Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:41:35

Un anno di svolta il 2011. Un cambiamento strutturale per i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente investiti dalla cosiddetta “Primavera araba”, ma anche per tutto l’Occidente e il Nord del pianeta. È questo il primo dato emerso dalla tre giorni di lavori dell’incontro annuale del Comitato scientifico internazionale della Fondazione Oasis, riunitosi a Venezia (San Servolo) da lunedì 20 a mercoledì 22 giugno scorsi. Un’ottantina di personalità provenienti da tutto il mondo, vescovi dei Paesi coinvolti nelle insurrezioni dei mesi scorsi, dall’Egitto alla Tunisia, dalla Siria ai Paesi del Golfo, ed esperti di livello internazionale, cristiani e musulmani, hanno insieme cominciato a decifrare i recenti movimenti di popolo, le cause del disagio, i mezzi di comunicazione usati, i possibili prossimi scenari, le analogie con alcune esperienze europee, a partire dall’interrogativo posto a tema quest’anno: “Medio Oriente: verso dove? Nuova laicità e imprevisto nordafricano”. L’accostamento tra le due espressioni, nuova laicità e imprevisto nordafricano, che poteva apparire dapprima un azzardo, durante il dibattito si è dimostrato una chiave utile per leggere l’attualità anche nei suoi aspetti più impervi. Come sottolineato dal card. Scola, patriarca di Venezia e fondatore di Oasis, la recente stagione ha infatti evidenziato – al di là di reazioni immediate ottimiste o pessimiste – che le società civili di molti Paesi a maggioranza musulmana avvertono la necessità di un criterio nuovo per la regolazione di uno spazio pubblico maggiormente plurale, comunque poi si voglia chiamare tale principio (nuova laicità, concittadinanza, stato civico). «I movimenti nordafricani sono nati come rivolte a partire da bisogni economici – ha osservato ancora il card. Scola – ma poi hanno cominciato a mettere in campo anche una certa idea dell’uomo e della società. Se ora vogliono diventare “rivoluzioni”, è questa stessa idea che devono approfondire». Come molti partecipanti hanno richiamato durante il comitato, in Medio Oriente è risuonata, al fondo delle richieste di lavoro, di dignità, di democrazia e partecipazione, la domanda radicale su che tipo di uomo vuol essere l’uomo del terzo millennio: «La stessa domanda – sono ancora parole del patriarca Scola – che, pur in forme diverse, scuote sempre più potentemente anche le società occidentali all’inizio di questo terzo millennio». Per Olivier Roy, uno dei massimi esperti di società islamiche contemporanee intervenuto al comitato di Venezia, la “primavera araba” si è ormai conclusa e ha lasciato sul campo varie questioni: l’assenza di realtà istituzionalizzate (come i partiti) che si mostrano ora necessari se si intende favorire il passaggio di questi Paesi verso forme democratiche effettive; la fragilità dell’Islam politico che secondo Roy non può più ambire a divenire un progetto politico globale; il coinvolgimento di persone delle più disparate provenienze, giovani della generazione digitale ma non solo, che si sono mosse in genere in modo individuale e piuttosto disordinato, a volte anche contro le indicazioni dei loro tradizionali punti di riferimento. Ed infine l’urgenza del riconoscimento della libertà religiosa come valore fondante di una democrazia. Il dibattito tra i presenti, molto intenso e concreto, si è impostato sul metodo che fa di Oasis un soggetto originale: da una parte l’ascolto delle testimonianze di chi vive sulla propria pelle situazioni complesse, come appunto gli esponenti delle Chiese dell’Africa del Nord e del Medio Oriente, toccate nelle loro fibre dalle recenti insurrezioni, e dall’altra l’analisi e la riflessione critica e speculativa. Scandita da questo ritmo, la tre giorni di Oasis ha permesso di entrare in modo approfondito nella situazione tunisina, grazie all’intervento dell’arcivescovo Maroun Lahham, e dell’esperta di Islam contemporaneo Malika Zeghal, musulmana di origini tunisine e professore ad Harvard; nella realtà dell’Egitto grazie agli interventi del patriarca cattolico di Alessandria, il card. Antonius Naguib, e di esperti come Amr Elshobaki e Tewfik Aclimandos; nella vita di Algeria, Giordania, Libano, Siria e dei Paesi della penisola arabica, grazie alla presenza di mons. Ghaleb Moussa Bader, arcivescovo di Algeri, di mons. Henri Teissier, arcivescovo emerito di Algeri, di mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei caldei, di mons. Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia settentrionale, di mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, e di esperti come Madawi Al-Rasheed, saudita di origine e professore al King’s College di Londra, Hoda Nehme e Selim Daccache (Libano), Nikolaus Lobkowicz e Vittorio Emanuele Parsi. Al termine dei lavori, nelle sue conclusioni, il card. Scola ha ampliato la provocazione scelta come titolo dell’incontro: «Alla luce di quanto emerso – ha rilevato Scola – il punto in questione non è solo “verso dove” va il Medio Oriente, ma “attraverso chi”. Chi saranno i soggetti del cambiamento? Come i cristiani e i musulmani sapranno porsi di fronte alle provocazioni di questo cambiamento? In queste società ormai pluralizzate, intorno al nodo della laicità, trattato con molta prudenza e in un incessante paragone reciproco, i soggetti in campo debbono trovare una consistenza che permetta alla libertà personale e civile, quindi alla libertà religiosa, di crescere in tutte le sue componenti. Il tema della libertà religiosa appare come il test di verifica dell’evoluzione di questi movimenti: dov’è garantita la libertà religiosa, sono garantiti tutti gli altri diritti. Altrimenti la dignità della persona non resta che un flatus vocis. Rispetto ai fenomeni in atto siamo chiamati a chinarci sempre di più sulla responsabilità che tocca a ciascuno. Per i cristiani resta l’impegno ribadito ancora una volta da Benedetto XVI proprio nella sua recente visita a Venezia: vivere il cristianesimo come orizzonte che abbraccia la vita intera, un cristianesimo cioè nel quale l’esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto illumina il cammino dell’esistenza quotidiana». Infine il comitato ha stabilito la sede dell’incontro dell’anno prossimo: Oasis si riunirà nuovamente a Tunisi dal 16 al 20 giugno 2012. * Tratto dall'Osservatore Romano del 24 giugno 2011