Un umile diacono copto, ispirato dai missionari occidentali, ha dato nuova vita all’antica Chiesa di San Marco. Attraverso l’educazione.
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:55:24
Mia moglie aveva appena lasciato i nostri figli nella locale chiesa copta ortodossa che frequentiamo al Cairo e si era seduta con la sua amica egiziana nel caffè adiacente, di proprietà della parrocchia. Esauriti i convenevoli di rito, la discussione si spostò sul tema di questo articolo, sul quale stavo compiendo ricerche. “Oh, anche gli americani hanno la scuola domenicale?” chiese la mamma egiziana. “Non lo sapevo”.
Mia moglie ed io viviamo in Egitto da quasi nove anni e ci consideriamo di fede evangelica. Ma desideriamo conoscere anche il Cristianesimo antico e partecipare, nella misura del possibile, al culto all’interno della Chiesa copta ortodossa, che molti protestanti qui chiamano rispettosamente “la Chiesa madre”.
Siamo rimasti colpiti dalla padronanza biblica dei copti. Ci siamo profondamente meravigliati per la loro capacità di perdono dopo il martirio. Ma affidare loro i nostri figli? Ci hanno convinti con la loro cura per le generazioni future: anche per poter insegnare all’asilo servono due anni di formazione. Eppure non è sempre stato così e, in qualche modo, bisognare ringraziare gli americani.
L’influenza straniera
Il moderno movimento della scuola domenicale iniziò nella Gran Bretagna del tardo XVIII secolo e si diffuse rapidamente negli Stati Uniti. Nel 1825 arrivò in Egitto la Società Missionaria della Chiesa del Regno Unito, seguita nel 1854 dai Presbiteriani americani. Entrambi iniziarono immediatamente a distribuire letteratura per bambini, lavorando fianco a fianco con la popolazione locale in generale, e con i musulmani in particolare. Nessuno dei due gruppi ebbe però molto successo ed essi adottarono atteggiamenti diversi nei confronti dei copti.
I missionari inglesi tentarono di cooperare con quella che consideravano una Chiesa episcopale sorella non affiliata a Roma. Nel 1843 il papato copto diede loro il permesso di stabilire un seminario con lo scopo di formare sacerdoti ortodossi nel loro ministero parrocchiale. A quel tempo, infatti, i ministeri clericali erano per lo più ereditati all’interno delle famiglie, senza una vera e propria formazione, eccezion fatta per la parte dei riti e rituali. Il seminario però chiuse cinque anni più tardi tra notevoli sospetti, incapace di contagiare la popolazione.
Gli americani invece aprirono delle scuole. Si trattava ancora una volta di un’idea nuova e tali scuole erano di qualità decisamente migliore rispetto alle poche opzioni locali, specialmente nell’Alto Egitto. I presbiteriani fanno risalire il loro seminario al Cairo – che oggi ha più di 150 anni – a una barca acquistata per navigare su e giù per il Nilo.
Mentre attiravano i copti convertiti, i missionari evangelici fondarono delle congregazioni e le scuole domenicali acquistarono popolarità. Nel 1870 erano frequentate da circa duecento bambini egiziani. Sette anni dopo, da più di quattromila.
Fu un momento molto duro per i copti. Le autorità statali, che già nella generazione precedente avevano concesso l’uguaglianza con i musulmani, permettevano ora l’ingresso nel Paese di versioni concorrenti del Cristianesimo, predicate da stranieri dotati d’imponenti mezzi finanziari e di un’istruzione moderna.
In quel periodo, il Papa copto Kyrillos (Cirillo) IV (1854-1861) accolse le innovazioni occidentali, divenendo noto come il “Padre della Riforma”. Aprì la Grande Scuola Copta e importò una macchina da stampa. Il suo successore, Demetrios II, dedicò invece molta meno attenzione all’educazione, limitandosi a minacciare di scomunica le famiglie che mandavano i loro figli alle scuole missionarie. I papi si alternarono dunque tra riforma e passi indietro, benché tutti cercassero di lasciarsi alle spalle una buia eredità.
Con uno sguardo retrospettivo di ottant’anni, l’amato Papa Shenouda III, noto come “l’insegnante delle generazioni”, descrisse la soluzione a questo stato di cose con un’immagine grandiosa:
“Il nostro insegnante... iniziò la sua vita in un’epoca quasi priva di istruzione e conoscenza religiosa. Ma Dio disse: ‘Sia la luce’, e la luce fu. E la luce fu Habib Girgis”
Uno straordinario educatore
Girgis [pronuncia italiana: Ghirghis] nacque nel 1876 in una famiglia della classe media del Cairo. Anche se suo padre morì quando Girgis aveva solo sei anni, questi ebbe la fortuna di essere educato nella Grande Scuola del Cairo.
Nel 1893 Papa Kyrillos V (1874-1927) riprese le riforme del suo omonimo predecessore e aprì il Collegio clericale [Seminario], la prima istituzione teologica copta dai tempi della scuola d’Alessandria di epoca patristica. Girgis era uno dei quaranta studenti scelti per far parte della prima classe. Sfortunatamente scoprì che quasi nessuno dei suoi istruttori aveva alcuna formazione teologica. Lo stesso preside leggeva semplicemente dei materiali religiosi ad alta voce.
Girgis si lamentò di questa situazione e quattro anni dopo si domandava in una conferenza studentesca:
“C’è tra noi qualcuno in grado di rispondere a coloro che gli chiedono conto della sua religione e del perché sia cristiano? Sono sicuro che molti di noi non hanno una risposta, a parte quella di essere cristiani perché nati da genitori cristiani”
In gran parte Girgis fu perciò autodidatta. Lesse Tacito, Tertulliano, Giustino Martire e Clemente Romano. Ancor prima di laurearsi nel 1898, fu nominato professore di teologia. Vent’anni dopo, nel 1918, fu nominato preside del Collegio clericale, carica che ricoprì per il resto della sua vita. Nel frattempo, diede vita al più grande cambiamento nel campo dell’educazione copta dall’era patristica: il movimento della scuola domenicale.
La scuola domenicale
Girgis rimase celibe per tutta la vita e si dedicò a un ministero che creò quasi interamente da solo. Cristiano ortodosso e arcidiacono della Chiesa, si mescolò con i missionari che gli offrirono i loro materiali e le loro Bibbie arabe. Preferì però scrivere la sua versione del catechismo, in quattro volumi, per adattare i metodi missionari occidentali ad alcuni aspetti peculiari dei copti.
Girgis iniziò gli studi biblici per bambini nel quartiere centrale del Cairo dove viveva, a Faggala, e lentamente estese tale iniziativa ad altri quartieri e città. Nel 1900 si recò per la prima volta in Alto Egitto, per diffondervi le sue idee. Fondò società laiche per promuovere l’educazione e i servizi sociali e nel 1904 finanziò da solo la pubblicazione di al-Karma (‘La vigna’), la prima rivista copta dopo secoli, per far rivivere gli studi patristici.
Nel 1907 Papa Kyrillos V approvò gli sforzi di Girgis, scrivendo una lettera di sostegno alla comunità degli insegnanti dell’emergente scuola domenicale. Un anno dopo, lo stesso Papa convinse le autorità statali ad ammettere la religione cristiana nel sistema scolastico pubblico, cinque anni prima che l’istruzione diventasse obbligatoria per tutti.
La situazione all’interno della Chiesa, tuttavia, era più difficile. L’Egitto copto stava vivendo l’ascesa di un’élite istruita, laica, che minacciava la tradizionale guida dei sacerdoti. Più tardi, un professore del Collegio clericale descrisse tale generazione come piena di subdoli capi che opponevano una fiera resistenza alle riforme di Habib Girgis.
La soluzione che immaginò Girgis fu perciò di radicare il movimento della scuola domenicale in seno alla Chiesa stessa, sotto la sua autorità. Lavorò per stabilire dei centri in ogni villaggio e nel 1918 Papa Kyrillos lo nominò membro del primo Comitato Generale della Scuola Domenicale, formalizzando i legami ecclesiastici del movimento. Il 100° anniversario di questa adozione ufficiale (e del movimento tout court) è stato celebrato dalla Chiesa copta ortodossa lo scorso marzo.
Nel 1938, diecimila studenti frequentavano le scuole domenicali copte, con ulteriori filiali avviate in Sudan ed Etiopia. La scuola domenicale di Girgis, quel collegamento chiave tra chierici e laici, era in piena espansione. Habib Girgis fu eletto membro del Consiglio della comunità laicale tre volte, navigando tra le lotte per la leadership e i vincoli finanziari. Grazie alla sua fidata posizione di confidente di Papa Kyrillos, la scuola domenicale iniziò realmente a penetrare la Chiesa.
Un’eredità duratura
Girgis, naturalmente, organizzò il movimento partendo dalla sua posizione di preside del Collegio clericale. Nonostante i suoi sforzi, però, ancora oggi la Chiesa copta non richiede ai suoi sacerdoti di ricevere una formazione teologica accademica. Molti di loro già possiedono diplomi universitari nei loro campi professionali e imparano rapidamente i riti della Chiesa. Vengono solitamente identificati dai sacerdoti locali, per essersi distinti nel servizio. E per decenni la scuola domenicale – eccetto il ministero per i poveri – fu tutto ciò che esisteva in fatto di servizio.
Negli anni ’40, tre particolari chiese del Cairo emersero come centri del movimento, ognuna con un focus diverso. Col tempo, i loro studenti divennero i vescovi più potenti attorno al Papa.
La prima si concentrò sullo sviluppo di uno spirito critico. Il vescovo Gregorios fu posto a capo del Vescovado – di nuova istituzione – per gli studi superiori, la cultura copta e la ricerca scientifica.
La seconda si dedicò all’azione sociale. Il vescovo Samuel, che rimase ucciso nell’assassinio di Anwar al-Sadat nel 1981, fu posto a capo del nuovo Vescovado per i servizi ecumenici e sociali.
La terza si concentrò infine sulla rinascita spirituale. Il vescovo Shenouda, che in seguito divenne il già citato – e molto amato – Papa Shenouda III, fu posto a capo del nuovo Vescovado per l’istruzione generale. Era discepolo diretto di Girgis.
Questi leader, d’altronde, non furono gli unici a continuare le riforme nate in seno al movimento della scuola domenicale. Il vescovo Musa trasformò una delle primissime società di Girgis – la Lega della Gioventù copta – nel nuovo Vescovado per la gioventù. E Matta el-Meskin guidò una rinascita monastica che ancora oggi continua. Mentre i preti copti infatti sono liberi di sposarsi, i monaci formano la leadership episcopale della Chiesa. Oggi quasi tutti i monasteri richiedono agli aspiranti novizi un diploma universitario.
Nonostante il suo successo, Girgis rimase tormentato fino alla fine poiché le sue idee superavano la capacità della Chiesa di accettarle. Ciononostante, nel 1938 poté costatare il successo del seminario, che fino a quel momento aveva formato due vescovi, più di duecento preti e un numero abbondante di predicatori. L’allora vescovo e poi Papa Shenouda avrebbe in seguito portato il seminario a quadruplicare questi numeri.
Ma fu soprattutto nelle scuole domenicali che Girgis toccò con mano il frutto delle sue fatiche. E di fatiche si trattò, senza dubbio. Habib era un lavoratore instancabile, la sua forza derivava direttamente dalla sua chiara visione della volontà di Dio. Nel 1948 poté contare nelle sue scuole domenicali 43.000 studenti, il quadruplo di dieci anni prima.
“Ho sentito una voce che mi chiamava dal profondo del mio cuore”, ha detto Girgis. “L’anima mia è in fiamme e si muove per elevarsi al dovere... per il quale Dio mi ha creato, perché per Lui sono stato creato”. Girgis morì nel 1951. Dopo la sua morte il movimento della scuola domenicale è stato decentralizzato, tant’è che oggigiorno, ogni diocesi – e talvolta anche ogni singola chiesa – organizza i propri corsi ed educa i propri formatori, chiamati “servitori” in arabo. L’attuale Papa Tawadros, che ha canonizzato Girgis nel 2013, sta lavorando per riunificarle, dando ulteriore priorità all’istruzione.
“La scuola domenicale ha dato un frutto luminoso”, ha detto in commemorazione del centesimo anniversario, “perché è costruita su fondamenta solide”.
Anche la parlamentare Marianne A. Azer ha reso omaggio al suo passato:
“Sono molto in debito con tutti i “servitori” di Faggala, dove iniziò Habib Girgis”, ha detto. “Ho lasciato la scuola domenicale, ma la scuola domenicale non mi ha lasciato”
L’osservazione più significativa sull’impatto di Girgis è stata forse pronunciata dall’autore del libro su cui si basa principalmente questo saggio, il vescovo Suriel di Melbourne. Cresciuto nelle scuole domenicali copte in Australia, il vescovo Suriel ha svolto il suo dottorato di ricerca proprio su Habib Girgis. Attualmente dirige il St. Athanasius College, che nel 2011 è diventato il primo istituto teologico copto ad essere formalmente accreditato, attraverso la storica Australian University of Divinity. Suriel richiede a tutti i suoi sacerdoti di ottenere almeno una laurea.
Come americani che vivono in Medio Oriente, troviamo che la Chiesa copta sia unica. Una Chiesa con una storia di sofferenze, ma vibrante e biblica, contrariamente ad altre nazioni nelle quali le comunità cristiane sono lacerate dalla guerra e in rapido declino. Qual è la ragione di questa risurrezione copta? Girgis ha fatto la differenza.
“Se non fosse apparso lui in scena, ci sarebbe ancora una chiesa copta oggi?” si è chiesto Suriel. “Non lo so, forse no”.
Fonti Primarie
Bishop Suriel, Habib Girgis: Coptic Orthodox Educator and a Light in the Darkness, St. Vladamir’s Seminary Press, 2017.
Cornelis Hulsman, Renewal in the Coptic Orthodox Church; Notes of the PhD Thesis of Revd. Dr. Wolfram Reiss, «Arab West Report», Nov. 22, 2002
*Questo è articolo è stato originariamente pubblicato in inglese sul sito www.christianitytoday.com
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