Il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona ha fatto scaturire un lavoro comune tra cristiani e musulmani che, culminato nella costituzione di un Forum cattolico-islamico, da anni promuove la riflessione su temi fondamentali come amore, persona, fede e ragione.
Ultimo aggiornamento: 24/07/2024 17:04:41
Prima di trattare del secondo Seminario del Forum cattolico-islamico, non è forse inutile illustrare brevemente come è nata questa nuova piattaforma di incontro tra cristiani e musulmani. Il 13 ottobre 2006, un mese dopo la Lectio magistralis di Papa Benedetto XVI a Ratisbona percepita da una parte dei musulmani come offensiva nei loro confronti, 38 leader religiosi e intellettuali musulmani gli indirizzarono una lettera aperta. Il 1° ottobre 2007, 138 personalità musulmane scrissero una lettera al Papa e agli altri capi di Chiese e Comunità ecclesiali[1]. Tali iniziative di dialogo, come il famoso “Messaggio di Amman”[2], sono opera del Royal Aal al-Bayt Institute for Islamic Thought[3], erede della Royal Academy for Islamic Civilization Research – Aal al-Bayt Institute, voluto da re Hussein di Giordania. L’Istituto resta sotto il patronato della famiglia reale, che ne ha affidato la gestione al principe Ghazi bin Muhammad, cugino di re Abdullah II di Giordania. Si noti che il principe Ghazi è titolare di un dottorato all’Azhar sull’amore nel Corano, preparato sotto la supervisione dell’attuale Grande Imam dell’Azhar, lo shaykh Ahmad al-Tayyib. Alla lettera dell’ottobre 2007 il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone rispose assicurando la disponibilità della Santa Sede al dialogo. Una visita a Roma da parte di alcuni rappresentanti dei firmatari permise l’istituzione, il 5 marzo 2008, del Forum cattolico-musulmano; lo stesso giorno fu pubblicato un comunicato stampa congiunto, in cui era ben definita la finalità della nuova istituzione: «Sviluppare ulteriormente il dialogo cattolico-musulmano» («to further develop Catholic-Muslim dialogue»). Questa formula fu scelta con cura per ricordare che si trattava di continuare un dialogo cominciato molto tempo addietro. Benedetto XVI ha precisato che per lui il Forum rappresenta «un ulteriore passo avanti nel cammino verso una maggiore comprensione tra musulmani e cristiani, nell’ambito di altri incontri regolari che la Santa Sede promuove con diversi gruppi musulmani»[4]. Nel corso degli anni il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCDI) è riuscito infatti a stabilire relazioni strutturate con numerose istituzioni e organizzazioni musulmane, soprattutto nei Paesi arabi: con la World Islamic Call Society a partire dagli anni ’70, attraverso un convegno tenutosi a Tripoli nel 1976; con il Centro per il Dialogo che dipende dall’Islamic Culture and Relations Organization, la quale dipende a sua volta dal Ministero della Guida e della Cultura islamica della Repubblica Islamica d’Iran. Un primo convegno ebbe luogo nel 1994 a Teheran sulla valutazione teologica della modernità. Il Comitato di collegamento islamo-cattolico tra il PCDI e quattro organizzazioni islamiche internazionali nacque nel giugno 1995, in occasione dell’inaugurazione della Grande Moschea di Roma. Lunghe trattative precedettero la costituzione a Roma, il 28 maggio 1998, del Comitato misto per il dialogo tra il PCDI e il Comitato permanente dell’Azhar per il dialogo tra le religioni monoteiste. Per commemorare la visita, probabilmente “storica”, del Beato Papa Giovanni Paolo II a questa prestigiosa istituzione islamica, un gesto dei nostri interlocutori dell’Azhar permise di fissare l’incontro annuale del Comitato il 24 febbraio del 2000, nell’ambito del pellegrinaggio giubilare del Papa. I rapporti con il Royal Institute for Inter-Faith Studies di Amman risalgono al 2009, con l’organizzazione di un convegno in Giordania su Religione e società civile. Amore di Dio, Amore del Prossimo Il primo incontro del Forum ebbe luogo nello stesso anno della sua costituzione e fu deciso il giorno stesso della sua istituzione. In quell’occasione fu anche individuato il tema (Amore di Dio, Amore del prossimo) e i suoi sotto-temi: fondamenti teologici e spirituali, dignità umana e rispetto reciproco. Alla fine dell’incontro fu pubblicata una lunga e ricca dichiarazione finale[5]. Nel primo punto, ciascuna parte presentava un riassunto della propria tradizione religiosa sull’amore di Dio e l’amore del prossimo. I punti dal 2 al 13 erano affermazioni comuni su questioni d’attualità: salvaguardia della vita umana (2), rispetto della dignità umana (3 e 4), della «dimensione trascendente della vita» (7). Il punto 5 merita di essere citato per intero: «L’amore autentico del prossimo implica il rispetto della persona e delle sue scelte nelle sfere della coscienza e della religione». Il testo include il diritto degli individui e delle comunità a praticare la propria religione in privato e in pubblico; al centro del punto 6 stanno le minoranze religiose, le quali hanno «diritto al rispetto delle loro credenze e delle loro pratiche religiose»; seguivano poi il ruolo pubblico dei credenti nella società (8), la ricchezza derivante dalle diversità (9), l’importanza dell’educazione (10), il rifiuto di ogni forma di violenza, soprattutto quella perpetrata in nome della religione (11); la giustizia sociale e i giovani erano rispettivamente al centro dei punti 12 e 13. Giovedì 6 novembre 2008 i partecipanti furono ricevuti da Papa Benedetto XVI che rivolse loro un appello pressante: «Cari amici, uniamo i nostri sforzi, animati da buona volontà, al fine di superare ogni incomprensione e disaccordo! Decidiamoci a superare i pregiudizi del passato e a correggere l’immagine spesso distorta dell’altro che ancora oggi può creare difficoltà nei nostri rapporti; lavoriamo gli uni con gli altri per educare tutte le persone, specialmente i giovani, a costruire un futuro comune!». Una preghiera concludeva il suo discorso: «Possa Dio sostenerci nelle nostre buone intenzioni e permettere alle nostre comunità di vivere con coerenza la verità dell’amore, che costituisce il cuore del credente ed è la base del rispetto della dignità di ogni persona! Possa Dio, Colui che è misericordioso e compassionevole, assisterci in questa impegnativa missione, proteggerci, benedirci e illuminarci sempre con la potenza del suo amore!»[6]. Il secondo seminario ha avuto luogo tre anni dopo, nel novembre 2011. È stato preparato da un gruppo che comprendeva un numero limitato di persone di entrambe le parti (quattro cristiani, due musulmani). La scelta della parte musulmana, che ha organizzato l’incontro, è caduta sulla Giordania e precisamente sul sito del Battesimo del Signore che ha ospitato sia la riunione preparatoria (17 dicembre 2009) che il seminario stesso. È interessante rilevare l’importanza attribuita al sito del Battesimo dalla famiglia reale hashemita. Il Centro delle Conferenze ha aperto le porte per la prima volta proprio per accogliere i partecipanti al secondo seminario del Forum cattolico-musulmano. Come per il primo seminario, erano presenti 24 membri per parte, un numero in realtà superiore a quello degli altri incontri (dalle otto alle dieci persone). L’incremento è dovuto al desiderio dei nostri interlocutori musulmani di veder rappresentate le sensibilità più significative dell’Islam. Ciò ha permesso al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso di invitare rappresentanti della Chiesa locale, il Nunzio Apostolico, alcuni membri del nostro Dicastero (Egitto, Regno Unito, Siria), alcuni dei nostri Consultori (Emirati Arabi Uniti), Vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali (Conferenza episcopale regionale del Nord Africa), così come esperti in materia di dialogo (Germania, Austria, Stati-Uniti d’America, Francia, Italia). Erano presenti anche cinque membri del nostro Consiglio: il Presidente, il Segretario, il Capo ufficio per l’Islam e due collaboratori ¬incaricati dei dossier relativi all’Islam dell’Africa sub-sahariana e all’Islam del Sud e del Sud-est asiatico. Sulla Persona e sulla Ragione La scelta del tema La persona umana alla luce della ragione Prospettive cristiane e musulmane. riecheggiava la celebre conferenza di Papa Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, Fede, Ragione e Università: ricordi e riflessioni, con una chiara insistenza sulla persona umana, unita al desiderio di arrivare a toccare questioni concrete. Il primo tema, La persona umana alla luce della ragione. Una prospettiva cristiana, è stato affidato al prof. Vittorio Possenti dell’Università di Venezia, che all’inizio del suo intervento ha rilevato come ormai da molti decenni vada imponendosi sempre più la “questione antropologica”. Possenti non ha mancato di far riferimento all’emergere del concetto di persona, per poi domandarsi che cosa sia la persona umana, sottolineandone con forza il carattere unico, il rapporto particolare con la legge morale, la capacità e dunque il dovere che le incombe di ascoltare la voce della coscienza. Ha quindi concluso con un’affermazione: «L’irruzione nella cultura dell’idea di persona ha rappresentato un nuovo inizio, tanto nella storia della cultura quanto nella storia universale. Quest’idea rivelerà tutta la sua fecondità quando si estenderà al mondo intero, ben oltre il mondo storico e culturale in cui ha visto la luce»; e con un appello: «Cristiani e musulmani, dobbiamo allargare le nostre menti e i nostri cuori, attenti a rinnovare le nostre visioni e azioni, raccogliendoci attorno alla persona umana e situandola al centro del nostro dialogo, della nostra comprensione e della nostra collaborazione amichevole». Il dr. Ibrahim Kalin, professore alla Georgetown University, è intervenuto a nome dei musulmani sul tema La ragione e l’intelletto nel Corano, partendo dalla convinzione che «la ragione, lungi dall’essere un’entità auto-sufficiente, funziona in un contesto ampio di esistenza, intelligibilità e riflessione morale». Ha poi fatto riferimento alla “ragione dei Lumi”, alla ratio et intellectus, al fondamento ontologico della razionalità coranica per concludere che, nella sua veste di libro di rivelazione e di guida, il Corano tratta della ragione e del pensiero umano nel contesto dell’esistenza umana: «Pur accordando piena fiducia alla ragione incorruttibile, esso ci mette in guardia contro il riduzionismo ontologico, l’arroganza epistemologica e l’egotismo morale». Il tema La persona umana alla luce della fede cristiana è stato affidato a padre François Bousquet, ex vice-rettore per la ricerca dell’Institut Catholique di Parigi e oggi rettore della chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Dopo aver sottolineato la necessità di «approfondire le risorse spirituali di ciascuna delle nostre tradizioni per servire con il nostro dialogo l’avvento di un mondo di giustizia e di pace», Bousquet non ha omesso di esprimere, a dispetto del caos attuale, il proprio incoraggiamento per gli sforzi compiuti al fine di «pensare insieme con giustezza, nel momento in cui scrutiamo insieme la volontà di Dio», in vista di un cambiamento positivo. La seconda parte aveva un titolo significativo: La persona come essere ragionevole e credente: fede e ragione come obbedienza e ascolto, così come la terza: Secondo il cuore di Dio, ciascuna persona è unica e tutte sono solidali. La conclusione di padre Bousquet faceva riferimento al Battesimo di Cristo e al nostro: «Trovandoci riuniti sul luogo presunto del Battesimo di Cristo, come non terminare facendo riferimento al Battesimo? Per la persona si tratta pur sempre, nel dispiegamento della sua intelligenza e della sua fede, di uscire da una terra di schiavitù camminando verso l’ignoto che ci attende, sulla sola fiducia nella promessa; si tratta di attraversare la prova per risorgere in vista del mondo futuro, anticipando il Regno di Dio attraverso la riconciliazione della comunità umana nell’attesa di Dio. Su questa strada, noi, cristiani e musulmani, non manchiamo né di orizzonti, né di respiro. Che Dio benedica i nostri sforzi per comprenderci e servirLo servendo la pace…». Lo shaykh Ali Zayn al-Abidin al-Jifri, fondatore e direttore generale della Fondazione TABA, è intervenuto sul secondo sotto-tema dal titolo Il concetto di fede, affrontandolo attraverso i seguenti punti: 1) La fede nella lingua e nella terminologia; 2) il senso della fede e i suoi principi; 3) i gradi dell’Islam, della fede e della carità; 4) il legame tra la carità, l’Islam e la fede; 5) l’accrescimento e la diminuzione della fede; 6) gli aspetti dell’influenza della fede sulle opere del credente e quella delle opere sulla fede; 7) L’esposizione dei sei pilastri della fede; 8) Le branche della fede. Lo shaykh ha concluso che i credenti hanno tutti bisogno di purificazione per favorire uno stile di vita in armonia con la propria religione: «Questo stile – al contrario di ciò che alcuni immaginano – non porta a isolarsi dalla vita o a perdersi nelle sue evoluzioni, ma insegna come reagire sulla base della fede ai fatti della realtà, ciò che ci conduce a una civiltà umana raffinata». La prospettiva cattolica sulla dignità e i diritti della persona umana è stata presentata dal prof. Stefan Hammer dell’Università di Viennache fin da subito ha attirato l’attenzione sul ruolo fondamentale che svolgono i diritti umani nell’attuale insegnamento della fede cattolica. Nella parte che trattava di Verità, libertà e diritti legali, Hammer ha espresso la necessità di esaminare le basi stesse della fede cristiana chiamate in causa per giustificare la libertà religiosa al fine di poter valutare correttamente il significato e l’impatto della pratica cattolica a questo riguardo. Egli ha attirato l’attenzione sul fatto che la fede cristiana non porta alla «privatizzazione» e che non può essere confinata «a una sfera morale interiore» che la renderebbe interamente estranea all’ambito legale e sociale; «Al contrario: il riconoscimento della libertà incondizionata della persona umana sotto forma di diritti legali può essere interpretata come un’attualizzazione del comandamento biblico dell’amore verso l’altro». Abdal Hakim Murad dell’Università di Cambridge è intervenuto invece su La persona umana nell’Islam. L’Islam afferma la centralità dell’amore ed «essere santo significa precisamente amare ciò che Dio ama». Murad ha citato al riguardo un giurista musulmano di fama internazionale, Muhammad Hashim Kamali: «L’amore di Dio per l’uomo, la Sua misericordia e la Sua compassione sono destinati al genere umano in quanto tale, senza condizioni. Essi abbracciano tutti i credenti e [persino] coloro che non seguono alcuna religione, perché l’amore di Dio, come tutti gli altri Suoi attributi, è assoluto. Se l’amore di Dio è causa della creazione dell’uomo, allora tale Amore, così come il conferimento dell’attributo della dignità all’uomo, è indipendente da qualsiasi qualificazione e abbraccia tutti». La Dichiarazione finale potrebbe sembrare “povera” rispetto a quella del primo Seminario, ma occorre precisare subito che le dinamiche della redazione del documento, insieme ad altri fattori, hanno, in un certo senso, spinto ad accontentarsi di ciò che si è potuto dichiarare insieme: 1) Dio ha dotato gli esseri umani della ragione attraverso la quale possono riconoscere la verità. Il riconoscimento della verità illumina le nostre responsabilità davanti a Dio e a ciascuno. 2) La fede è un dono di Dio attraverso il quale gli esseri umani scoprono di essere stati creati da Dio e progrediscono nella Sua conoscenza. 3) Il cuore puro è il centro della persona credente, ed è il luogo in cui la fede, la ragione e la compassione s’incontrano nell’adorazione di Dio e nell’amore per il prossimo. 4) La dignità che Dio ha conferito agli esseri umani dev’essere rispettata da tutti e protetta dalla legge. 5) Nel dialogo, i credenti devono esprimere la loro gratitudine verso Dio per tutti i Suoi doni nel rispetto e nell’accoglienza reciproca, e vivendo in armonia con la creazione di Dio. Il paragrafo finale guarda verso il futuro: «Cattolici e musulmani desiderano continuare il dialogo come un modo per approfondire la comprensione reciproca e promuovere il bene comune di tutta l’umanità, in particolare la sua aspirazione alla pace, alla giustizia e alla solidarietà».