Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:35:07
Su iniziativa del Professor Ahmed Al Tayyeb, shaykh di al Azhar, un gruppo di intellettuali egiziani di varia estrazione culturale e religiosa si è associata ad alcuni ‘ulamâ’ di Al-Azhar per riflettere in una serie di riunioni sulle questioni sollevate dal momento storico che l’Egitto sta attraversando dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011. Essa riveste infatti un’importanza decisiva per un futuro dell’Egitto aperto a nobili obiettivi e al diritto del popolo egiziano alla libertà, alla dignità, all’uguaglianza e alla giustizia sociale.
I partecipanti si sono trovati d’accordo sulla necessità di edificare il futuro della nazione su principi e norme inclusivi che le forze sociali egiziane dovranno discutere per procedere con passo sicuro fino a giungere ad individuare il quadro concettuale che presiede alla struttura della società e al suo retto sviluppo.
Riconoscendo all’unanimità il ruolo guida di Al-Azhar nella definizione di un retto pensiero islamico mediano (wasatî), i partecipanti affermano la sua importanza e il suo carattere di faro alla cui luce è giusto affidarsi per illuminare la natura del rapporto tra lo Stato e la religione e chiarire le basi di una corretta politica ispirata ai principi della sharî’a (siyâsa shar‘iyya), che sia radicata nelle esperienze precedenti, nella sua storia culturale intellettuale e culturale, e incentrata sulle dimensioni seguenti:
1- La dimensione giurisprudenziale, con la rivivificazione delle scienze religiose e il loro rinnovamento, secondo i principi della comunità (Ahl al-sunna wa al-jamâ‘a), che coniuga ragione e tradizione e rivela i principi interpretativi rispettosi dei testi della sharî‘a.
2- La dimensione storica del glorioso ruolo di al Azhar nel guidare il movimento nazionale verso la libertà e l’indipendenza.
3- La dimensione civile per la rinascita delle scienze naturali, della letteratura e delle arti in tutta la loro feconda varietà.
4- La dimensione pratica, nella guida della società e nella formazione di opinion leaders nella vita egiziana.
5- La dimensione che riunisce conoscenza e ricerca, rinascita e cultura nella nazione araba e nel mondo islamico.
Nelle loro discussioni, i partecipanti si sono fortemente allo spirito del patrimonio dei grandi nomi del pensiero, del rinascimento (nahda), del progresso e della riforma della nobile al-Azhar, a partire dal gran shaykh Hassan al Attar e il suo discepolo Rifa‘a al Tahtâwî, l’Imam Mohammed Abduh e i suoi discepoli, grandi Imam e ‘ulamâ’ come al-Marâghî, M. Abdallah Drâz, Mustafa Abd al-Râziq, Shaltût e altri grandi
shaykh e
‘ulamâ’.
Essi si sono anche ispirati alle opere dei grandi intellettuali egiziani che hanno partecipato allo sviluppo umano e del sapere e hanno contribuito alla formazione di una rinnovata ragione egiziana e araba moderna: filosofi e giuristi, letterati e artisti e ancora specialisti di altre discipline che hanno segnato il pensiero e la coscienza collettiva. I partecipanti si sono confrontati con tutto ciò, basandosi sull’individuazione di denominatori comuni che puntino a realizzare gli elevati obiettivi che elenchiamo di seguito:
Definizione dei principi che presiedono alla comprensione delle relazioni tra l’Islam e lo Stato nell’attuale fase, nel quadro di una strategia consensuale che disegni la moderna forma dello Stato e il regime politico che gli egiziani intendono creare, facendo avanzare la nazione verso il progresso civile e assicurando una transizione democratica che garantisca la giustizia sociale e consenta l’ingresso dell’Egitto nell’era della produzione del sapere e della conoscenza, della pace e della prosperità, nella tutela dei valori spirituali e umani e del patrimonio culturale. Tutto ciò corrisponde alla protezione dei principi islamici radicati nella coscienza della nazione, dei dotti e degli intellettuali, da eventuali mancanze, deformazioni, eccessi e cattive interpretazioni e alla salvaguardia contro strumentalizzazioni da parte di correnti aberranti che utilizzano slogan religiosi, confessionali o ideologici che contrastano con le costanti della nostra nazione e dei suoi comuni denominatori. Essi distraggono la nazione dalla via della moderazione e del giusto mezzo e sono in contraddizione con l’essenza dell’Islam e dei suoi valori di libertà, di uguaglianza, di giustizia, e che ci allontanano dalla via della tolleranza che caratterizza tutte le religioni monoteiste.
Per questo esprimiamo il nostro accordo sui seguenti principi al fine di definire la natura della luminosa autorità dell’Islam. Essa rappresenta un fondamento in molte questioni di carattere generale e trae origine dai testi della sharî‘a, elementi decisivi di stabilità e guida in quanto espressione di una comprensione corretta della religione:
1. Istituzione di uno Stato nazionale costituzionale democratico moderno basato su una Costituzione a beneficio della Comunità, che preveda la separazione tra i poteri dello Stato e le istituzioni giudiziarie e definisca i limiti dell’azione di governo, garantisca dei diritti e dei doveri di tutti gli individui in condizioni di parità e conferisca ai rappresentanti del popolo il potere legislativo, in accordo con il significato autentico dell’Islam. L’Islam infatti non ha conosciuto né nella sua legislazione, né nella sua civiltà né nella sua storia ciò che in altre culture è noto come Stato teocratico, del cui potere l’umanità ha sofferto in alcuni periodi storici. Il popolo deve poter gestire la propria società e scegliere gli strumenti e le istituzioni che realizzano i suoi interessi, a condizione che i principi generali della sharî’a islamica rimangano la fonte essenziale della legislazione e che i seguaci delle altre religioni monoteiste possano ricorrere alle loro leggi religiose per quanto concerne le questioni legate allo statuto personale.
2. Adozione di un sistema democratico basato sul suffragio universale diretto, ciò che rappresenta la formula moderna per realizzare il principio islamico della consultazione (shûrà) islamica e garantisce il pluralismo, l’alternanza pacifica al governo, la definizione delle rispettive competenze, il controllo sul fisco e sui responsabili davanti ai rappresentanti del popolo. Perseguimento del benessere e dell’interesse generale del popolo in tutte le leggi e decisioni. Amministrazione degli affari dello Stato tramite la legge civile (
qânûn) – e solo la legge civile. Lotta alla corruzione e incoraggiamento di una circolazione delle informazioni libera e trasparente.
3. Impegno verso le libertà fondamentali di pensiero e di espressione e pieno rispetto dei diritti dell’uomo, della donna e del bambino. Affermazione del principio del pluralismo, del rispetto delle religioni monoteiste e attenzione alla cittadinanza responsabile all’interno della società.
4. Rispetto pieno della cultura della differenza e dell’etica del dialogo. Necessità di evitare l’accusa di miscredenza o tradimento e l’uso strumentale della religione per suscitare la divisione e l’inimicizia tra i cittadini, tanto più che gli atti di incitamento alla divisione settaria e al razzismo rappresentano un crimine contro la patria. Necessità di promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra i cittadini senza distinzione alcuna in termini di diritti e doveri.
5. Impegno a rispettare le convenzioni e le risoluzioni internazionali coerentemente con le tradizioni tolleranti della cultura islamica e araba, in armonia con la lunga esperienza di civiltà maturata dal popolo egiziano nelle diverse epoche e con i modelli di coesistenza pacifica e di perseguimento del bene per tutta l’umanità.
6. Desiderio di preservare la dignità della comunità egiziana e proteggerne l’orgoglio nazionale. Affermazione del totale rispetto e protezione dei luoghi di culto dei seguaci delle tre religioni celesti. Garanzia di praticare liberamente il proprio culto per ogni confessione religiosa senza restrizione alcuna. Rispetto di tutte le forme di culto. Divieto di screditare la cultura del popolo e di distruggerne le tradizioni originarie. Aspirazione a preservare la libertà di espressione artistico-letteraria nel contesto dei nostri valori civili stabiliti.
7. Considerazione dell’insegnamento e della ricerca scientifica e ingresso dell’Egitto nell’era della conoscenza produttrice di progresso civile. Concentrazione degli sforzi per il recupero del ritardo accumulato in questi campi e dispiegamento di tutte le forze della società per combattere l’analfabetismo, mettere a frutto le risorse umane e realizzare grandi progetti futuri.
8. Individuazione delle priorità nella realizzazione del progresso e della giustizia sociale. Lotta all’oppressione e alla corruzione e fine della disoccupazione per liberare le energie innovative della società in ambito economico, nei programmi sociali, culturali e informativi, in quanto priorità rivendicate dal popolo nella fase di attuale rinascita, oltre all’attenzione nei confronti di una effettiva assistenza sanitaria, dovere dello Stato verso tutti i cittadini.
9. Costruzione dei rapporti con i fratelli arabi, con il mondo islamico, con i paesi dell’Africa e il resto del mondo. Sostegno al diritto del popolo palestinese, conservazione dell’indipendenza e della volontà autonoma dell’Egitto, recupero del suo ruolo storico di guida sulla base della cooperazione per il bene comune e per la realizzazione dell’interesse dei popoli nel contesto dell’indipendenza assoluta. Perseguimento comune della promozione umana, della tutela dell’ambiente e di una pace giusta tra le nazioni.
10. Sostegno al progetto di indipendenza per Al-Azhar e ripristino delle prerogative del “Comitato degli ‘ulâmâ’”in quanto alla candidatura ed elezione dello shaykh di al-Azhar. Rinnovamento dei metodi educativi azharisti al fine del recupero del suo primato intellettuale e della sua influenza mondiale.
11. Apprezzamento di Al-Azhar in quanto punto di riferimento nelle questioni che riguardano l’Islam e le sue discipline, la sua tradizione, la sua moderna interpretazione giuridica e intellettuale, fermo restando il diritto di tutti di produrre nuove opinioni purché dotate dei necessari requisiti scientifici e attente all’etica del dialogo, nel rispetto di ciò su cui si è riscontrato l’accordo degli ‘ulâmâ’ della Comunità.
*Documento presentato il 19 giugno 2011
(Trad. Oasis - Chiara Pellegrino, Michele Brignone)