Istituzioni in crisi. Mentre strutture politiche sclerotizzate crollano sotto i colpi di movimenti democratici lasciando spazio al contagio della violenza, si torna a interrogare il profetismo come fonte di ispirazione per una nuova politica, contro il rischio che lo Stato si arroghi diritti che non gli spettano.

Ultimo aggiornamento: 12/07/2024 12:17:25

La crisi delle istituzioni e delle mediazioni è oggi sotto gli occhi di tutti. Diverse spiegazioni vengono avanzate e tra queste l’accelerazione dei moderni mezzi di comunicazione. «Il tempo si è fatto breve», dice l’apostolo Paolo. Le sollecitazioni suscitano risposte immediate, i doni sono immediatamente seguiti dai rispettivi contro-doni e da un confronto che molto spesso va a male, la durata propria delle relazioni sembra avere una tendenza ineluttabile a trasformarsi in reciprocità violenta. Tale fenomeno di accelerazione, o di «ascesa agli estremi» per usare un’espressione di Clausewitz, è spesso individuato e denunciato negli utilizzi odierni di Internet. Lo stesso vale anche per altri tipi di relazione: difficoltà della diplomazia, durata delle relazioni commerciali, crisi delle istituzioni religiose… Le nostre relazioni hanno subito un’accelerazione, e dunque una frammentazione, in reciprocità violente. La decomposizione di tutte le istituzioni (Stato, impresa, associazioni, famiglia) si mescola così con l’inarrestabile ascesa della violenza a livello planetario, una violenza che non si manifesta in maniera apocalittica ma incombe in maniera ansiogena sulla nostra epoca. Tale ansietà deriva da una perdita di senso e bisognerebbe aggiungere: da una perdita di fiducia nella validità dei nostri modelli. Il discredito della politica in generale, vittima dei sondaggi, della raffica di dicerie, dei movimenti delle folle o della corruzione che si rivela incapace di contenere, simboleggia bene questo stato di fatto.

 

Per continuare a leggere i contenuti della rivista Oasis acquista una copia (digitale o cartacea).

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA