Una guida ai fatti della settimana nel Mediterraneo allargato e nel mondo musulmano attraverso la stampa araba

Ultimo aggiornamento: 23/04/2025 15:37:05

Nel complesso, la stampa araba ha accolto la notizia della scomparsa di Papa Francesco sottolineando soprattutto il suo ruolo di promotore del dialogo interreligioso e dei valori umani universali. Com’era prevedibile, i media emiratini hanno celebrato l’impegno del Pontefice verso il mondo islamico, ricordando in particolare i suoi viaggi apostolici nei Paesi a maggioranza islamica e la firma ad Abu Dhabi del Documento sulla Fratellanza umana nel 2019, con il Grande imam della moschea-università di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib.

Più defilata, invece, la reazione della stampa qatariota o filo-qatariota, con l’eccezione di al-Jazeera, che ha dedicato due editoriali alla figura del Papa. Al-Quds al-‘Arabi ha dedicato al papa un editoriale commemorativo il giorno stesso della sua scomparsa, mentre al-‘Arabi al-Jadid si è limitato a riportare la cronaca.

Altri media si sono concentrati su aspetti specifici del suo pontificato: al-Nahar e la piattaforma d’informazione Asasmedia, entrambi libanesi, hanno ripercorso le principali riforme promosse da Francesco all’interno della Chiesa, mentre la rivista saudita al-Majallah ha spiegato il funzionamento della struttura gerarchica della Chiesa e del conclave, in vista dell’elezione del suo successore.

“Gli Emirati piangono la scomparsa dell’icona dell’umanità”, titola al-‘Ayn al-Ikhbariyya. La testata emiratina ricorda il Papa con le parole con cui lo descrisse l’emiro, Mohammad bin Zayed: «Un simbolo globale di tolleranza, amore, solidarietà umana e rifiuto delle guerre», capace di attrarre persone di tutte le fedi con la sua diplomazia religiosa a sostegno delle cause umanitarie. Ciò che in questi giorni ha accomunato tutti, nonostante le differenze religiose e culturali, «è la condivisione delle emozioni di fronte a questa grande perdita umana», commenta il giornalista Mohammed Khalfan Al-Sawafi. Francesco «ha fatto rivivere il valore della tolleranza culturale, in un’epoca in cui tutti uccidono tutti in nome della religione», «ha chiesto la fine della guerra israeliana contro il popolo di Gaza, al punto da provocare la destra israeliana», e non ha avuto paura di visitare regioni instabili come l’Iraq, «dimostrando che il suo messaggio era rivolto al popolo e non era un esercizio di propaganda politica o mediatica». Il lascito del Papa è l’insegnamento secondo cui «la forza umana non si costruisce uccidendo il diverso, ma attraverso la tolleranza e la convivenza, e la vera forza risiede nella diversità. L’umanità che si fonda sull’uccisione e sulla distruzione è destinata a continuare a cercare vendetta», conclude l’articolo.

Sul quotidiano emiratino al-Ittihad, Mohammad Sammak (co-segretario generale del Comitato per il dialogo interreligioso libanese) scrive che papa Francesco ha elevato il suo papato a riferimento per tutta l’umanità, incarnando nella pratica il principio per cui «l’uomo non è al servizio della religione, ma la religione è al servizio dell’umanità». I valori umani proclamati dal papa e dal Grande imam dell’Azhar nel 2019 ad Abu Dhabi «hanno innalzato il concetto di religione e il ruolo della religione nelle relazioni umane a livelli inediti nella scala dei valori nobili e degli ideali spirituali più alti». Da Abu Dhabi, prosegue Sammak, Francesco «ha irradiato nel mondo questa cultura della fede aperta». Con la sua morte, «la Chiesa cattolica e l’umanità intera perdono un grande pastore di amore e tolleranza, e un grande promotore e operatore della fratellanza umana. Per lui la religione […] non era semplicemente una preghiera in chiesa, ma è servizio e amore verso l’umanità», conclude l’articolo.

“Papa Francesco…la scomparsa di un amico degli arabi e dei musulmani”, titola il quotidiano panarabo di proprietà saudita al-Sharq al-Awsat, rendendo omaggio al pontefice scomparso e al ruolo fondamentale da lui svolto nel promuovere la riconciliazione e il dialogo tra cristiani e musulmani. Il giornalista egiziano Emile Amin ne celebra il ricordo soffermandosi sul nome scelto da Bergoglio al momento della sua elezione: Francesco, in omaggio al santo di Assisi, «il primo a instaurare il dialogo islamo-cristiano otto secoli fa», quando nel 1219 incontrò il sultano Malik al-Kamil in Egitto. Il giornalista ricorda le parole pronunciate dal papa in occasione del primo incontro con i diplomatici stranieri in Vaticano: «È importante intensificare l’incontro con le altre religioni affinché non prevalgano le differenze che ci danneggiano, ma prevalga il desiderio di costruire vere amicizie tra tutti i popoli, nonostante le differenze, soprattutto perché è impossibile stabilire relazioni vere con l’Altissimo se ignoriamo gli altri». I musulmani, prosegue l’articolo, «amavano Papa Francesco perché vedevano nella sua visione della religione un discorso e un dialogo per una collaborazione vera, non slogan vuoti». Il giornalista riporta infine alcune citazioni dai discorsi di Bergoglio che sono stati particolarmente significativi per i musulmani, tra cui una in particolare: «La religione è una necessità per l’uomo per realizzare il suo fine, è una bussola che lo orienta verso il bene e lo allontana dal male. Aiutando l’essere umano a distinguere il bene, le religioni devono condurlo a praticare il bene, vivere la preghiera e lo sforzo interiore, costruire una civiltà dell’incontro e della pace». Il giornalista conclude l’articolo affidando Francesco alla pietà di Dio.

“Morte di papa Francesco: la Chiesa perde il suo equilibrista in Medio Oriente”, titola invece al-Quds al-‘Arabi. “La Gerusalemme araba” ricorda il ruolo che Francesco ha giocato in Medio Oriente durante il suo pontificato: «La storia lo ricorderà come il Papa che, nel 2015, ha riconosciuto lo Stato di Palestina, con una mossa che ha fatto infuriare Israele. L’anno prima Papa Francesco aveva preparato il terreno con il suo viaggio in Terra Santa, quando si fermò in prossimità del muro di separazione a Betlemme, appoggiandovi la fronte in un gesto simbolico potente, che fu descritto come una “preghiera contro l’occupazione”». L’editoriale ricorda anche l’opposizione di Francesco alla decisione del presidente americano Donald Trump, durante il primo mandato, di trasferire l’ambasciata statunitense a Gerusalemme, e la sua esortazione affinché quest’ultima «fosse una città aperta a tutte e tre le religioni». L’articolo ricorda infine la posizione del Papa sulla «guerra di sterminio in corso nella Striscia di Gaza e i raid israeliani, che ha descritto fin dall’inizio come brutali, suscitando l’irritazione del governo di Benyamin Netanyahu». Francesco viene definito «il papa del dialogo e del riavvicinamento tra i seguaci di religioni diverse», che ha aperto «una pagina luminosa nei rapporti con gli arabi e i musulmani». L’articolo si chiude con una riflessione sull’eredità lasciata da Bergoglio: in un mondo lacerato da guerre e tensioni, c’è bisogno di figure come papa Francesco, «fari di pace, razionalità, lungimiranza e umiltà».

L’emittente satellitare al-Jazeera ha dedicato ampio spazio al ricordo di Bergoglio. Hossam Shaker ha elogiato i pregi di papa Francesco – il papa delle posizioni coraggiose, della vicinanza umana e della compassione per gli emarginati – ma al tempo stesso non gli ha risparmiato le critiche, accusandolo di non aver preso una posizione netta in diverse situazioni. In particolare, punta il dito sul viaggio papale in Myanmar nel 2017, «quando erano in corso le campagne di pulizia etnica nei confronti dei Rohingya» e, osserva Shaker, Francesco ha scelto un linguaggio eccessivamente diplomatico e prudente, evitando di denunciare esplicitamente le violenze e persino di pronunciare la parola “Rohingya”. Secondo il giornalista, questo silenzio riflette le tensioni tra il ruolo etico della Chiesa e la sua natura di Stato, con interessi politici e relazioni strategiche.

Sulla stessa testata il giornalista egiziano Ammar Ali Hassan ha scelto il titolo di un libro di Bergoglio – “Il nome di Dio è misericordia” – per sintetizzare il rapporto che univa quest’ultimo ai musulmani, perché «la misericordia è il valore centrale o lo scopo essenziale dell’Islam, mentre l’amore è il valore centrale del Cristianesimo». Quando Papa Francesco è salito al soglio pontificio, «il dialogo di civiltà tra Oriente e Occidente soffriva di numerose distorsioni: si confondevano i piani tra questioni dottrinali e intellettuali, c’erano polarizzazioni politiche e dispute religiose e confessionali, si cedeva a stereotipi errati sull’“altro”, radicati e tramandati nel tempo nei meandri della storia sociale e culturale. Questo ha portato a uno scontro tra le potenze politiche ed economiche dominanti in diverse civiltà, sotto le spoglie di un “conflitto di civiltà”, sebbene le civiltà, per loro natura, siano frutto di accumulo e contaminazione reciproca». Ma Francesco ha impresso un’accelerazione all’apertura della Chiesa verso l’Islam, spingendosi a cercare la fratellanza con i fedeli di altre religioni, e in particolare con i musulmani.

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