In Egitto la Banca Centrale si è mantenuta fedele a un ruolo pragmatico nella necessità di contrastare il crollo di fiducia generato dall’incertezza politica. Ma la mancata ripresa economica, la disoccupazione altissima, il crollo delle riserve in valute estere e la crescita anemica del PIL restano allarmanti.
Ultimo aggiornamento: 19/12/2024 09:38:14
Gli sviluppi politici in corso hanno avuto conseguenze economiche evidenti: rallentamento della crescita economica e deterioramento sia della bilancia con l’estero che del deficit pubblico, segnati entrambi da ampi disavanzi. Ciononostante, nel periodo successivo alla Rivoluzione, l’Egitto è riuscito a mantenere la propria stabilità macroeconomica, anche se non si può ancora parlare di una ripresa economica complessiva.
Prima di trattare del primo trimestre del 2011 vorrei fare un passo indietro e tornare al quarto trimestre del 2010, perché è importante conoscere le condizioni del Paese nel momento in cui è scoppiata la rivoluzione. L’Egitto è entrato nella rivoluzione con scorte rassicuranti, frutto delle riforme del settore bancario e della politica monetaria che, attuate a partire dal 2004, nel corso degli ultimi due anni avevano consentito alla banca centrale e al governo la gestione degli aspetti macroeconomici. Tali scorte consistevano in un’eccedenza strutturale di liquidità nel settore bancario prodotta dai consistenti afflussi di capitali dal 2006 in avanti e in livelli stabilmente alti di riserve internazionali nette, fino al picco di 36 miliardi di dollari.
Gli eventi politici accaduti alla fine del gennaio 2011 e nella prima settimana del febbraio 2011 hanno creato un elevato grado di incertezza e si sa che l’incertezza politica è il più grande nemico di una Banca Centrale. Inoltre il cambiamento delle condizioni di sicurezza e le loro possibili ripercussioni non erano del tutto prevedibili in quel momento. In queste circostanze l’obiettivo primario della Banca Centrale è stato salvaguardare la fiducia dei cittadini nel settore bancario e impiegare la liquidità necessaria sia sul mercato nazionale che su quello estero.
Sportelli chiusi per insicurezza
Nei giorni immediatamente successivi al 28 gennaio 2011 le banche sono state chiuse per una settimana a causa della mancanza di sicurezza. In questo contesto, come azione preventiva e per affrontare una domanda straordinaria di valuta nazionale al di fuori del sistema bancario, nel febbraio 2011 la Banca Centrale Egiziana ha emesso 23 miliardi di sterline egiziane e, con l’assistenza delle forze armate, ha trasportato in aereo fondi ai vari governatorati per assicurare la disponibilità di denaro contante ai bancomat. Inoltre, in previsione di cospicui prelievi dopo la riapertura delle banche, la Banca Centrale ha imposto restrizioni sui prelievi giornalieri individuali in valuta nazionale, limitandoli a 50.000 sterline egiziane al giorno. Si è trattato di un provvedimento teso a ridurre la corsa agli sportelli e successivamente revocato nell’aprile 2011. Inoltre, per evitare il trasferimento illegale dei fondi ottenuti, la Banca Centrale ha imposto restrizioni sui trasferimenti dei privati in valuta estera, stabilendo un limite di 100.000 dollari ma prevedendo alcune eccezioni: le transazioni legate al commercio, i fondi degli investitori in portafogli esteri e i fondi delle società straniere che operano in Egitto. Queste azioni hanno permesso ai privati egiziani e agli investitori, anche esteri, di mettere alla prova il mercato finanziario in maniera ordinata, creando di conseguenza la fiducia necessaria per proteggere il Paese dall’eventualità di una corsa agli sportelli, come era accaduto nelle esperienze passate di altri Paesi in circostanze analoghe.
Nel frattempo, la bilancia dei pagamenti è nettamente peggiorata a causa della notevole uscita di fondi dal mercato domestico dei titoli di stato. La fuga di capitali ha raggiunto i 5 miliardi di dollari nel solo primo trimestre del 2011. Ciò ha portato le banche a utilizzare le proprie riserve per acquistare valuta straniera sul mercato inter-bancario in dollari statunitensi e ha provocato un calo delle riserve in valuta estera della Banca Centrale. In questo contesto la liquidità in eccesso sul mercato è diminuita ed è aumentata la volatilità nel mercato inter-bancario. Per ridurre questa volatilità e indirizzare il tasso interbancario su valori coerenti con gli obiettivi di politica monetaria e di stabilità dei prezzi, nella prima riunione del suo Comitato di Politica Monetaria tenutasi dopo la rivoluzione, il 10 marzo 2011, la Banca Centrale Egiziana ha annunciato il lancio di accordi di riacquisto con cadenza settimanale. Inoltre, poiché la liquidità del mercato continuava a diminuire a causa del peggioramento della bilancia dei pagamenti e data l’incertezza derivante dalle prospettive sia della bilancia dei pagamenti che di bilancio, nel marzo e nel maggio del 2012 la Banca Centrale ha deciso di ridurre l’indice di riserva obbligatoria di 4 punti percentuali portandolo al 10%. L’obiettivo era fornire al settore bancario un flusso costante di liquidità e facilitare le condizioni del mercato del credito.
Calo della fiducia e degli investimenti
Con l’inizio della rivoluzione si è aperto un periodo di crisi che richiede una gestione ben diversa dei tempi normali. Ogni giorno la Banca Centrale è chiamata a tener conto di nuovi dati e a mantenere un atteggiamento pragmatico, cercando di soppesare vantaggi e svantaggi e usando capacità di giudizio per prendere decisioni che riescano a contrastare le pressioni al ribasso sulla liquidità del mercato e di conseguenza sulla crescita economica senza mettere in pericolo l’obiettivo prioritario di mantenere la stabilità dei prezzi. Crediamo che le misure intraprese durante tutto il periodo siano state tempestive e abbiano garantito il funzionamento regolare dei mercati.
Per quanto riguarda gli attuali indicatori macroeconomici, dopo la ripresa dalla forte contrazione del primo trimestre che ha fatto seguito alla rivoluzione del 25 gennaio, la crescita reale del PIL è rimasta anemica, raggiungendo solo il 2% nell’anno fiscale 2011/12. Inoltre, la crescita strutturale del PIL è stata finora molto irregolare, ciò che potrebbe prolungare il periodo necessario affinché l’attività economica ritrovi il suo slancio Questo ha spinto verso l’alto il tasso di disoccupazione, che a livello urbano ha raggiunto il 16% rispetto al 9% precedente alla rivoluzione. L’erosione della fiducia ha innescato una netta inversione dei flussi di capitale e un brusco calo del turismo, ciò che insieme alla paralisi degli investimenti ha aggravato il deficit della bilancia dei pagamenti. Di conseguenza, alla fine di gennaio 2013, le riserve internazionali sono scese a 13,6 miliardi di dollari americani nonostante un certo sostegno bilaterale e l’emissione di titoli di stato in valuta estera. Tutto ciò si è riflesso in una più ampia fluttuazione dei tassi di cambio e nella svalutazione di circa il 15% della sterlina egiziana rispetto a gennaio 2011. Nel frattempo le minori entrate fiscali, l’aumento del costo dei sussidi e le pressioni per finanziare i disoccupati e concedere salari e benefit più elevati agli impiegati del settore pubblico hanno minato la posizione fiscale del Paese e spinto il deficit egiziano all’11,8% del PIL nel 2011/12. Il ricorso al mercato interno per finanziare il deficit ha contribuito a un forte aumento dei rendimenti dei buoni del tesoro nazionali, che hanno raggiunto quasi il 16%. Per quanto riguarda l’inflazione, la bassissima crescita economica ha prodotto, a partire dalla seconda metà del 2011, dinamiche molto blande, con un abbassamento costante dei tassi annuali fino a raggiungere il minimo degli ultimi 6 anni e mezzo nel quarto trimestre del 2012. Tuttavia, le prospettive relative all’inflazione presentano molti rischi: anche se il rallentamento economico ha limitato i rischi di rialzo dei tassi attesi di inflazione, il riemergere delle difficoltà di approvvigionamento di beni e le distorsioni nei canali di distribuzione, oltre alle recenti fluttuazioni dei tassi di cambio, aumentano il rischio di un peggioramento delle prospettive inflazionistiche.
L’urgenza di politiche macroeconomiche
È giunto il momento di passare dalla pura gestione della crisi a una più complessiva gestione macroeconomica. Il governo dovrebbe essere pronto a fare i passi necessari per garantire la stabilità macroeconomica e attuare riforme che aumentino la competitività dell’Egitto, garantendo una condivisione più uniforme dei benefici della crescita attraverso opportunità economiche ed occupazionali per tutti. Servono politiche macroeconomiche correttive per evitare un ulteriore calo di fiducia e ritardi nella ripresa economica, che aumenterebbero la pressione sulla sterlina e sulle riserve internazionali. È importante sottolineare che il livello delle riserve internazionali e il tasso di cambio non possono essere analizzati al di fuori del quadro macroeconomico generale. È necessario ridurre il deficit di bilancio, muovere verso un debito sostenibile a ristabilire la fiducia necessaria a riconquistare la credibilità verso l’estero. L’obiettivo economico principale dovrebbe essere un percorso di crescita elevata, sostenibile ed equa nel medio-periodo.