Ultimo aggiornamento: 22/09/2022 17:25:41
Il Libano, i Paesi arabi e il resto del mondo islamico si trovano in uno stato di ebollizione e agitazione che in nome della religione e della confessione miete vittime, scaccia le persone dalle loro case, e nega loro la dignità umana e i fondamenti della cittadinanza, della vita e delle libertà.
Questa situazione anomala, che fa sì che la religione venga sfruttata per vani obbiettivi politici e strategici, devastanti per l’essere umano, per i Paesi e le civiltà, e che causa un’ondata di islamofobia in tutto il mondo, distrugge la nostra convivenza, il patrimonio della nostra civiltà, e il futuro delle nostre giovani generazioni. Essa richiede la messa in campo di iniziative arabe e islamiche per affrontare, liberare, correggere e respingere la violenza commessa in nome della religione. Tali iniziative vanno intraprese in Libano ma anche negli altri Paesi arabi, da parte religiosa come da parte civile, culturale e pubblica.
L’associazione islamica benefica Maqâsid che, nell’ambito della sua missione educativa, islamica e nazionale, è impegnata nella diffusione della cultura islamica moderata, mediana, illuminata e tollerante, desiderando continuare a costruire l’edificio della convivenza nazionale, libera, civica e progressiva, e ad affrontare i pericoli che minacciano la nazione, il cittadino, la umma, la religione e l’etica, si è sentita in dovere di affrontare il fenomeno dell’estremismo e della violenza pubblicando La dichiarazione di Beirut sulle libertà religiose. Tale dichiarazione si prefigge di consolidare l’eredità che le è stata affidata e che ha contribuito a fondare, salvaguardando le esperienze illuminate di Beirut e del Libano, onde garantire la dignità del cittadino e dell’essere umano e liberare la religione da chi cerca di appropriarsene con falsi pretesti.
1. La libertà di fede, di culto e d’insegnamento
La fede religiosa è una scelta assolutamente libera, una decisione libera dell’uomo. Da qui derivano le libertà di culto, d’insegnamento ed educazione. Si tratta di un diritto dell’uomo e del cittadino garantito da testi coranici dirimenti: «Non vi sia costrizione nella fede: la retta via ben si distingue dall’errore» (2,256) e «Ammonisci, ché un ammonitore tu sei, non sei stato nominato loro sovrano!» (88,21-22). Per oltre tredici secoli nelle nostre terre moschee, chiese e sinagoghe sono state edificate le une accanto alle altre, come espressione dell’unica vita sociale. Noi vogliamo che questa eredità di libertà, solidarietà e convivenza continui a fiorire e prosperare nella nostra terra, nelle nostre città e tra i nostri giovani, come richiedono la religione, le tradizioni della nazione e della umma, i diritti, gli accordi e i patti di cittadinanza. La violazione dei diritti delle comunità cristiane nell’esercizio delle loro libertà religiose, e nella cura delle loro chiese, dei loro monasteri e dei loro istituti educativi e sociali è una violazione dei diritti dell’uomo e dei diritti di cittadinanza. Ma soprattutto essa viola l’insegnamento dell’Islam, nel nome del quale sono compiute tali violazioni.
Perciò noi alziamo la nostra voce da una prospettiva islamica, umana e nazionale contro queste pratiche distruttive, e invitiamo la nostra gente e i nostri amati cristiani orientali a non arrendersi al terrorismo che vuole costringerli a emigrare, a rimanere saldi e radicati nelle loro patrie, in qualità di cittadini che godono della stessa dignità e degli stessi diritti e doveri degli altri cittadini, per salvaguardare i valori della convivenza egualitaria e solidale nelle nostre società plurali.
La nostra cultura di fede ci esorta a rifiutare la costrizione, a rispettare la libertà di coscienza e ad accettare le differenze tra gli uomini come espressione della volontà divina. Solo l’Altissimo ha il potere di giudicare ciò che c’è nel cuore degli uomini e ciò su cui essi divergono.
2. Il diritto al rispetto e alla libertà
Anche questo è un diritto che trova conferma in testi religiosi dirimenti: «E Noi già molto onorammo i figli d’Adamo e li portammo per la terra e sul mare e demmo loro provvidenza buona, e su molti degli esseri da noi creati preferenza grande» (17,70). L’uomo ha dignità in quanto essere umano. Il fondamento di questa dignità sono la sua ragione e la sua libertà di opinione, di pensiero e di espressione, e la responsabilità delle sue scelte di fronte a Dio solo. È un diritto dell’uomo godere della protezione di questa libertà da parte delle autorità e di tutti. Nessuno ha il diritto di giudicare le persone per la loro fede, perseguitarle e discriminarle per ragioni religiose o etniche. Dice l’Altissimo: «Non dite a chi vi porge il saluto di “Pace!”, “Tu non sei credente!” per desiderio dei beni effimeri del mondo» (4,94). Voi tutti siete progenie di Adamo, e Adamo è fatto di terra, come disse l’Inviato di Dio (le preghiere e la pace di Dio siano su di lui) nel sermone durante il pellegrinaggio dell’Addio. Il Profeta disse anche che gli uomini sono uguali tra loro come i denti del pettine, senza preferenza né discriminazione, imposizione o costrizione.
Il nobile Corano ha stabilito le uniche due ragioni che rendono lecita la guerra difensiva: la persecuzione nella fede e l’espulsione dalle proprie case: «Dio non vi proibisce di agir con bontà ed equità verso coloro che non vi combattono per religione e non vi hanno scacciato dalle vostre dimore, poiché Dio ama gli equanimi» (60,8). Secondo il Corano nessuno ha il diritto di dichiarare guerra alle persone o a un gruppo di persone a causa della loro scelta religiosa, o di scacciarli dalle loro dimore con la colonizzazione, l’occupazione o la soppressione. È nostro dovere combattere insieme per difendere le libertà religiose e nazionali, per il rispetto della dignità umana e per proteggere la convivenza nella rettitudine e nella giustizia.
3. Il diritto alla differenza e alla pluralità
Dice l’Altissimo: «O uomini, in verità Noi v’abbiam creato da un maschio e da una femmina e abbiam fatto di voi popoli vari e tribù a che vi conosceste a vicenda, ma il più nobile fra di voi è colui che più teme Iddio. In verità Dio è sapiente e conosce» (49,13). La differenza e la pluralità sono da un lato parte della natura umana e sociale, dall’altro sono scelte personali, comunitarie o sociali. La reciproca conoscenza e il riconoscimento sono un ordine dell’Altissimo e costituiscono la risposta adeguata alla condizione dell’uomo e alla sua vita nelle società e con il mondo. Le società musulmane non sono mai state società del pensiero unico e degli stili di vita monocolori. E non sono mai state monolitiche neppure nella religione.
4. Il diritto di partecipazione politica e sociale
La partecipazione trova fondamento nell’uguaglianza, nella libertà, nella libera scelta e nella responsabilità individuale. Come ha ricordato al-Azhar nel suo documento, l’Islam non prescrive un sistema di governo specifico e non conosce lo Stato religioso clericale. Il sistema politico è un sistema di governo civile istituito dagli stessi cittadini, musulmani e non-musulmani, che si attengono ai diritti e ai doveri di cittadinanza, e lo fanno evolvere secondo la loro libera volontà e in risposta ai loro comuni interessi. Pertanto, considerare questo o quel sistema politico sacro, infallibile, o vedervi un pilastro della religione significa fraintendere e distorcere la religione e imporla alle persone, siano esse musulmane o non-musulmane, senza averne il diritto. Tutti i cittadini sono parte dell’accordo e del patto dello Stato civile nazionale che hanno creato insieme, e sono soggetti alla sua Costituzione e alle sue leggi che riconoscono loro uguali diritti e doveri.
5. L’impegno per gli accordi arabi e internazionali
La nostra umma ha dato origine a una civiltà brillante e plurale che ha contribuito al progresso del mondo. I nostri popoli hanno contribuito alla civiltà contemporanea, hanno creato ordinamenti, Stati nazionali e istituzioni senza che la religione e la tradizione vi si opponessero. Sottrarsi ora a queste istituzioni con il pretesto di ripristinare la legittimità perduta equivale a tradire le costanti della religione e le battaglie condotte dai nostri popoli per la dignità, la libertà e la partecipazione al progresso del mondo, della sua civiltà e della sua sicurezza. Noi ci impegniamo a rispettare la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e gli altri accordi e dichiarazioni annessi. Esiste anche una Dichiarazione araba dei diritti dell’uomo e diverse altre dichiarazioni islamiche sulle stesso tema, la più recente delle quali è la Dichiarazione di al-Azhar sulle quattro libertà fondamentali. Noi siamo parte del mondo e aspiriamo a una maggiore partecipazione. Non vogliamo temere il mondo né vogliamo intimorirlo, non vogliamo tenerlo lontano da noi né vogliamo allontanarci da esso. I musulmani sono un quinto della popolazione mondiale e un terzo di essi vive in Paesi e società non islamici.
6. L’impegno per il Libano come patria e Stato unito e democratico
Sulla base di questi valori di libertà, libera scelta, reciproco accordo e convivenza, la formula libanese ha sviluppato un sistema consensuale in cui le libertà fondamentali sono rispettate e la persona può fiorire. Benché questa formula abbia molti difetti, essa resta aperta al miglioramento e al progresso. La libertà religiosa e politica in Libano sono il fondamento della convivenza, che riflette la volontà e la decisione dei libanesi. In Libano gli intellettuali musulmani, molti dei quali hanno studiato al Maqâsid, hanno contribuito alla cultura della libertà e al pensiero islamico e umanista illuminato. Essi, insieme agli altri libanesi, hanno partecipato al patto nazionale, agli accordi di Ta’if e hanno redatto il Documento delle dieci costanti emesso dalla Dar al-fatwa nel 1983. Quest’ultimo è un documento che afferma i principi di cittadinanza, governo civile e convivenza, il rispetto delle libertà fondamentali, l’indipendenza e la sovranità del Libano, patria ultima per tutti i suoi figli. Noi auspichiamo che la patria e lo Stato libanesi rimangano forti nella loro unità e democratici nel loro regime, che proteggano le libertà e i diritti di tutti i loro cittadini e che si facciano promotori della cultura della libertà e del rispetto della pluralità in tutto il mondo arabo. Quest’ultimo oggi soffre per il fanatismo e l’estremismo, per le uccisioni commesse in nome della religione, per la costrizione all’esodo, e per la violazione delle norme di convivenza e della dignità umana.
7) Il ruolo e l’impegno del Maqâsid
L’associazione islamica benefica Maqâsid di Beirut rimane fedele alle sue tradizioni, i cui principi furono fissati dai padri fondatori 137 anni fa. Tali principi trovano espressione nella libertà di insegnamento e nello studio e nell’educazione religiosa illuminata. Le nostre generazioni hanno ricevuto l’educazione religiosa da prominenti ‘ulamâ’ del Libano e del mondo arabo. L’associazione si adopererà, più di quanto abbia fatto finora, per ripristinare questa tradizione, rinnovare i programmi collaborando con la Dar al-fatwa e beneficiare delle esperienze nazionali moderne nell’ambito dell’educazione nazionale e civile. Il Maqâsid è stato una scuola per l’Islam tollerante e il nazionalismo inclusivo e, se Dio lo vorrà, resterà tale grazie agli sforzi delle sue generazioni per il progresso e l’impegno nazionale, arabo, islamico e umano.
Beirut è la madre del diritto, la dimora della libertà e della creatività. E come Beirut ha partecipato grandemente alla creazione dello Stato moderno, al progresso e alle libertà, così ora desidera restare con i suoi cristiani e con i suoi musulmani (tra i quali figura anche il Maqâsid), in questo tempo difficile per gli arabi e per i libanesi, un faro d’irraggiamento islamico, progresso arabo e pace tra gli uomini.
Beirut, 20 giugno 2015
Per citare questo articolo
Riferimento al formato cartaceo:
Dichiarazione di Beirut sulle libertà religiose, «Oasis», anno XI, n. 22, novembre 2015, pp. 74-77.
Riferimento al formato digitale:
Dichiarazione di Beirut sulle libertà religiose, «Oasis» [online], pubblicato il 5 novembre 2015, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/dichiarazione-di-beirut-sulle-liberta-religiose-2015
Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
© RIPRODUZIONE RISERVATA