Una guida ai fatti della settimana nel Mediterraneo allargato e nel mondo musulmano attraverso la stampa internazionale

Ultimo aggiornamento: 26/07/2024 17:31:25

Nell’ultima settimana si è verificata una nuova escalation nello scontro tra Israele e i membri del cosiddetto Asse della Resistenza. Venerdì scorso, per la prima volta, gli Houthi sono riusciti ad attaccare Tel Aviv con un drone, provocando la morte di un civile israeliano e il ferimento di altri otto. In risposta l’aviazione israeliana ha attaccato il porto yemenita di Hodeida, anche questa una prima volta, causando la morte di sei persone e ingenti danni alle infrastrutture civili locali. Nonostante Hodeida sia usato come punto di accesso degli aiuti umanitari, secondo Netanyahu non si tratta certo di un «porto innocente». È infatti «usato per scopi militari, un punto d’entrata per armi letali fornite dall’Iran agli Houthi», ha postato il primo ministro israeliano su X. Ma qual è il significato dell’attacco e quali conseguenze politiche ha per Israele e per il contesto regionale?

Come ha affermato Netanyahu uno degli scopi del raid israeliano è far comprendere ai nemici dello Stato ebraico che «non c’è luogo che il lungo braccio dello Stato di Israele non possa raggiungere». Nonostante la durezza dell’attacco – dopo tre giorni non era ancora stato possibile spegnere le fiamme – è improbabile che attacchi di questo tipo possano fermare le azioni del gruppo sciita yemenita. Hisham Al-Omeisy, analista politico yemenita interpellato dal New York Times, ha spiecontinua a leggere

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