La tradizione islamica di Bosnia-Erzegovina non è una costruzione teorica, ma una modalità reale con cui un popolo travagliato dalla storia ha vissuto l’Islam negli ultimi cinque secoli, attraverso una serie di passaggi che ne hanno influenzato l’interpretazione, l’organizzazione e la pratica.
Ultimo aggiornamento: 12/07/2024 12:53:07
Assistiamo ultimamente all’introduzione sempre più frequente nel discorso pubblico sull’Islam di termini che associano a questa religione universale connotazioni geografiche e culturali, come “Islam indonesiano”, “Islam turco”, “Islam europeo”, o, nel caso che ci interessa, “Islam bosniaco”. Si tratta di un prestito lessicale dalle scienze religiose occidentali, in cui si distingue tra la religione “ufficiale” o “normativa”, reperibile nelle fonti testuali e nella loro interpretazione, e la “religione popolare”, che denota l’interpretazione e la pratica di una data religione da parte dei suoi seguaci in un determinato territorio o all’interno di un determinato gruppo. Lo studio della religione popolare è normalmente condotto con i metodi delle discipline che indagano i fenomeni culturali, come l’etnografia e l’antropologia culturale. Nel caso dell’Islam, gli antropologi culturali s’interessano per esempio al processo di socializzazione e simbolizzazione con cui l’Islam si riflette nel contesto locale. In questo caso la “religione popolare” è indicata da aggettivi geografici e culturali aggiunti al nome della “religione normativa”. Tale terminologia è inaccettabile per la religione normativa; d’altra parte un approccio culturale e antropologico a una determinata religione è importante perché permette di concentrarsi sull’interpretazione e sulla pratica concreta di questa religione in un tempo e in uno spazio determinati agevolando la comprensione di una realtà sociale concreta. Si tratta perciò di una terminologia che può essere utile come strumento di analisi sociologica, ma non per esprimere l’insegnamento religioso normativo. Ecco perché, per esempio, la nozione di “Islam europeo” non può indicare un particolare tipo di Islam con le sue fonti specifiche, ma solo la comprensione e la pratica dell’Islam in Europa. Capita tuttavia che qualcuno auspichi la nascita di una variante speciale d’Islam ed è per questo che molti studiosi musulmani nutrono delle riserve circa l’uso di espressioni di questo tipo, preferendo parlare di “Islam in Europa”. Lo stesso discorso vale anche per altri contesti culturali e antropologici e altre denominazioni, come quella di “Islam bosniaco”.
Un caso particolare
La Comunità islamica in Bosnia-Erzegovina (d’ora in poi CI in BE) ha finora evitato di usare nei suoi documenti qualificazioni geografiche e culturali dell’Islam. Il termine impiegato nella Costituzione della Comunità islamica, il suo testo giuridico fondamentale, è «tradizione islamica dei bosgnacchi» (articolo 4). Tale tradizione è elencata, insieme al Corano e alla Sunna, tra le fonti che presiedono alle attività degli enti e delle istituzioni della CI in BE. A essa seguono le «esigenze del tempo». La nozione di “tradizione islamica dei bosgnacchi” non è stata oggetto di elaborazione teorica né negli atti della CI né nell’opera dei teologi bosgnacchi, malgrado l’importanza della questione. Nel suo articolo 8, comma 2, la Costituzione della CI dispone che «nell’interpretazione e nella pratica dei precetti del culto islamico (‘ibâdât) all’interno della CI si applica il madhhab hanafita», ciò che conferma la preminenza storica della scuola giuridica hanafita in Bosnia-Erzegovina e il suo legame con la “tradizione islamica dei bosgnacchi”. Se interpretato in modo restrittivo, l’articolo citato lascerebbe pensare che l’applicazione del madhhab hanafita sia limitata al culto (‘ibâdât) e che in altri rami (furû‘ al-fiqh) legati all’attività della CI, sia possibile fare riferimento anche agli altri madhhab. Tale procedimento, che trova attuazione in tutto il mondo islamico contemporaneo, viene definito takhayyur (letteralmente “scelta” di una soluzione giuridica in altri madhhab) ed è attuato per mezzo di una decisione degli organismi competenti a interpretare le norme islamiche attraverso la metodologia degli usûl al-fiqh. Nella prima metà del ventesimo secolo i tribunali sciaraitici in BE si sono serviti questo metodo questioni di diritto famigliare. Un altro elemento citato nella Costituzione della CI e che può essere riferito alla “tradizione islamica dei bosgnacchi” è il rimando alle istituzioni islamiche del periodo ottomano. In particolare, l’articolo 2 recita che «l’autonomia della CI in BE si fonda sulle istituzioni religiosi e giuridiche dei musulmani bosniaci dal tempo dell’amministrazione ottomana». Le istituzioni partecipano alla formazione della tradizione e possono rappresentare una delle sue componenti, un fattore da tenere presente quando si tenti di stabilire in che cosa consista la tradizione islamica dei bosgnacchi. Sulla base degli elementi citati nel principale documento normativo della CI e degli studi disponibili sull’Islam in BE e nei Balcani, tenteremo dunque di delineare «la tradizione islamica dei Bosgnacchi» e fornire così un contributo al dibattito pubblico su questo tema.