i numerosi Vescovi ed Arcivescovi, provenienti da vari Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente, i relatori, che avrò modo di presentare più dettagliatamente man mano che prenderanno la parola, e tutti i gentili ospiti, in particolar modo quanti si uniscono a noi per la prima volta: S.E. Mons. Bader Ghaleb Moussa dall’Algeria e S.E. Mons. Antoine Audo dalla Siria e in ordine alfabetico i professori Tewfik Aklimandos, Madawi al-Rasheed, Dominique Avon, Amr Elshobaki, Justin Latterell, Jennifer Marshall, Mark Movsesian, Hoda Nehmé, Vittorio Emanuele Parsi, Camillo Regalia, Olivier Roy e William F. Vendley. Il tema dei lavori di quest’anno è chiaramente imposto dagli eventi e non potrebbe essere altrimenti, pena il pericolo dell’astrattezza, tanto significativi sono i mutamenti intervenuti in diversi Paesi del mondo arabo. Il numero molto elevato dei partecipanti costituisce del resto un’implicita conferma della scelta. Guardando alla rivista, posso dire che i contributi che ci sono pervenuti offrono già un’ottima base per l’elaborazione del prossimo numero. Avremo però sfruttato fino in fondo le loro potenzialità se riusciremo a rendere il nostro incontro un momento di vero approfondimento. A questo scopo è bene ricordare la genesi della nostra iniziativa, che è nel senso più ampio del termine “culturale”. Essa nasce infatti per opera del Patriarca Scola nel giugno 2004 come frutto di una rete di rapporti nati da una communio catholica che vive l’apertura alle altre religioni e in particolare all’Islam come elemento costitutivo della propria identità. E d’incontro in incontro, attraverso Venezia, il Cairo ed Amman, tante persone di provenienze culturali e religiose diverse si sono aggiunte a quel primo nucleo, come si è poi dimostrato in modo eloquente l’anno scorso in Libano. Il nostro obiettivo è, detto nei termini più generali possibili, comprendere e dove possibile orientare l’inedita condizione di prossimità in cui cristiani e musulmani vengono a trovarsi in forza dell’odierno processo di meticciato di civiltà. Dunque, non un dialogo in astratto (che rischia di ridursi, come ci ricordava l’anno scorso il prof. Nashabe all’enunciazione di alcune generalità), ma a partire dalla situazione storica in cui i soggetti vivono e che richiede, come ogni altra, un’interpretazione culturale. Evidentemente non intendiamo con ciò cedere allo storicismo, che per dinamica interna abbiamo visto trasformarsi in Europa nel “tutti differenti, tutti uguali” (P.P. Donati), ma assumere, secondo la logica dell’Incarnazione, l’insuperabile carattere storico della Rivelazione. Come si concludeva nel 2009 a Venezia, si deve parlare di dialogo interreligioso in termini di dialogo interculturale non “in mancanza di meglio”, ma proprio perché “il religioso” è sempre vissuto e sempre si esprime culturalmente. A questa storia, che negli ultimi decenni ha visto cristiani e musulmani interagire sempre più, si è aggiunto ora un nuovo capitolo, che abbiamo scelto d’intitolare “l’imprevisto nordafricano”. Non pretendiamo – e sarebbe assurdo – di fornirne la formula. Il metodo di lavoro sarà pertanto, come di consueto, un intrecciarsi di racconto e analisi. Ciò, come sappiamo bene, implica un rischio e un secondo genere d’imprevisto, che a volte l’utopia di un’organizzazione perfetta sarebbe tentata di risparmiarsi. Dai frutti degli anni passati siamo però convinti che valga la pena percorrere questa strada. Per la buona riuscita dell’incontro risulteranno molto importanti i momenti di approfondimento e dibattito che – questa è la raccomandazione fin d’ora – dovrebbero essere orientati verso il lavoro comune. Nella giornata di domani è prevista l’esposizione dei papers, che abbiamo cercato di raggruppare secondo alcune linee emerse. Molto importante sarà anche la dimensione conviviale, favorita dall’essere tutti ospitati presso l’Isola di San Servolo grazie anche all’interessamento della Provincia di Venezia, che ringrazio cordialmente. A livello pratico, le lingue dell’incontro saranno tre, con traduzione simultanea: italiano, inglese e francese. Dei testi che ci sono pervenuti sarà fornito l’originale e, per chi ne avesse bisogno, la traduzione italiana o inglese (i francofoni conoscono tutti una delle due altre lingue). Circa l’utilizzo dei testi vi prego di attenervi scrupolosamente alle indicazioni fornite dagli autori e ricordo in ogni caso che essi sono, prima di ogni altro uso, destinati alla pubblicazione sugli strumenti della Fondazione Oasis. Cari amici di Oasis, poco più di mese fa il Santo Padre, in visita ad Aquileia e Venezia, ci esortava a scegliere «tra una città “liquida”, patria di una cultura che appare sempre più quella del relativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell’arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli» (Incontro con il mondo della cultura, dell’arte e dell’economia, Polo della Salute, 8 maggio 2011). Il nostro incontro, nella splendida cornice della metropoli lagunare dove il Mediterraneo entra nel cuore dell’Europa, vuole essere, insieme a molti altri, un tentativo in questo senso.