Il Grande Imam della moschea-università del Cairo ha dichiarato che la decisione dell’emirato afghano di impedire l’istruzione universitaria alle ragazze non ha un fondamento islamico
Ultimo aggiornamento: 15/03/2024 11:54:35
Quando nell’agosto del 2021 i Talebani hanno riconquistato Kabul e ridato vita al loro emirato, l’istituzione islamica che si è schierata con più convinzione dalla loro parte è stata l’Unione Mondiale degli Ulema, organizzazione con sede a Doha e punto di riferimento per la galassia dei movimenti islamisti. All’epoca la moschea-università di al-Azhar, una delle più prestigiose istituzioni islamiche del mondo, si era astenuta da dichiarazioni e prese di posizione.
Con il tempo, e mentre diventava sempre più evidente che i Talebani non erano cambiati, i ruoli si sono invertiti. L’Unione di Doha, che aveva auspicato un nuovo corso afghano improntato alla riconciliazione e alla tolleranza, ha smesso di commentare le scelte dell’emirato. Al-Azhar ha invece iniziato a far sentire la propria voce. Nell’ottobre del 2021, in occasione della giornata mondiale delle bambine, il Grande Imam della moschea Ahmad al-Tayyeb aveva invitato a «prendere tutte le misure per garantire l’istruzione alle ragazze». Al-Tayyeb non aveva menzionato direttamente l’Afghanistan, ma il suo messaggio era stato diffuso in arabo, in inglese e in pashto, una delle due lingue ufficiali del Paese centroasiatico.
Dopo il provvedimento dei Talebani che ha sospeso l’accesso delle ragazze all’istruzione universitaria, il Grande Imam è tornato a esprimersi, questa volta in modo esplicito. In un messaggio del 22 dicembre scorso al-Tayyeb ha manifestato il suo «forte rammarico per la decisione delle autorità afghane», affermando che essa «contraddice la sharī‘a». Ha inoltre ricordato le figure femminili che hanno contribuito alla tradizione e alla cultura islamica e concluso con due raccomandazioni. La prima è rivolta a musulmani e non musulmani, affinché non credano che «il divieto d’istruzione femminile sia stabilito dall’Islam». Quest’ultimo, al contrario, «impone a ogni musulmano e ogni musulmana di cercare il sapere». La seconda è un appello alle autorità afghane «a tornare sui propri passi», accompagnato da un duro monito sulle loro responsabilità: «nel giorno del giudizio – ha scritto al-Tayyeb – né il denaro, né il prestigio, né la politica varranno a qualcosa».
L’attenzione del grande Imam di al-Azhar per la questioni femminili non è un fatto episodico, né esclusivamente legato alle vicende afghane. Negli ultimi anni al-Tayyeb ha più volte insistito sulla necessità di ripensare il ruolo e lo statuto della donna nelle società musulmane. Nel febbraio di quest’anno, il settimanale della moschea, Sawt al-Azhar (“La voce di al-Azhar”), ha anche dedicato un numero al rinnovamento auspicato dal grande imam in questo ambito. Peraltro, anche il Documento sulla Fratellanza umana firmato da al-Tayyeb e da Papa Francesco nel 2019 chiede di «riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici». Nello stesso documento, il Grande Imam di al-Azhar parla anche a nome «dei musulmani d’Oriente e d’Occidente», una pretesa forse eccessiva dal momento che nell’Islam non esiste un’autorità magisteriale centralizzata.
Le dichiarazioni di al-Tayyeb difficilmente incideranno in modo immediato sulle politiche dei Talebani, ma aiutano a fare chiarezza sulla loro interpretazione perversa dell’Islam.
Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbiamo bisogno di te
Dal 2004 lavoriamo per favorire la conoscenza reciproca tra cristiani e musulmani e studiamo il modo in cui essi vivono e interpretano le grandi sfide del mondo contemporaneo.
Chiediamo il contributo di chi, come te, ha a cuore la nostra missione, condivide i nostri valori e cerca approfondimenti seri ma accessibili sul mondo islamico e sui suoi rapporti con l’Occidente.
Il tuo aiuto è prezioso per garantire la continuità, la qualità e l’indipendenza del nostro lavoro. Grazie!