Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:09:05
L’architettura istituzionale dell’Iran repubblicano prevede la presenza di alcuni organi elettivi semi-democratici affiancati da altri non elettivi. L’
Assemblea degli Esperti istituita dagli articoli 107 e 108 della Costituzione iraniana rientra nel novero degli organi elettivi. Tra i compiti di questo organo, che ha sede ufficiale nella città di Qom, vi è quello di
eleggere tra i suoi ranghi la Guida suprema e di rimuoverla nel caso in cui essa si dimostri incapace di adempiere ai compiti costituzionalmente stabiliti o privo dei requisiti necessari.
L’Assemblea e le condizioni per farne parte
La Carta fondamentale della Repubblica islamica non indica con precisione chi possa far parte dell’Assemblea e che caratteristiche debba avere. È stata l’Assemblea stessa, che in base all’articolo 108 può stabilire da sé le norme che regolano il suo funzionamento, a decidere che i suoi membri dovessero essere
ayatollah. L’Assemblea, per come si compone oggi, è dunque costituita da
88 religiosi eletti per otto anni direttamente dal popolo. Per fare parte di questo organo i candidati devono rispettare le condizioni stabilite nella seconda sezione del
regolamento, approvato dall’Assemblea nel 1982 (e modificato nel 2006): avere una provata fede religiosa, essere affidabili e avere un comportamento moralmente ineccepibile; essere in grado di interpretare la legge islamica in modo da poter giudicare se la Guida suprema è degna di tale carica; conoscere le tematiche politiche e sociali del Paese e infine credere nel sistema della Repubblica islamica e averlo sempre sostenuto.
La censura dei Guardiani
Il rispetto effettivo di tali requisiti è poi vagliato dal Consiglio dei Guardiani, che decide chi possa fare parte dell’elettorato passivo. Sono dinamiche che invitano a parlare
“più che di reali elezioni, di una selezione tra insider del regime”, dice a Oasis l’esperta di Iran Tatiana Boutourline. La selezione operata dai Guardiani è così rigorosa che perfino Hassan Khomeini, nipote del leader della Rivoluzione, custode del suo mausoleo e depositario della sua memoria, è stato estromesso dalla corsa elettorale, probabilmente per i suoi rapporti con il fronte riformista.
La percezione della popolazione
L’Assemblea degli esperti è vista dalla popolazione iraniana come un organo distante, con un’incidenza poco tangibile sulla vita quotidiana. Durante la cosiddetta Onda Verde (le proteste post-elettorali del 2009) qualcuno si spinse a chiamare l’organo “assemblea dei dormienti”, alludendo al silenzio mantenuto dal consiglio di esperti durante la repressione delle manifestazioni, ricorda Boutourline. L’affluenza alle urne per il rinnovo dell’Assemblea si attesta conseguentemente a livelli più bassi di quelli registrati per le elezioni parlamentari ed è proprio per cercare una maggiore partecipazione popolare (oltre che per ridurre i costi) che nel 2009 si è deciso di far coincidere questa tornata elettorale con quella delle legislative.
“Un’elevata affluenza serve al regime per darsi una patente di legittimità” continua Boutourline, ma questo implica allo stesso tempo un problema: “Le elezioni abituano i cittadini a una democrazia formale che in qualche modo crea delle aspettative. E quando queste vengono disattese, aumenta la distanza tra i cittadini e il regime”.
L’Assemblea conta
Nonostante la popolazione sembri dunque non dare eccessiva importanza alle elezioni per l’Assemblea degli Esperti, “di tornata elettorale in tornata elettorale il suo ruolo assume una rilevanza sempre maggiore”, prosegue Boutourline. La salute della Guida suprema, ormai settantasettenne, sembra infatti essere malferma e, considerati gli otto anni di durata dell’organo”, è probabile che questo consiglio si trovi a scegliere il nuovo
rahbar (Guida). Inoltre,
l’Assemblea degli Esperti è “il luogo in cui le dinamiche interne al regime si manifestano plasticamente”, mostrando la partita politica tra il gruppo che si riunisce intorno all’ex Presidente della Repubblica Hashemi Rafsanjani e a Hassan Rohuani (entrambi candidati per un seggio nell’Assemblea), opposto allo schieramento ultraconservatore capeggiato dall’ayatollah Mesbah Yazdi. Se la partecipazione alla futura Assemblea di Rohuani e Rafsanjani è scontata, dal modo in cui verranno ripartite le cariche interne dopo le elezioni si vedrà se ha avuto la meglio lo schieramento capeggiato da Rafsanjani, teoricamente disponibile a qualche modifica nell’assetto istituzionale iraniano, o quello contrario a ogni apertura riunito intorno a Mesbah Yazdi. “Occorre però fare attenzione”, dice a Oasis Riccardo Redaelli, docente alla Cattolica di Milano ed esperto di Iran, “le strutture di potere in Iran sono molto fluide” e i pasdaran (guardiani della rivoluzione) cercano in tutti i modi di ottenere il controllo dell’Assemblea, influenzare la scelta della prossima Guida, e in questo modo non perdere le posizioni di potere acquisite. Non è semplicemente una partita tra conservatori e riformisti,
“è il tentativo del nizam (il sistema) di preservarsi”.
[twitter:
@fontana_claudio]