I pilastri della politica moderna alla prova dei tre monoteismi

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:11:14

Michael Cook.jpgRecensione di Michael Cook, Ancient Religions, Modern Politics. The Islamic Case in Comparative Perspective, Princeton University Press, Princeton-Oxford 2014.

In una fase in cui nell’accademia l’iperspecializzazione sembra farla da padrona, Michael Cook, professore di Near Eastern Studies a Princeton, non rinuncia all’ambizione delle grandi panoramiche. Dopo aver esplorato, tra le altre cose, il principio cardine di “ordinare il bene e proibire il male”, lungo tutto la storia islamica (Commanding Right and Forbidding Wrong in Islamic Thought) ed essersi cimentato nientedimeno che con una “breve storia della razza umana” (A Brief History of the Human Race), Cook analizza nel suo ultimo libro il rapporto tra religione e politica nell’Islam comparando quest’ultimo con l’induismo e il cattolicesimo latinoamericano.

Lo scopo del volume è indagare il modo in cui nel contesto della politica moderna e dei grandi principi che la ispirano (nazione, democrazia, libertà, uguaglianza) vengono mobilitati i repertori classici delle tre grandi religioni. Cook considera in particolare il rapporto che esse intrattengono con sei aspetti: l’identità, la società, la guerra, la “gelosia divina” (cioè il grado di onnicomprensività dei precetti divini) il sistema politico e il fondamentalismo. L’esito dell’interazione tra ognuna delle tre tradizioni religiose e la politica è certamente condizionato dai rispettivi apparati dottrinari, ma è anche tutt’altro che scontato, al punto che «nessuna tradizione permette di prevedere in modo affidabile il comportamento di coloro che la ereditano, ma è anche certo che le tradizioni non sono intercambiabili» (p. 248). Ancient Religions, Modern Politics evita così contemporaneamente due distorsioni piuttosto comuni negli studi sulle religioni e in particolare nella ricerca islamologica. Da un lato l’idea che i comportamenti sociali e politici dei credenti siano integralmente determinati dalla loro appartenenza religiosa e dall’altro la convinzione che la religione non sia altro che l’epifenomeno di fattori e processi sociali, economici e politici più profondi. Ma se tra fede religiosa e tipo di azione politica non esiste un rapporto causale diretto e soprattutto stabile, è nondimeno possibile delineare alcune tendenze. La tradizione islamica contiene allo stesso tempo principi molto in sintonia con alcuni imperativi politici della modernità e altri, come l’esclusivismo della sua legge religiosa, che ne impediscono una definitiva pacificazione coi sistemi politici moderni. L’attivazione degli uni o degli altri dipende perciò dalle convinzioni e dalle strategie dei diversi attori.

Il rapporto dell’induismo con la modernità è per certi versi più conflittuale, ma proprio per questo ideologi e militanti hindu fanno un uso molto selettivo della propria tradizione, rinunciando agli elementi più problematici (per esempio il sistema castale) ed esasperando quelli elettoralmente più vantaggiosi (l’insistenza sull’identità). La tradizione cattolica è invece politicamente meno condizionante. I cattolici rischiano piuttosto di assumere la caratteristiche e i valori dei movimenti e delle ideologie con cui di volta in volta si alleano, in uno spettro che può andare dal conservatorismo reazionario al rivoluzionarismo marxista di parte della teologia della liberazione. La solidità dell’approccio di Cook e delle sue conclusioni è garantita dall’accuratezza dell’argomentazione e dall’incrocio di una quantità impressionante di testi, documenti, dati statistici e sondaggi d’opinione, in cui sono i fatti a dare forma alla teoria e non viceversa.

Alla fine del libro Cook condensa i risultati della sua lunga perlustrazione per dire la sua sul fenomeno del risveglio religioso che da qualche anno sembra caratterizzare le società di ogni latitudine. L’autore si chiede in particolare se questo risveglio sia effettivamente un fatto globale, e investa perciò tutte le fedi, o se non sia solo un effetto ottico prodotto dal revival islamico, mentre le altre religioni continuerebbero in realtà ad arretrare. La risposta è che il risveglio è un fatto effettivamente documentabile, ma che il caso islamico, nella sua versione islamista, presenta due componenti che nelle altre religioni mancano: il desiderio di costituire uno Stato interamente retto da criteri religiosi e il ricorso alla lotta armata (il jihad) come compimento di un dovere iscritto nella tradizione religiosa. Qualcuno potrebbe non essere d’accordo. Ma chi volesse contestare le posizioni di Cook dovrebbe essere disposto a tentare un tour de force intellettuale e documentario pari al suo. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis

Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

Michele Brignone, Repertori religiosi e prassi politica, «Oasis», anno X, n. 20, dicembre 2014, p. 114.

 

Riferimento al formato digitale:

Michele Brignone, Repertori religiosi e prassi politica, «Oasis» [online], pubblicato il 28 gennaio 2015, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/repertori-religiosi-e-prassi-politica.

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