Che cosa pensa la comunità islamica italiana del conflitto israelo-palestinese? Ne abbiamo parlato con alcune voci rappresentative
Ultimo aggiornamento: 15/03/2024 10:39:34
La guerra tra Hamas e Israele scoppiata il 7 ottobre scorso ha toccato profondamente le comunità islamiche italiane, generando un ampio movimento di sostegno alla causa palestinese.
Piuttosto che attingere ai comunicati stampa o alle pagine social delle diverse associazioni, con il rischio di possibili fraintendimenti delle rispettive posizioni, abbiamo scelto d’intervistare i rappresentanti delle principali associazioni, oltre ad alcune personalità che stanno prendendo parte in modo particolarmente attivo al dibattito sul tema. Le conversazioni si sono svolte nel mese di gennaio 2024.
Nelle interviste si notano alcuni temi ricorrenti: in primo luogo l’accusa rivolta all’Occidente di servirsi di due pesi e due misure quando si parla di diritti umani. La quasi totalità degli intervistati concorda sul principio che la forma migliore di resistenza sarebbe quella non violenta e che i civili dovrebbero essere esclusi dagli attacchi. Tuttavia, questo principio viene letto in congiunzione con quello di legittima difesa e di resistenza. Resta tuttavia da approfondire il limite di questo diritto, tanto che in alcuni casi l’evidente sproporzione di forza tra israeliani e palestinesi sembra giustificare ogni forma di guerriglia asimmetrica. Da più voci viene stigmatizzata la subalternità dei politici italiani attuali, a cui è contrapposto l’esempio della Prima Repubblica in cui l’Italia fu capace di ritagliarsi un proprio ruolo nel Mediterraneo. È infine ribadito il particolare status della Terra Santa e di Gerusalemme nell’Islam, che spiegherebbe la maggiore mobilitazione dei musulmani per la causa palestinese rispetto ad altre vicende contemporanee.
È importante sottolineare che finalità delle interviste non è fornire un giudizio complessivo sulla questione arabo-israeliana, per il quale è assolutamente necessario ascoltare anche le voci di rappresentanti dell’ebraismo italiano e dello Stato e della società civile israeliana, ma aiutare a comprendere come essa venga vissuta dai musulmani italiani, in linea con le finalità della Fondazione Oasis.
La lista degli intervistati include Brahim Baya, segretario generale di Partecipazione e Spiritualità Musulmana (PSM), Izzedin Elzir, imam di Firenze, Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), Yahya Pallavicini, vice-presidente e imam della Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Davide Piccardo, direttore de La Luce.
Ha preferito invece non rilasciare dichiarazioni Massimo Abdallah Cozzolino, segretario generale della Confederazione Islamica Italiana (CII), mentre Nader Akkad, imam della moschea di Roma, ci ha rinviati a commenti espressi in precedenza.
Brahim Baya, “La questione palestinese: archetipo dell’ingiustizia del nostro mondo”
Izzedin Elzir, “A Gaza è in atto un genocidio. Chi vuole bene a Israele deve avere il coraggio di dirgli di smettere”
Yassine Lafram, “L’unica causa su cui tutti gli arabi e i musulmani sono d’accordo”
Yahya Pallavicini, “Hamas è un movimento contrario alla coerenza dottrinale islamica”
Davide Piccardo, “L’occupato ha il diritto di difendersi con le armi e di cercare di liberarsi dall’occupante”