Il quinto episodio del podcast “Il Mediterraneo come destino. I grandi protagonisti del dialogo” è dedicato a una grande testimone del Novecento
Ultimo aggiornamento: 13/06/2023 11:33:23
4 luglio 1957, Casbah di Algeri: Yacef Saadi, uno dei capi del Fronte di Liberazione Nazionale, il movimento che lotta per l’emancipazione dell’Algeria dal regime coloniale, incontra in segreto una donna francese che si trova nel Paese nordafricano per partecipare a un’indagine internazionale sulle carceri e sui campi di detenzione. Nel corso di quasi cinque ore di conversazione, Saadi le promette che da quel momento la sua organizzazione risparmierà la popolazione civile, colpita in precedenza da numerosi attentati. Quando lei ribatte di non poter garantire nulla in cambio, visto che non dispone di alcun mandato ufficiale, il leader dell’FLN le risponde: «Non importa, è a voi che voglio fare questa promessa ed è a voi che la faccio». La donna si chiama Germaine Tillion e negli anni si è conquistata la fiducia della popolazione algerina.
Basterebbe quest’istantanea per cogliere l’eccezionalità della sua figura. Eppure Germaine Tillion è stata molto più di questo. Nata il 30 maggio del 1907 e morta il 19 aprile del 2008, è senza dubbio una grande testimone del Novecento, il “secolo di Germaine Tillion”, come recita il titolo della raccolta di saggi con cui il filosofo franco-bulgaro Tzvetan Todorov l’ha omaggiata in occasione del suo centesimo compleanno. Il quinto episodio del podcast “Il Mediterraneo come destino. I grandi protagonisti del dialogo”, realizzata per Oasis da WIP Italia grazie al sostegno della Fondazione Cariplo, è dedicato a lei.
Formatasi in etnologia alla scuola di Marcel Mauss, negli anni ’30 Tillion svolge la sua prima missione di ricerca in Algeria. Quando torna in Francia il suo Paese ha appena capitolato davanti alla Germania nazista. S’impegna allora nella resistenza animandone il primo nucleo, che sarà poi noto come rete del musée de l’homme. Viene deportata, ma sopravvive al campo di concentramento. Dopo la guerra si dedica allo studio dei crimini dei sistemi totalitari, sia quello hitleriano che quello stalinista. La sollevazione algerina del 1954 la riporta in Nord Africa. Negli anni ’60 torna agli studi etnologici, indagando in particolare la condizione della donna e le “repubbliche dei cugini”, come lei chiama le società del bacino del Mediterraneo fondate sull’endogamia. Anche da studiosa, è sempre mossa da una pressante volontà di agire per cambiare le cose, guidata da una forte compassione – sono parole sue – per la «carne sofferente dell’umanità»: nel 1978 partecipa attivamente al gruppo per la difesa delle minoranze e le viene affidata la presidenza dell’associazione contro la schiavitù moderna; nel ’79 denuncia la realtà delle mutilazioni genitali femminili; negli anni ’80 si pronuncia a favore dei diritti dei palestinesi e poi per la pace in Medio Oriente. Negli anni successivi torna con diverse pubblicazioni sia sull’esperienza della resistenza e della deportazione che sul mestiere di etnologa.
In Francia Germaine Tillion è, letteralmente, un monumento. È infatti uno degli 81 francesi illustri, tra cui sei donne, accolti al Panthéon di Parigi, il tempio laico della République. In Italia è invece relativamente poco nota. Ma la sua vita e la sua opera hanno un valore universale, e speriamo che questo podcast contribuisca a farle conoscere.
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