Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:07:37
Dalla stampa italiana
Il raid sul convoglio umanitario in Siria, proprio mentre a New York si celebravano i riti della diplomazia internazionale, dimostra secondo Stefano Stefanini (
La Stampa) la differenza di questo tempo rispetto al periodo della Guerra Fredda: allora le crisi non si risolvevano perchè i "grandi" non lo volevano, oggi non si risolvono perchè i "grandi" non sono in grado di farlo.
La tregua in Siria non regge, scrive Roberto Bongiorni sul
Sole 24 Ore, per via dei troppi interessi divergenti.
L'azienda per cui lavorano i due italiani rapiti in Libia, riporta Fiorenza Sarzanini sul
Corriere della Sera, non aveva comunicato al Ministero degli Esteri la loro presenza nel Paese. Secondo quanto scrive Sarzanini il governo italiano non nasconde una certa irritazione per il comportamento dell'azienda. Nel frattempo sarebbe stata individuata la zona in cui sono tenuti prigionieri, scrive
La Stampa: fonti del governo di Torbuk affermano che i due italiani si trovano nella zona di Ghat. Ora è corsa contro il tempo per evitare che vengano venduti a qualche gruppo terroristico.
Dalla stampa francofona
Alexis Marant ha realizzato un film documentario dal titolo "Lo studio del terrore" [Le studio de la terreur]. Marant ha incontrato diversi ex membri dello Stato Islamico, racconta
L'Obs, impegnati in modo particolare nella propaganda. Con il loro aiuto mostra nel film i metodi estremamente curati per fare presa sulla gente. "Più è violento, più sarà guardato".
Nel suo discorso alle Nazioni Unite, François Hollande ha puntato in modo particolare sulla Siria. In quello che secondo
Le Figaro sarebbe l'ultima presenza di Hollande all'Onu, che non è dato come favorito alle prossime elezioni, l'attuale presidente francese ha anche intimato alla Russia di fare il possibile per ottenere la pace in Siria.
Nel 2014 si è concluso l'assedio alla città siriana di Homs. Ma in due anni le violenze non sono finite e la città non è stata ricostruita.
L'Obs mostra le immagini scattate pochi giorni fa delle rovine di quella che, prima della guerra, era un'importante città per la Siria.
Il quartiere periferico di Sultangazi a Istanbul è abitato prevalentemente da gruppi di oppositori al governo. In particolare, racconta
Orient XXI, da molti appartenenti a tutti quei partiti considerati dallo Stato "terroristi". Yann Renoult spiega come si vive oggi nel quartiere e il tentativo del governo, tramite la polizia, di schiacciare questa opposizione.
Dalla stampa anglofona
Jason Pack,
Al-Monitor, si chiede se la Libia possa trovare la sua unità attraverso il petrolio. Dopo che il Libyan National Army ha preso alcuni giacimenti petroliferi, il generale Khalifa Hifter potrebbe portare il Paese all'unità nazionale.
Bernard-Henri Lévy, filosofo, autore e registra francese, da sempre sostenitore della tesi interventista in Libia, sostiene ancora oggi sul
Guardian che, nonostante il fallimento del Paese, l'intervento del 2011 è stata la scelta più giusta.
Il
Washington Post analizza le relazioni tra Turchia e alleati occidentali, legame che si è fortemente assottigliato dopo il tentato colpo di stato dello scorso luglio.
Sempre sul
Washington Post, Taylor Luck parla dei Fratelli Musulmani in Giordania, tornati sulla scena politica con le elezioni appena tenutesi. Il movimento si sarebbe reinventato coinvolgendo anche le donne e i cristiani.