Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:40:43

Eccellenze Reverendissime, Chiarissimi professori, Cari amici, insieme a Maria Laura Conte, direttrice editoriale e della comunicazione della Fondazione, sono lieto di porgere il nostro più caloroso benvenuto all’annuale comitato scientifico di Oasis. Vi porto innanzitutto i saluti di S. Em. il Cardinal Scola il quale, non potendo essere presente di persona, ha registrato il Suo intervento. Ringrazio in modo speciale S.E. Maroun Lahham, per 7 anni Arcivescovo di Tunisi e ora amministratore apostolico e con lui tutta la Chiesa locale, in particolare il Vicario generale P. Ramón Echeverría. Se ci ritroviamo a Tunisi, una non piccola parte del merito va certamente alla costanza e all’entusiasmo che Mons. Lahham e i suoi collaboratori hanno saputo trasmetterci. Siamo altresì onorati dalla presenza del Nunzio, S.E. Thomas Yeh Sheng-Nan. Il nostro saluto e ringraziamento più sentito va ai relatori tunisini che hanno accettato il nostro invito, i professori (li cito in ordine d’intervento), Yadh Ben Achour, Malika Zeghal, Ajmi Lourimi, Riadh Chaibi, Ridha Chkoundali, Abdelmajid Charfi, Mousaddak Jlidi, Lotfi Hajji e Abderrazzak Sayadi. Ringrazio ugualmente il Prof. Olivier Roy, che introdurrà i lavori di domani mattina. Oasis è prima di tutto una rete di rapporti che si è andata consolidando nel corso degli anni, tra Oriente e Occidente. Do quindi il benvenuto a quanti si uniscono a noi per la prima volta: P. Fabio Alberto Ambrosio dalla Turchia, Christine Amjad Ali dal Pakistan, P. Allan Archebuche dalla Libia, Mons. Philippe Brizard, direttore emerito dell’Oeuvre d’Orient dalla Francia, P. André Ferré, direttore dell’IBLA di Tunisi, P. Rafic Greiche dall’Egitto, la dott.ssa Nadia Marzouki dell’Institut universitaire européen, Adrian Pabst dal Regno Unito e Mons. Mato Zovkic dalla Bosnia Herzegovina. *** Uno dei momenti più difficili per una redazione culturale è quando si deve decidere, con anticipo di mesi, il titolo di una rivista o il tema di un incontro. Sarà ancora attuale a distanza di mesi? Oppure risulterà superato dagli eventi? Nel nostro caso possiamo dire che ci è andata bene: il ruolo della religione, argomento già rilevante nei primi mesi dopo le rivoluzioni, è rapidamente diventato il tema per eccellenza per società che, a Tunisi come al Cairo, cercano di darsi una nuova forma e un nuovo assetto. Potremmo aggiungere che ci è andata persino “troppo bene”, dato che gli eventi della scorsa settimana hanno costretto a una rimodulazione del programma iniziale... In realtà la nostra era una facile profezia. Quando vengono meno i punti di riferimento abituali del paesaggio politico, è infatti naturale rivolgersi a quella riserva di senso che è l’appartenenza religiosa, nella sua dimensione personale e comunitaria. Al tempo stesso, dato che le rivoluzioni hanno fatto emergere una pluralità di posizioni, non è sorprendente che i conflitti siano aumentati. In Occidente conosciamo bene questa pluralizzazione dei punti di vista, che a volte sembra togliere ogni orizzonte alla convivenza civile. Come argomentiamo nell’editoriale dell’ultimo numero della rivista, è tuttavia possibile trovare una base condivisa nel riconoscimento del bene pratico dell’essere insieme, che è aperto a diverse fondazioni speculative, pur escludendo le derive violente che lo metterebbero in pericolo. Come vi sarete forse accorti, sono passato, nel giro appena di una frase, dalla Tunisia all’Occidente. Non si tratta di un caso visto che il sottotitolo del nostro incontro suona proprio come la Tunisia interpella l’Occidente. Questo aspetto – ce ne rendiamo sempre più conto - ha molto a che vedere con la natura di Oasis. Normalmente infatti la nostra è percepita come una Fondazione attiva nel campo del dialogo interreligioso e ciò è certamente corretto in senso lato. Tuttavia la nostra specificità è che sia il comitato promotore sia il comitato scientifico, di cui numerosi membri sono presenti qui oggi, non sono costituiti unicamente da esperti del mondo arabo e islamico, ma anche da studiosi occidentali di filosofia, sociologia, diritto, teologia e altre discipline. Il motivo di questa pluralità di approcci è dovuto al fatto che a nostro avviso oggi è in gioco, tra cristiani e musulmani, qualcosa di molto più ampio che un dialogo o una disputa su alcuni problemi teologici, soprattutto se questi ultima, invece di essere colti nella loro profondità, sono ridotti a una stanca controversistica sui cui entrambe le parti si sono allenate da secoli. Si tratta per noi di rispondere alla domanda chi vuol essere l’uomo del terzo millennio? Questa vertiginosa domanda antropologica, che i mezzi della tecnologia e delle scienze rendono sempre più urgente, provoca i credenti delle varie religioni (come anche i non credenti) a prendere posizione, in un reciproco arricchimento. È il tema dell’oggettiva rilevanza culturale dell’Islam per il Cristianesimo e viceversa, che il Cardinal Scola indica nell’intervento che ascolterete tra breve come nuovo passo di Oasis. Tale rilevanza reciproca è l’ipotesi di lavoro che vogliamo tenere presente nell’ascoltare quest’oggi i contributi dei nostri prestigiosi relatori tunisini. Siamo infatti convinti, soprattutto paragonando la Tunisia con altri Paesi arabi in cui il percorso post-rivoluzionario sta prendendo strade molto tortuose, che la partita che si gioca qui superi di gran lunga i confini del Paese. Questo è il fascino di quel processo, spesso così oscuro e tumultuoso, di mescolamento di popoli che chiamiamo meticciato di civiltà: che quello che accade in una parte del mondo può illuminare altre società. Con il nota bene, importante, che per noi “illuminare” significa sì aiutare a comprendere meglio, ma di una comprensione che racchiude già l’impegno dell’azione per orientare i processi. Non un capire sterile dunque, ma un comprendere che ci renda protagonisti nella costruzione di una vita buona.