Engelbert Zefaj

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:48:54

Il 1 maggio, nella chiesa dedicata alla Madonna a Letnice (dove Madre Teresa di Calcutta si sentì chiamata al servizio dei poveri), trentadue abitanti del villaggio di Karavasari, pur mantenendo i propri nomi musulmani, si sono convertiti al cattolicesimo ed hanno espresso il desiderio di avere una chiesa nel proprio villaggio. Pochi giorni dopo la voglia di abbracciare il cristianesimo ha toccato anche una decina di abitanti del villaggio di Llapushnik, municipalità di Drenas. Questi, in particolare, non hanno voluto parlare per se stessi di "conversione", perché non ritengono di aver cambiato religione in quanto da sempre si considerano cattolici anche se "addormentati" per decenni, cioè hanno preferito non rendere nota la loro vera fede. Molti infatti hanno sempre riservatamente pregato e recitato il rosario, così come i loro padri e antenati dello stesso villaggio. Ma solo ora per loro è arrivato il momento giusto per uscire dal riserbo e per professare e praticare apertamente la propria appartenenza religiosa. "E' giunto il momento di rendere pubblici i nostri sentimenti religiosi - ha affermato Ismet Sopi, uno dei neobattezzati - e desideriamo esprimere e dimostrare a tutti chi siamo e siamo stati. I nostri nonni recitavano a memoria e tramandavano oralmente le preghiere tratte dalla Bibbia, nel loro vecchio dialetto nordalbanese, e così sono giunte fino a noi". "Ho avuto tre momenti felici nella mia vita - ha raccontato sempre Sopi, per dodici anni detenuto politico -: il primo quando sono stato liberato, il secondo quando il Kosovo ha proclamato l'indipendenza e il terzo quando abbiamo dichiarato pubblicamente le nostre convinzioni religiose e siamo stati registrati sul libro della chiesa. Ma non si deve esagerare sul nostro caso". La notizia della conversione di alcuni, infatti, ha aperto una riflessione, a volte sconcerto, nei villaggi: una parte della popolazione musulmana, pur sapendo che alcune famiglie in passato erano cattoliche, fatica ad accettare questo loro ritorno al cristianesimo. Non ci sono particolari problemi, ma alcuni, ha spiegato Sopi, hanno paura di dichiarare apertamente la propria religione per via della mentalità diffusa e delle possibili conseguenze, per esempio, sulla questione dei matrimoni misti (i musulmani potrebbero infatti impedire alle figlie di sposare i figli di cristiani). Queste recenti conversioni segnano comunque un passaggio importante per il Kosovo: fino a ieri molti seppellivano i propri cari alla presenza dell'imam, nonostante prima di morire questi avessero chiesto l'estrema unzione. Inoltre pare che a questi primi casi seguiranno altre decine, qualcuno pensa centinaia di conversioni, anche se c'è ancora in molti la paura per le reazioni da parte islamica. Sopi spera che sia presto costruita una chiesa, anche perché c'è bisogno secondo lui di un luogo dove i giovani che lo desiderano possano conoscere il vero contenuto della fede cristiana. Intanto oggi, finalmente, molti dei bambini delle famiglie convertite portano il crocifisso apertamente. Lo tolgono solo quando vanno a scuola.