La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è appena rientrata da una visita ufficiale ad AlUla, in Arabia Saudita. Per il Regno, accogliere Capi di Stato e di governo in questa località simbolo del suo nuovo corso, è una scelta strategica

Ultimo aggiornamento: 28/01/2025 12:34:24

In pochi anni AlUla, località situata nello Hijaz, la regione occidentale dell’Arabia Saudita, è diventata un luogo simbolo della diplomazia politica e culturale del Regno. È qui che nel 2021 il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman e l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani hanno firmato l’Accordo che ha posto fine alla crisi tra Riyad e Doha. Ed è ad AlUla che domenica la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato MbS.

Da luogo semi-sconosciuto, AlUla si è trasformata in una località nota a livello globale nonché emblema della visione di MbS, che intende promuovere il Regno come attore centrale negli affari regionali e globali. Ma la città è anche e soprattutto il simbolo del rapido cambiamento culturale del Paese; il fiore all’occhiello della strategia di promozione del turismo nazionale lanciata dalla Vision 2030 – l’ambizioso piano promosso da MbS nel 2016 con l’obbiettivo di diversificare l’economia del Paese.

Crocevia di popoli e culture nell’antichità, AlUla unisce la bellezza naturale del deserto con l’arte contemporanea. L’area fu abitata fin dall’età del ferro, ma due sono in particolare le civiltà di cui si conservano le tracce, i Nabatei e i Dadaniti. I Nabatei, un popolo vissuto a cavallo degli attuali Giordania, Israele, Siria e Arabia Saudita, i quali nel 100 a.C. fondarono nella penisola arabica Hegra, una città scavata nella roccia che ricorda Petra, la capitale nabatea in Giordania. La posizione strategica lungo le rotte carovaniere che collegavano la Penisola Arabica con il Levante, l’Egitto e la Mesopotamia fece di Hegra un importante centro commerciale situato lungo la via delle spezie. Dopo l’annessione del Regno nabateo all’Impero romano nel 106 d.C., la città perse gradualmente la sua importanza economica e fu abbandonata. Dimenticata per secoli, la città fu riscoperta in epoca moderna dagli esploratori occidentali, primo fra tutti lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt, anche se furono l’inglese Charles Doughty (1876) e il francese Charles Huber (1880) a documentare in maniera sistematica il sito. Bisognerà tuttavia aspettare fino al 2008, perché a quest’ultimo venga riconosciuta la dovuta importanza e sia inserito nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Fino a quel momento, infatti, i sauditi hanno guardato con sospetto a Hegra, complici il wahhabismo, la dottrina ufficiale di Stato ultrarigorista che squalifica le civiltà preislamiche, e la credenza per cui la città sarebbe infestata dai jinn, creature del mondo sovrasensibile menzionate anche dal Corano. Questa convinzione è probabilmente legata al versetto del testo sacro dell’Islam che menziona la città e il popolo dei Thamud che la abitavano nell’antichità come esempio di disobbedienza ai messaggeri inviati da Dio.

Oltre a Hegra, AlUla ospita diversi altri siti storici e archeologici di grande importanza, come la città vecchia, parzialmente restaurata prestando attenzione alla sostenibilità ecologica e con il coinvolgimento attivo della comunità locale; e Dadan, antica capitale dei regni di Dadan e Lihyan, di cui si conservano diverse tombe scavate nella roccia e decine di iscrizioni rupestri, a testimonianza dell’interazione tra le civiltà antiche.

Oggi ad AlUla si intrecciano storia antica e progetti d’avanguardia: tra canyon spettacolari, oasi verdeggianti e dune di sabbia rossa, in alcuni periodi dell’anno vengono collocate installazioni di opere contemporanee, facenti parte di un piano per valorizzare il paesaggio naturale e il patrimonio storico della regione. Eventi come “Desert X AlUla”, una mostra d’arte contemporanea nel deserto, e il festival “Winter at Tantora”, che combina musica, cultura e gastronomia, dimostrano il potenziale culturale dell’area e la rilevanza che tutta questa regione riveste nella Vision 2030.

Per sviluppare e promuovere globalmente l’immagine di questo luogo, nel 2017 il governo saudita ha istituito la Commissione reale per AlUla (RCU), presieduta dal principe ereditario in persona e preposta al restauro dei siti archeologici, all’ideazione e sviluppo di mostre d’arte contemporanea e, più in generale, al rilancio del sito. La Commissione è sostenuta nel suo lavoro da AFALULA, Agenzia francese per lo sviluppo di AlUla, nata in seguito all’accordo stipulato nel 2018 tra il governo saudita e quello francese. L’accordo s’inserisce in una lunga lista di intese di cooperazione per lo sviluppo della cultura e del patrimonio nazionale che MbS ha stipulato nel corso degli anni con diversi governi stranieri. Tra queste rientra, per esempio, il protocollo d’intesa firmato a marzo 2023 tra la RCU e il Centre Pompidou per la creazione del Museo di Arte Contemporanea (CAM) ad AlUla, pensato per essere un centro globale per l’arte del XXI secolo e un simbolo architettonico della regione. Anche l’Italia ha partecipato allo sviluppo di AlUla: sono italiani, infatti, gli studi di architettura (Giò Forma e Black Engineering) che nel 2019 hanno ideato e realizzato Maraya, il grande edificio a specchio, composto da 9.000 pannelli che riflettono le dune di sabbia e le montagne rocciose circostanti, adibito a mostre, concerti e conferenze. La struttura, che spesso compare nelle fotografie scattate in occasione degli incontri tra MbS e i capi di Stato e di Governo accolti ad AlUla, e il panorama mozzafiato che la circonda sono un simbolo della nuova diplomazia culturale e del soft power saudita. Rientra nella stessa logica di sviluppo delle relazioni politiche attraverso la cultura l’intesa per la creazione a Riyad del Museo del Design, annunciata da Meloni al ritorno dal suo viaggio nel Regno. Peraltro, questo genere di accordi consente all’Arabia Saudita di migliorare la propria immagine all’estero, esercitare il proprio soft power come mezzo per attrarre turismo e investimenti, e presentarsi come crocevia di civiltà nel mondo contemporaneo.

Accogliere i politici stranieri ad AlUla, quindi, è molto più di una semplice decisione logistica: è una strategia culturale, diplomatica ed economica. Con questa scelta strategica, l’Arabia Saudita mostra al mondo il proprio impegno nella preservazione del patrimonio culturale, promuove la regione come destinazione turistica e centro di dialogo internazionale, e proietta un’identità moderna ma allo stesso tempo radicata in una storia millenaria.

 

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