Nell'occhio del ciclone /1. Egitto. La lunga storia dell'organizzazione fondata da Hasan al-Banna nel 1928. Di volta in volta lusingati e respinti dal potere politico ufficiale, protetti o perseguitati, gli aderenti al più importante movimento fondamentalista non hanno mai smesso di estendere la loro influenza, alternando clamorosi atti di violenza alla diffusione pacifica delle loro convinzioni.
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:51:51
Preferiamo parlare di "violenza in Egitto" invece che di "terrorismo" per una serie di ragioni. In primo luogo non vi è accordo sul significato di "terrorismo", sulla sua definizione e natura. Alcuni ritengono che la resistenza all'occupante coloniale sia un dovere sacro, mentre altri sono dell'avviso che sia una violenza ingiustificabile. Un'altra divergenza riguarda il tentativo di imporre un'idea o un'opinione: chi avanza un'opinione o chi la fa propria considera la propagazione della sua idea una missione ed un incarico divini. E a giustificazione di questo potrebbe addurre il celebre detto «chi tace sulla verità è un diavolo muto». Ma sia che si impieghi violenza intellettuale o fisica, questa sarà comunque rifiutata dagli altri, che la considereranno terrorismo intellettuale o pratico. Vi sono poi tipi di violenza che si velano dietro la religione e la strumentalizzano, giocando sui sentimenti religiosi dei semplici. Nel caso dell'Egitto, i ricercatori osservano come la violenza si manifesti e cresca al moltiplicarsi di situazioni ben determinate come l'assenza di un progetto nazionale attorno al quale raccogliere i cittadini. Inoltre l'ignoranza, la povertà e l'ingiustizia sociale sono elementi ausiliari. Infatti, se sulla scena compare una personalità carismatica che gode del favore popolare e lo sa mettere a profitto, questi è in grado di trascinare dietro a sé centinaia e migliaia di persone ridotte in stato di incoscienza. Le radici delle organizzazioni islamiste, accusate di praticare la violenza, risalgono agli inizi del secolo scorso e precisamente al 1928 quando Hasan Ahmad 'Abd ar-Rahman Muhammad as-Sa'ati, meglio noto come Hasan al-Banna, fondò l'Associazione dei Fratelli Musulmani. Dopo appena cinque anni Hasan al-Banna già si cimentava nell'agone politico, mentre continuava a fondare sezioni dell'associazione, il cui numero raggiunse le 300 nel 1938. Naturalmente Hasan al-Banna non avrebbe riscosso un tale successo se non avesse goduto dell'appoggio del primo Ministro dell'epoca, 'Ali Maher. Nello stesso anno, cioè nel 1938, Hasan al-Banna diede vita all'apparato segreto. Il Governo egiziano compì un passo importante e gravido di conseguenze nel 1942, quando chiuse tutte le cellule dei Fratelli. Tuttavia Hasan al-Banna non si diede per vinto e si candidò, con altri cinque compagni, alle elezioni della Camera dei Deputati del 1944. Ahmad Maher, che era primo Ministro, riuscì ad escludere al-Banna ed i suoi amici sulla base della loro precedente alleanza con il partito Wafd. Non solo, ma alzando i toni della lotta, Ahmad Maher dichiarò guerra ai Fratelli il 24 febbraio 1945. La risposta dei Fratelli a questa escalation fu violenta e si espresse nell'assassinio di primo Ministro in quell'anno da parte di Muhammad al-'Asyawi. Al crescere della violenza fu emessa la "legge dei Fratelli", circa nella stessa data, cioè tra il 24 febbraio e l'8 settembre 1945. I Fratelli si organizzarono in maniera eccellente e s'infiltrarono sempre di più in politica, organizzando manifestazioni con la protezione delle forze di sicurezza. La loro penetrazione crebbe al punto che nel 1946 essi riuscirono a far cadere il Governo an-Naqrashi. Si accesero scontri in molti luoghi, mentre i Fratelli riuscivano a procurarsi armi apertamente con la scusa del jihad in Palestina. I Fratelli si diedero un'organizzazione militare e si addestrarono all'uso delle armi sotto gli occhi delle forze di sicurezza. Nello stesso anno furono uccisi alcuni ebrei ed alcuni negozi di proprietà ebraica furono fatti saltare in aria. I sospetti caddero sui Fratelli e alcuni di loro, arrestati, furono processati: il pubblico ministero Ahmad al-Khazandar emise sentenze severe. Per ricompensa al-Khanzandar fu assassinato. Il 1948 fu denso di avvenimenti. I Fratelli erano ormai uno stato nello stato e cominciarono ad applicare il loro codice, emesso nel 1948. An-Naqrashi, avvertendo il pericolo, emise l'8 dicembre un decreto governativo che scioglieva l'Associazione dei Fratelli. La risposta non si fece attendere. 'Abd al-Magid Hasan assassinò an-Naqrashi il 28 dicembre 1948. La tensione continuò a lievitare mentre il Governo uccideva Hasan al-Banna nell'anno seguente. Il 1950 portò con sé qualche segno di distensione nei rapporti, che condusse a negoziati tra il governo del Wafd, sotto la presidenza di Fu'ad Siraj ad-Din, ed il capo dei Fratelli Hasan Isma'il al-Hudaybi; essi si conclusero con il ritorno dei Fratelli alla vita pubblica, anche se in modo informale, dal momento che il Governo non ritirò il decreto di scioglimento dell'Associazione emesso l'8 dicembre 1948. Ma nuove nuvole si addensavano intorno all'associazione a motivo di una scissione interna circa la questione dell'uso della forza. Non dimentichiamo che l'inizio degli anni Cinquanta aveva portato con sé le prime avvisaglie del movimento degli Ufficiali Liberi i cui principi ed obiettivi coincidevano con le inclinazioni dei Fratelli i quali perciò collaborarono attivamente, soprattutto all'incendio del Cairo del 26 gennaio 1952. Hasan al-Hudaybi benedisse i valori della rivoluzione. Tuttavia non appena la guida della rivoluzione promulgò la legge della riforma agraria che concedeva al massimo 200 feddan di proprietà, cominciarono le tensioni. I Fratelli ritenevano che si sarebbe dovuta limitare la proprietà a 500 feddan. Ciò li spinse a chiedere a Gamal 'Abd El-Nasser di sottoporre loro ogni decisione prima di renderla operativa. Ancora una volta sintomi di divergenze si manifestarono quando i Fratelli si opposero alla legge che scioglieva i partiti. La rivoluzione voleva che l'associazione fosse unicamente religiosa, ma essa non si piegò all'imposizione e conservò la sua impronta politica. Il dissenso serpeggiava all'interno dell'Associazione: Hasan al-Hudaybi e as-Sanadi si disputavano la guida dell'organizzazione: nel quadro di questa lotta s'inserisce l'eliminazione di Fayez, numero due di al-Hudaybi. L'anno più denso di avvenimenti e rivolgimenti fu il 1954. 'Abd El-Nasser il 14 gennaio arrestò ben 450 Fratelli. Nasser, in uno sforzo di mettere in difficoltà al-Hudaybi, si accinse a visitare la tomba di Hasan al-Banna il 12 febbraio. L'associazione rispose con le manifestazioni del 27 e 28 febbraio, in cui furono lanciati slogan contro Nasser e per la democrazia. Sembra che queste manifestazioni rappresentassero l'occasione propizia per rinserrare le fila dell'Associazione e ricostituire le forze dell'organizzazione segreta. I Fratelli uscirono allo scoperto, opponendosi all'accordo per il ritiro britannico dal paese, sottoscritto da Nasser. Il 2 ottobre ebbe luogo un capovolgimento all'interno dell'associazione. Mentre Nasser stava pronunciando uno dei suoi discorsi nella piazza al-Manshiyya ad Alessandria, fu oggetto di un tentato assassinio, il 26 ottobre. Tutti i sospetti si rivolsero verso i Fratelli cui Nasser inflisse un colpo durissimo, arrestando, in una sola notte, 3 mila persone. Nel 1957 due libri del pensatore Sayyed Qutb, Ma'alim fi t-tariq (Pietre miliari) e al-Hakamiyya lillah (La sovranità spetta a Dio, un principio antichissimo dell'Islam) suscitarono grande interesse, offrendo una spinta potente all'associazione. In essi Sayyed Qutb lanciava un appello perché la somma autorità spettasse a Dio ed a coloro che Dio ha delegato come suoi rappresentanti, fedeli ai Suoi insegnamenti. L'influsso dei principi e delle idee di Sayyed Qutb si manifestò rapidamente, trovando espressione visibile in Shukri Mustafa, fondatore del gruppo at-takfir wa l-hijra (anatema e migrazione). Questo gruppo dichiarò miscredente l'intera società, sostenendo che le autorità si erano allontanate dai retti insegnamenti dell'Islam. Per questo il gruppo chiamava ad abbandonare (è questo il senso arabo della parola hijra, egira, migrazione N.d.T.) la società miscredente e ritornare ai corretti principi della fede. La sconfitta dell'esercito egiziano di fronte ad Israele il 5 giugno 1967 contribuì a diffondere le idee di Sayyed Qutb: la sconfitta si disse era stata causata dall'allontanamento dello stato dagli insegnamenti dell'Islam. Cominciò così una serie di aggressioni la cui prima vittima fu il dottor al-Dhahabi, Ministro degli awqaf (le fondazioni religiose musulmane, N.d.T.) il 4 luglio 1977. Le varie formazioni prolungarono le azioni violente; al-takfir wa l-hijra attaccò ad esempio la facoltà tecnica dell'accademia militare il 18 aprile 1974. Questi gruppi s'infiltrarono nelle forze armate, nella polizia ed in tutti gli strati della società. Ciò contribuì nella messa a punto del piano d'assassinio di Anwar al-Sadat, Presidente della Repubblica, il giorno del suo trionfo, durante la parata per i festeggiamenti della vittoria del 6 ottobre su Israele, del passaggio da parte delle forze armate egiziane del canale di Suez, con la distruzione della linea Barleev e l'avanzata nel deserto del Sinai. L'attentato fu perpetrato il 6 ottobre 1981 ed in esso persero la vita anche altre persone, tra cui un vescovo copto-ortodosso, Anba Samuel. I gruppi islamisti s'impadronirono inoltre della prefettura di Assiut, come prima mossa per estendere la loro autorità su tutto il governatorato. L'assalto, condotto a mano armata, portò alla morte di molti soldati ed ufficiali. Gli omicidi o i tentati omicidi si susseguirono senza interruzione. Il peggior periodo di violenza in Egitto furono i due decenni '80 e '90 del secolo appena trascorso, in cui i gruppi islamisti e l'autorità si confrontarono violentemente. Come esempio presentiamo una statistica incompleta del periodo 1991-1997. Conseguenze della violenza tra islamisti ed autorità in Egitto per gli anni 1991-1997. 1. Il turismo. 25 attentati, 93 stranieri morti, 68 feriti (47 stranieri 21 egiziani). Il caso che ebbe più risonanza fu il numero 552 del 1992 (Sicurezza Suprema dello Stato), registrato come numero 6/93 della corte suprema militare. Tutti questi casi riguardarono attacchi ai bus ed ai negozi turistici ed ai battelli da diporto sul Nilo. Il caso 881/93 (comando di Qasr en-Nil) consistette nell'esplosione di una molotov nel Caffè Wadi en-Nil a piazza Tahrir. Il più famoso di questi attentati fu in assoluto l'uccisone di 18 turisti il 18 marzo 1996 davanti all'Albergo Europa a Ghiza e l'attentato del Dayr al-Bahri a Luxor, il 17 novembre 1996, in cui persero la vita 58 stranieri. 2. Copti. 31 attentati, 42 civili uccisi, 52 feriti. I casi che ebbero più risonanza furono il numero 9465/91 (commissariato di Embaba), legato agli scontri interreligiosi, e il caso 323/92 (Sicurezza Suprema dello Stato), vale a dire l'incidente di Abu Qurqas nel 1997, legato agli scontri di Assiut. 3. Polizia. 83 attentati, 382 morti (tra poliziotti ed elementi della Jama'a Islamiyya e civili), 400 feriti (tra poliziotti ed elementi della Jama'a Islamiyya e civili) 4. Infrastrutture. Attentato all'aeroporto di Assiut (4 morti e 9 feriti), attentati a banche, con un totale di 11 casi. 5. Circoli video. 13 attentati, nessun morto, 5 feriti. 6. Cinema. 9 attentati, 4 morti (dei gruppi islamisti), 8 feriti (gruppi islamisti e civili). 7. Omicidi. 3 morti: il Presidente Sadat, il Presidente dell'Assemblea del Popolo, Ref'at al-Mahbub, ed il pensatore Farag Foda. Tra i molti episodi ricordiamo: tentato omicidio del Ministro dell'interno Hasan Basha (1987), tentato omicidio del primo Ministro Atef Sidqi (1993), tentato omicidio del Ministro dell'informazione Safwat al-Sharif, tentato omicidio del Premio Nobel per la letteratura Naghib Mahfuz, tentato omicidio del Presidente Hosni Mubarak ad Addis Abeba (1995). Lo Stato, sentendosi in pericolo, iniziò a seguire una nuova politica per combattere la violenza, basata sul congelamento delle fonti di finanziamento dall'estero, la cattura dei membri che risiedevano fuori dal paese e la trasmissione di programmi che dimostravano la falsità delle pretese dei leader terroristi. Le motivazioni per la scelta come obiettivi degli strati di popolazione che abbiamo ricordato sono le seguenti: a. il turismo perché è un'importante fonte di reddito e la sua crisi mina l'ordine. Inoltre i mezzi di comunicazione mondiali trovano negli attentati un pretesto per criticare il regime vigente; b. i copti perché sono una minoranza religiosa ed alcuni copti immigrati sfruttano i mezzi di informazione esteri per parlare della debolezza del regime; c. i cinema ed i video club perché diffondono messaggi che, secondo l'opinione della Jama'a, attentano ai buoni costumi; d. le personalità pubbliche, pensatori liberali ed innovatori, perché la Jama'a vuole continuare a dominare la massa con le sue idee; e. gli esponenti dello Stato per la conquista del potere, se possibile. Si può riscontrare una crescita delle operazioni armate da parte dei gruppi islamisti contro il turismo negli anni 1992-1993, poi la loro quasi scomparsa nel periodo giugno 1993-marzo 1996, infine il loro ritorno in attività negli anni 1996-1997 e lo stop definitivo, soprattutto dopo il lancio dell'iniziativa per il blocco della violenza da parte delle associazioni islamiche "radicali". Il 1997 si segnalò infatti per l'emissione da parte dello Shaykh Muhammad al-Maqarri di una fatwa con cui si bloccava la violenza. Così furono sospese le operazioni, ma l'anno successivo venne fondato il Fronte islamico per la lotta contro Ebrei e Crociati, con l'adesione del medico egiziano al-Zawahiri ad Osama Bin Laden. Ancora una volta ripresero le operazioni violente, in primo luogo con i due attentati del Cairo nel 2004-2005 e quelli di Taba e Sharm el-Sheikh (2005), forse un messaggio al presidente della repubblica che ama incontrare a Sharm el-Sheikh i suoi ospiti.