Un teologo musulmano ci spiega perché non si può identificare una religione con un sistema politico, economico o giuridico
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:20
Riproponiamo la trascrizione integrale dell’intervento di Adnane Mokrani alla presentazione del numero 26 di Oasis a Tempo di Libri, il 10 marzo 2018 a FieraMilanoCity.
Prima di capire ciò che la religione offre alla politica, alla cittadinanza e al vivere insieme, dobbiamo capire prima ciò che non offre.
Nella mia comprensione, da teologo musulmano, la natura e la missione della religione sono prima di tutto educative: aiutare l’uomo a raggiungere una maturità umana e spirituale, realizzando e attualizzando il potenziale innato di umanità e di santità.
Ciò che la religione non può offrire
1. La religione non può offrire un sistema politico o economico. Infatti, non si può identificare una religione con un sistema politico. La religione non è né monarchica né repubblicana, né capitalista né socialista, né di destra né di sinistra.
Le religioni lungo la Storia si sono adattate a diversi sistemi, anzi a sistemi contradittori. Il Corano parla, ad esempio, della consultazione, la shura, come valore sociale, (3,159; 42,38) ma non spiega come si può applicare questo principio. Parla dell’elemosina obbligatoria, la zakat, (2,43, 83, 110 …), come forma di solidarietà sociale, ma queste indicazione restano insufficienti per costruire un sistema economico. L’assenza di una teoria politica o economica non è un segno di debolezza o di mancanza, anzi è un segno di flessibilità che permette alle religioni di sopravvivere ai cambiamenti epocali.
Allo stesso tempo, i religiosi hanno valutato e criticato in diversi modi tutti questi sistemi. In altre parole, è vero che le religioni non producono sistemi politici ed economici, tuttavia non tutti i sistemi sono percepiti allo stesso modo da tutte le religioni o dai diversi gruppi all’interno di una stessa religione. Ovviamente, tutto questo deve essere contestualizzato storicamente e geograficamente.
Oggi, il sistema democratico sembra essere il sistema più giusto che abbiamo a disposizione per le nostre società contemporanee; a condizione che ci sia una coscienza popolare che esige e applica le regole democratiche. Questa coscienza collettiva è alla base di una cultura democratica. Non si può trasportare la democrazia. Una democrazia imposta è un’assurda contraddizione, un’idea folle che può essere solo un pretesto per giustificare e abbellire tentazioni imperialistiche ed espansionistiche.
2. La religione non offre un sistema giuridico. Può sembrare paradossale. Ciò non significa che la religione non sia normativa. Questa stessa normatività ha prodotto lungo la Storia sistemi e scuole giuridiche, ma oggi nel nostro mondo, secolarizzato, globalizzato, pluralistico e soprattutto democratico, è diventato difficile se non “immorale” imporre un sistema giuridico religioso. Lo Stato religioso è uno Stato di ipocrisia per natura, poiché obbliga la gente a vivere una doppia vita, una privata a casa e un’altra pubblica per strada o in ufficio. È quindi uno Stato antireligioso, perché tradisce e uccide quello che fa della religione un’esperienza autentica, cioè la sincerità del cuore.
Il sistema giuridico democratico potrebbe essere ispirato da valori o principi religiosi, ma è accettato democraticamente non perché rappresenta la Parola di Dio, dettata da un’autorità religiosa, ma perché il dibattito parlamentare ha portato a quel risultato giuridico in modo razionale e consensuale. È l’unico modo per risolvere il conflitto interpretativo che va oltre la sfera delle opinioni religiose per includere tutta la cittadinanza plurale, religiosa e non. La legge democratica è sovrana, si può cambiarla solo tramite percorsi democratici, oppure metodi di resistenza pacifica come l’obiezione di coscienza a certe condizioni.
Cosa offre dunque la religione?
La religione può essere un elemento positivo e costrittivo nella politica, nel rispetto della laicità dello Stato come principio etico di giustizia e di uguaglianza, e soprattutto come condizione indispensabile per la democrazia?
La religione, nel contesto democratico, non può offrire un sistema giuridico, ma offre almeno un sistema valoriale. Potrebbe trattarsi di un passo indietro da parte della religione mirato a lasciare uno spazio di libertà, necessario per avere una società plurale e liberale. Il sistema valoriale è più flessibile se paragonato al sistema giuridico, ma non chiude comunque il conflitto interpretativo, dal momento che viviamo in un mondo in cui le religioni non monopolizzano i valori etici, bensì esiste anche un’etica non-religiosa.
Dietro leggi e valori c’è uno sfondo esistenziale, l’alchimia trasformativa della religione
Va considerato, allo stesso tempo, che i valori cambiano contenuto e significato tra un’epoca e un’altra. La giustizia, ad esempio, è un valore universale, ma non c’è un consenso su cosa significhi veramente la giustizia in certe situazioni o epoche. Alcune forme di giustizia nella Storia sono diventate oggi forme di ingiustizia. L’attaccamento alle forme antiche oggi tradisce lo spirito e svuota il valore di ogni valore.
Nonostante tutte queste sfide, quella di abbracciare o di fare la volontà di Dio rimane un’idea centrale nella coscienza religiosa, anche oggi. Ma cosa è la volontà di Dio per me in questo attimo presente? Come posso conoscerla? La coscienza ha bisogno di una fonte interna per vedere? Nessuna fonte esterna è sufficiente. Non basta l’informazione, c’è bisogno di una trasformazione profonda.
Dietro le leggi e i valori c’è uno sfondo esistenziale, l’alchimia trasformativa della religione: che si manifesta proprio nella capacità dell’uomo di trascendere se stesso, il proprio ego e i propri interessi personali e tribali per andare verso un orizzonte più umano e più inclusivo. Senza la trascendenza, l’immanenza non ha senso. O per meglio dire, la trascendenza è una condizione per qualsiasi messa in pratica dei valori.
Questo lavoro interiore è religioso per eccellenza. Nessun Parlamento o governo nel mondo può farlo. Per questo motivo, la missione educativa della religione non è semplicemente un discorso valoriale e normativo, altrimenti torniamo alla stessa problematica del discorso giuridico. Il nucleo della questione è proprio questa trasformazione dell’anima, che purifica l’intenzione, e rende la coscienza più sveglia e attenta a tutte le forme di violenza e di ingiustizia. Senza questa condizione interiore, i valori e le leggi perdono credibilità ed efficacia. Diventano chiacchiere o lettera morta, oppure mezzi di potere, travalicati dai potenti del momento.
La questione della rettitudine della coscienza è fondamentale per il discorso etico. Ma la missione educativa della religione non si limita a pulire e svegliare le coscienze, bensì è orientata a formare una coscienza libera e critica. Le religioni, che in tanti casi, sono state strumenti di controllo e di dominio, ideologie di potere “sacro” o “profano”, potrebbero svelare quel “tesoro nascosto”, quel messaggio profetico critico che resiste a tutte le forme di ingiustizia del tempo?
Non vi sia costrizione nella Fede, Corano (2,256)
Il Corano parla in modo diretto ed esplicito di libertà religiosa: “Non vi sia costrizione nella Fede” (2,256), perché una religiosità vera e autentica deve essere per forza libera e convinta. Altrimenti, non è altro che una mera ipocrisia o terrore. Ma questo principio evidente è stato soffocato, marginalizzato, se non capovolto per secoli interi. Come si può oggi far uscire tutto il potenziale salvifico di questo principio a 360 gradi, per essere la base di una coscienza assieme credente e democratica?
Prima delle tradizioni ancestrali, c’era la ribellione profetica, che rifiutava di seguire le orme degli avi, e metteva in discussione l’eredità dei genitori. “Dicono: Ci basta la tradizione dei nostri padri! E se i loro padri non avessero avuto scienza alcuna, e non avessero seguito la retta via’” (Cor. (5,104). È la stessa coscienza che chiede sempre: “Portatene la prova, se siete sinceri” (2,111), (27,64).
Una coscienza che non accetta qualsiasi notizia senza verificarne l’autenticità: “O voi che credete! Se viene a voi qualche malvagio a portarvi una notizia accertatevi prima della sua verità, a che non abbiate a offender qualcuno per ignoranza e pentirvi poi di quel che avete fatto” (49,6).
Sono principi e valori validi anche oggi contro ogni tipo di fondamentalismo o populismo. Qui ci troviamo davanti a diverse tipologie di religiosità, che si trovano e si scontrano dentro la stessa fede, e dentro il cuore di ogni uomo.