Una guida ai fatti della settimana nel Mediterraneo allargato e nel mondo musulmano attraverso la stampa internazionale
Ultimo aggiornamento: 06/12/2024 16:28:58
Dopo la fulminea presa di Aleppo, la coalizione islamista guidata da Tahrir al-Sham – qui un nostro contributo su nascita ed evoluzione del movimento – ha proseguito la sua avanzata a sud conquistando Hama, città strategica per le vie di comunicazione, ma anche dall’alto valore simbolico: è qui che nel 1982 Hafez al-Assad, padre del presidente in carica Bashar, soffocò nel sangue la rivolta antiregime della Fratellanza Musulmana (ma il leader di HTS Muhammad al-Jawlani promette: «non ci saranno vendette per quello che è successo quarant’anni fa»). Questa volta le truppe di Assad hanno ingaggiato battaglia e impostato addirittura una controffensiva, ma non è bastato. La perdita da Hama mette ancora più pressione al regime esponendolo al rischio di scissioni e defezioni interne. Nel frattempo HTS è già alle porte di Homs e alza la posta in gioco: ora l’obiettivo è abbattere il regime, come ha dichiarato al-Jawlani in un’intervista alla CNN. Le opposizioni nel sud stanno insorgendo (sarebbe iniziata l’occupazione di Sweyda e Daraa, centri abitati che negli ultimi anni si erano ribellati a Damasco), mentre a est i curdi si riarmano contro l’ISIS, che a sua volta si sta espandendo nel deserto. Rimangono però molti dubbi su come gli islamisti amministreranno i nuovi territori e quali saranno le relazioni con le minoranze, in particolare quella cristiana e quella alawita. A livello regionale i principali alleati o sostenitori del governo siriano (Russia, Iran, Hezbollah ed Emirati) stanno tentando di avviare un percorso diplomatico con la Turchia con l’obiettivo di arrestare l’escalation di violenze. Più defilato il ruolo di Stati Uniti, Arabia Saudita e Qatar.