Intervento del Rettore Franco Anelli alla conferenza internazionale “Cambiare rotta. I migranti e l’Europa”

Ultimo aggiornamento: 24/05/2024 17:35:06

La Fondazione Internazionale Oasis si unisce al cordoglio per la scomparsa del Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli. Nel corso dei suoi due mandati, il Rettore Anelli ha sempre accolto con favore le iniziative di collaborazione tra l’Università che presiedeva e Oasis, tanto che lo scorso settembre aveva aperto in prima persona i lavori della Conferenza “Cambiare rotta. I migranti e l’Europa”, svoltasi nella sede di Largo Gemelli a Milano. Alla sua famiglia, all’Ateneo e ai suoi colleghi le nostre più sentite condoglianze.

 

L’intervento del Rettore Franco Anelli:

Grazie alla Professoressa Sorlini, Vicepresidente della Fondazione Cariplo, alla Sottosegretaria Wanda Ferro e al Cardinale Scola, che sono collegati e che animeranno la fase introduttiva di questo convegno. Io mi limito ai saluti e a poche considerazioni per non sottrarre tempo al dibattito. Anzitutto è un piacere ospitare le iniziative di Oasis, tanto più alla luce del livello e della qualità dei relatori.

Ci si potrebbe chiedere: ancora un dibattito sul tema dei migranti? Non è infatti, almeno nell’ambito della discussione pubblica, una questione trascurata. È dunque necessario? Ovviamente la risposta è affermativa, per una serie di ragioni. La prima è che questo problema si rinnova continuamente. Alcuni anni fa i fenomeni migratori presentavano caratteristiche diverse da oggi. Quotidianamente si accende un nuovo focolaio di spinta migratoria, si aprono nuove rotte, a volte via terra, a volte via mare, emerge una nuova tipologia di problema relativo all’accoglienza o all’integrazione. Soprattutto è un tema irrisolto nei suoi principi fondamentali, nelle grandi questioni che solleva: come affrontare il fenomeno, come recepire i flussi, come governarli. Su questo è inevitabile che il dibattito continui inesausto, dal momento che il problema non è ancora stato assimilato dall’opinione pubblica: non abbiamo un atteggiamento socialmente condiviso, chiaro e uniforme. Se pensiamo alle migrazioni dei decenni passati, queste in fondo erano assiologicamente definite. Le popolazioni migranti erano piuttosto omogenee da un punto di vista culturale. Gli europei, ad esempio, si spostavano in altri Paesi europei o in quella specie di “nuova Europa” che erano gli Stati Uniti. Si spostavano per cercare lavoro, a volte richiesti come manodopera, ma non per questo sempre accolti nelle migliori condizioni: i Gastarbeiter italiani non hanno vissuto vite felicissime nei Paesi nei quali si sono insediati. Oggi, invece, abbiamo una percezione molto diversa, problematica e, ripeto, irrisolta del fenomeno, nell’uno e nell’altro estremo: dei motivi che spingono le persone a partire, delle modalità con cui le si ricevono e le si trattano.

 

Vi sono altre due ragioni che giustificano questo dibattito. La prima, l’ho già accennata, è la straordinaria autorevolezza dei relatori che interverranno nella giornata di oggi. Davvero ringrazio Oasis per aver consentito e favorito una discussione a un livello istituzionale e scientifico così elevato. L’altra ragione, e con questo concludo, è la cifra particolare dell’approccio di Oasis, che non si esaurisce o, per meglio dire, non ha come connotato quello di porre la gestione del fenomeno migratorio come problema di sicurezza dei confini, di polizia, di ordine sociale o economico. Oasis mette in primo piano una questione di carattere culturale, ossia legata alla relazione tra culture, tradizioni e religioni diverse che entrano in contatto tra loro. Questo, come è noto, è uno dei temi più significativi: l’incontro tra due culture e tra due civiltà può essere sia un elemento problematico sia un elemento di straordinario arricchimento, ma di certo pone questioni e modalità di approccio che sono diversi da quelle che emergono di fronte a un semplice flusso a volte provvisorio di lavoratori transfrontalieri che si spostano da un Paese europeo all’altro o negli Stati Uniti per cercare lavoro e fortuna. È un fenomeno ormai innescato e senza ritorno, in maniera analoga ai cambiamenti climatici, e quindi che dovremmo imparare a gestire. Non è necessariamente catastrofico: ci impone di cambiare molti dei nostri preconcetti, di comprendere e di assorbire una situazione per molti aspetti radicalmente nuova. Coloro che parteciperanno alla discussione di oggi potranno darci delle indicazioni veramente profonde e importanti.

 

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
 
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