I possibili candidati alla guida di Hamas secondo la stampa araba
Ultimo aggiornamento: 23/10/2024 10:06:53
In questi giorni i media arabi s’interrogano sulla figura che prenderà le redini di Hamas dopo che il capo del movimento, Yahya Sinwar, è stato ucciso a Rafah. Circolano diversi nomi, ma si parla anche della possibilità che l’identità del futuro capo rimanga segreta per preservare la sua sicurezza o che si vada verso una direzione collegiale, almeno fino alle prossime elezioni interne al movimento, previste per marzo 2025. Il comitato che potrebbe assumere la direzione di Hamas dovrebbe essere composto da cinque membri e sarebbe già stato formato lo scorso agosto dopo la morte di Ismail Haniyeh, per facilitare il processo decisionale alla luce della difficoltà a tenere i contatti con Sinwar. Ne farebbero parte Khalil al-Hayya (capo di Hamas nella Striscia di Gaza), Zaher Jabarin (capo di Hamas in Cisgiordania), Khaled Meshal (capo dell’ufficio politico di Hamas all’estero), Mohammed Darwish (capo del Consiglio della Shura di Hamas), e il segretario dell’ufficio politico, il cui nome resta però segreto per motivi di sicurezza. Tutti i membri del comitato vivono a Doha.
Di seguito i nomi dei candidati alla successione che circolano maggiormente sulla stampa araba.
Muhammad Darwish
Muhammad Darwish, noto anche come Abu Omar Hassan, è il capo del “Consiglio della Shura” di Hamas, l’organo consultivo del movimento islamista. “Uomo ombra” rimasto sempre dietro le quinte, Darwish ha acquisito notorietà in seguito all’assassinio di Ismail Haniyeh, quando ha iniziato a comparire negli incontri ufficiali.
Khalil al-Hayya
Khalil al-Hayya (nome di battaglia Abu Osama), nato nel 1960, è tra i membri fondatori di Hamas. È considerato uno dei “falchi” politici del movimento: capo di Hamas a Gaza, è stato membro del Consiglio legislativo ed è vice-capo dell’ufficio politico del movimento islamista. Negli ultimi mesi ha guidato i negoziati indiretti con Israele per il cessate il fuoco. Sostenitore dell’ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, al-Hayya è apparso in più di un’occasione come portavoce del movimento. Era considerato molto vicino a Ismail Haniyeh, il capo dell’ufficio politico di Hamas ucciso il 31 luglio a Teheran. Dopo la morte di Sinwar ha affermato che gli ostaggi ancora detenuti da Hamas saranno liberati soltanto se si arriverà alla cessazione delle ostilità da parte di Israele.
Zaher Jabarin
Nato nel 1968, Jabarin è uno dei fondatori delle Brigate al-Qassam in Cisgiordania. Ritenuto responsabile di alcune operazioni condotte in Cisgiordania negli anni ’90, in cui persero la vita molti soldati e poliziotti israeliani, fu arrestato nel 1993 e condannato all’ergastolo. Fu rilasciato dopo 18 anni di carcere in seguito all’accordo di scambio di prigionieri concluso tra Hamas e Israele nel 2011. Durante la prigionia ha studiato l’ebraico e conseguito una laurea in Scienze politiche all’Università ebraica. Dopo essere uscito dal carcere si è trasferito in Turchia. Da gennaio 2024 è capo ad interim di Hamas in Cisgiordania, dopo che Saleh al-Arouri è stato ucciso il 2 gennaio scorso.
Mousa Abu Marzouk
Nato nel 1951 in un campo profughi a Rafah, è tra i fondatori di Hamas ed è stato il primo capo dell’ufficio politico del movimento. Laureato in Ingegneria meccanica all’Università di Helwan, in Egitto, ha poi conseguito altre due lauree negli Stati Uniti, all’Università del Colorado e all’Università della Louisiana. Ha lavorato per un periodo negli Emirati e contribuito a fondare l’Università islamica di Gaza nel 1978. Ha svolto un ruolo importante nella ricostruzione del movimento dopo l’ondata di arresti israeliani nel 1989, e contribuito alla creazione delle Brigate al-Qassam. Nell’aprile 2021 è stato eletto vice di Khaled Meshal quale capo politico di Hamas all’estero.
Khaled Meshal
Khaled Mashal, 68 anni, è attualmente il capo politico di Hamas all’estero. Ha guidato il movimento islamista dal 2004 al 2017. È diventato una figura particolarmente celebre dopo essere sopravvissuto nel 1997 a un tentativo di avvelenamento messo in atto dal Mossad ad Amman. Due anni dopo, nel 1999, fu arrestato in Giordania al rientro da un viaggio da Teheran e costretto a rifugiarsi in Qatar, dove ha abitato fino al 2001. In seguito si è trasferito in Siria, dove è rimasto 11 anni prima di tornare a Doha. Tra i fondatori del movimento, Meshal si è unito ai Fratelli musulmani nel 1971. Meshal è ritenuto essere più vicino alla Fratellanza che all’Iran.
Mohammad Nazzal
Nato ad Amman nel 1963, Muhammad Nazzal ha studiato in Kuwait e successivamente all’Università di Karachi in Pakistan, dove si è laureato in Chimica. Ha aderito ad Hamas nel 1989 e nel 1992 è stato nominato rappresentante del movimento in Giordania. Dopo la chiusura degli uffici di Hamas in Giordania nel 1999 si è trasferito in Siria, dove ha fondato Al-Aqsa TV e Al-Quds TV. Con lo scoppio della rivoluzione siriana, Nazzal ha lasciato il Paese, spostandosi tra diverse capitali arabe.
Mohammad Shabana
Noto come “Abu Anas Shabana”, è il capo delle Brigate al-Qassam nel sud di Gaza. Il suo nome è associato allo sviluppo della rete di tunnel sotterranei che collegano la Striscia a Israele. Ha svolto un ruolo importante nell’operazione che nel 2006 ha portato alla cattura del Caporale delle Forze di difesa israeliane Gilad Shalit.
Mohammad Sinwar
Fratello di Yahya Sinwar, è uno dei leader delle Brigate al-Qassam, a cui si è unito nel 1991. Sulla sua testa pende una taglia di 300.000 shekel, pari a quasi 80.000 dollari, offerti da Israele per la sua cattura. È la taglia più alta dopo quella che pendeva sulla testa di Yahya Sinwar. Ex comandante della Brigata Khan Yunis, è stato uno dei rapitori del soldato israeliano Shalit e uno degli architetti del sistema di tunnel sotterranei.
Oltre a questi nomi, alcune testate continuano a menzionare tra i possibili successori di Sinwar alcuni militanti di cui non si ha più notizia o che Israele considera morti.
Mohammad Dayf
Il suo vero nome è Muhammad Diyab Ibrahim al-Misri, ma è diventato noto con il soprannome Dayf (in arabo “l’ospite”) per la sua capacità di nascondersi e sfuggire agli attentati. Nel 2002 è diventato il capo delle Brigate al-Qassam, il braccio militare di Hamas. Rimasto lontano dai riflettori per molto tempo, il suo nome è balzato alle cronache in seguito al discorso con cui ha lanciato l’attacco a Israele il 7 ottobre 2023. Le Forze di Difesa israeliane affermano di averlo ucciso nel raid che ha avuto luogo il 13 luglio a Mawasi, ma Hamas non ha mai confermato la sua morte.
Marwan Issa
Braccio destro di Mohammad Dayf, è il vicecomandante delle Brigate al-Qassam. Nel marzo 2023 è stato dato per morto da Israele, ma Hamas non ne ha mai confermato la morte. Issa è stato arrestato dalle forze di occupazione durante la Prima Intifada e ha trascorso cinque anni in carcere, dal 1987 al 1993.
Rawhi Mushtaha
Tra i più stretti collaboratori di Yahya Sinwar, Mushtaha ha svolto un ruolo importante nella creazione, alla fine degli anni ’80, del Majd, l’apparato di sicurezza incaricato di individuare ed eliminare gli agenti palestinesi che collaboravano con Israele. Dopo diversi anni trascorsi nelle carceri israeliane, è stato rilasciato nel 2011 nell’ambito dell’accordo con Israele per lo scambio di prigionieri. Secondo le fonti israeliane sarebbe stato ucciso in un attacco aereo sulla Striscia di Gaza, ma Hamas non ha confermato la notizia.
Mahmoud al-Zahar
Arrestato da Israele nel 1988, sei mesi dopo la fondazione di Hamas, e deportato a Marj al-Zuhour, nel sud del Libano, nel 1992, è stato poi imprigionato dall’Autorità Palestinese nel 1996. È stato ministro degli Esteri nel governo formato da Hamas dopo la vittoria alle elezioni legislative del 2005. Sparito dalla circolazione dopo l’operazione del 7 ottobre 2023, al momento non si hanno notizie sulle sue condizioni.
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