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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:48:44

Autore: Aa. Vv. Titolo: All’origine della diversità. Le sfide del multiculturalismo Editore: Guerini e associati / Fondazione per la Sussidiarietà, Milano 2008 Il multiculturalismo, si sa, è uno dei temi più giganteschi e complessi della nostra epoca. Determina politiche nazionali (Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna – peraltro piuttosto esaurite), sistemi sociali, culture di massa. Per molto tempo la parola multiculturalismo ha designato un principio ideale, il valore del riconoscimento egualitario di una diversità collettivamente espressa e vissuta e le scelte politiche, legislative, istituzionali che ne conseguono. Connotato ideologicamente, come la nuova frontiera positiva del pensiero mondiale e delle scelte politiche, il multiculturalismo si è assunto gravi responsabilità all’interno della più grande ondata relativista: non esistendo criteri veritativi, nulla è sottoponibile a un giudizio, guai a parlare di scale di valori. Negli ultimi tempi si è fatto strada anche un significato meramente denotativo: si prende semplicemente atto dell’esistenza di tante culture e identità differenti e multiculturalismo indica più che altro uno stato di fatto, e certo anche una questione da risolvere. Nel volume-miniera All’origine della diversità. Le sfide del multiculturalismo il termine è usato variamente nei due significati principali e in ambedue i casi non perde di interesse e suggestioni critiche. Curato da Javier Prades (teologo, docente alla San Damaso di Madrid) per la collana di testi della Fondazione per la Sussidiarietà, il libro raccoglie svariati saggi, articolati in tre sezioni: Ordinare la convivenza, che affronta le questioni relative al diritto e alle norme; Comprendere la diversità, dove vengono radunati i contributi di carattere filosofico e di teoria culturale; Riconoscere Dio come fondamento comune, nel quale si mette in luce il portato della fede e in particolare della fede cristiana in ordine ai temi della condizione e delle relazioni umane. Volume-miniera poiché ciascuno dei numerosi contributi propone un’elaborazione originale e uno stimolo ad approfondire ulteriormente la riflessione, a volte nell’ambito dello stesso volume, cosa che lo rende strumento di rara efficacia. È facile scoprire che temi sottostanti o implicati negli interventi di carattere giuridico trovano svolgimento pieno nella sezione successiva o che analisi di casi particolari (ad esempio la brillante riflessione proposta da John Milbank sul tema dell’applicabilità della sharî‘a in Gran Bretagna, come la “valutazione teologica” della diversità americana di Stanley Hauerwas) suggeriscono rimandi a saggi delle altre parti del volume. Così la miscellanea (nella quale compaiono diversi autori noti ai lettori di «Oasis», in primis lo stesso curatore), acquista una sua organicità. Il lettore sfoglierà una sorta di atlante dei temi posti dalla globalizzazione multiculturale, e disporrà di una mappa per orientarsi nella grande questione posta dalla contemporaneità: cosa succede quando identità differenti si incontrano (e scontrano)? E che accade degli uomini che incarnano tali identità? (e di questo passo: cosa è identità? una piattaforma delimitata o una casa senza porte?). Nell’organizzare il volume Prades parte proprio da questo “fatto” incontrovertibile, e che riguarda in particolare l’Europa, per indicare l’orizzonte dell’opera: «L’interpretazione – giuridica, filosofica e teologica – di questo fatto è più che mai necessaria per favorire una convivenza pacifica». Lavoro interpretativo cucito da un filo rosso che lega e insieme sostiene gli interventi, lasciando trasparire quella che Prades descrive come «comune percezione dell’intangibile dignità dell’uomo, della società come luogo di possibile incontro tra gli uomini e di Dio come fattore decisivo per l’umanizzazione dei rapporti personali e sociali». In questo senso il volume ha anche un valore storico: per la prima volta studiosi di diverse discipline si cimentano insieme nell’interpretazione del multiculturalismo a partire da quella “percezione”. Si tratta dunque di uno sforzo culturale che ha del nuovo e del promettente, perché collettivo e perché giocato non sul piano neutrale e asettico dell’accademia ma su quello appassionato e coinvolgente della testimonianza. Che è del resto il tema del contributo dello stesso Prades e della prefazione del cardinale Scola.

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