Autore: Martha C. Nussbaum
Titolo: Not For Profit. Why Democracy Needs the Humanities
Editore: Princeton University Press, Princeton, 2010
Ultimo aggiornamento: 30/07/2024 12:30:29
Con questo testo la filosofa americana si inserisce in un rilevante dibattito in corso negli Stati Uniti riguardante la riforma del sistema educativo e al tempo stesso sviluppa una trattazione di carattere generale circa la rilevanza degli studi umanistici nella formazione dei cittadini dei paesi democratici. Il libro denuncia criticamente un legame fra la crescente marginalizzazione delle discipline umanistiche e il diffondersi di un modello di sviluppo che individua nei saperi tecnici e scientifici le sole condizioni necessarie alla crescita economica. L’autrice sostiene la necessità di perseguire piuttosto il rapporto virtuoso fra un modello organico di sviluppo, attento anche alle capacità e ai diritti degli individui, e un sistema educativo che esalti l’importanza degli studi umanistici. I paesi democratici dovrebbero infatti riconoscere che per garantire insieme crescita economica e sviluppo umano è necessario che i propri cittadini dispongano innanzi tutto di un insieme di attitudini e capacità favorevoli alla fioritura della democrazia stessa, attitudini che vanno dal pensiero critico al riconoscimento e al rispetto dell’altro, dalla capacità di provare interesse ed empatia a quella di trascendere gli orizzonti particolaristici. A partire da queste premesse viene dunque delineata una proposta di modello educativo. La trattazione si sofferma così sull’importanza della formazione e dell’indirizzo delle emozioni morali e sul contributo dato in tal senso da grandi educatori come Socrate, Rousseau, Dewey e Tagore. Un ruolo importante viene anche riconosciuto alle arti, in quanto forme di creatività che propiziano una collaborazione fra eguali secondo finalità non egoistiche. In conclusione, una breve disamina dei sistemi educativi americano, europeo e indiano individua in essi segni di crisi, ma evidenzia anche la presenza di importanti risorse. La Nussbaum argomenta la propria posizione facendo ampio ed evidente ricorso ai concetti e alle analisi che nel corso degli anni hanno definito la sua identità accademica e pubblica. In questo senso il testo non costituisce un avanzamento sostanziale della sua riflessione, quanto piuttosto un suo logico svolgimento. È la stessa autrice, d’altra parte, a dichiarare di aver inteso elaborare un manifesto di opinione piuttosto che uno studio rigoroso e in quest’affermazione si racchiudono in qualche modo i maggiori pregi e difetti del lavoro. Da un lato, infatti, sia le analisi dei trend educativi globali sia l’asserita efficacia delle proposte avanzate non vengono giustificate attraverso un’esposizione sistematica, quanto piuttosto tramite un approccio rapsodico, che attinge ad un insieme di osservazioni e annotazioni certamente stimolanti, ma assai poco esaustive. Inoltre, la coerente impostazione di carattere liberale dell’autrice porta l’argomentazione a muoversi fra le polarità di individuo e sfera pubblica, concedendo un posto solo secondario al ruolo che appartenenze comunitarie e identità religiose possono avere non solo come elemento problematico di pluralismo, ma anche come risorsa educativa e di sviluppo. Rilevati questi limiti, peraltro in larga parte giustificati dall’esplicita scelta di un registro divulgativo, il testo resta comunque di grande interesse sia per l’importanza della questione posta, sia per la direzione intrapresa. La Nussbaum argomenta efficacemente a favore della promozione di un insieme di presupposti morali e antropologici fondamentali, senza i quali la democrazia non può sussistere e a favore dei quali deve dunque attivamente spendersi, riconoscendovi le proprie radici pre-politiche. Si tratta di un prezioso contributo alla consapevolezza che il compito della politica non può essere inteso in termini puramente tecnici o procedurali, ma sta in un rapporto vitale con la dimensione etica e spirituale dell’esistenza umana.
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