Un imam scrive a un giovane francese, e invita i musulmani a “svegliarsi”
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:57:37
Recensione di Mohamed Bajrafil, Réveillons-nous! Lettre à un jeune français musulman, Édition Plein Jour, Paris 2018
Mohamed Bajrafil, dottore in linguistica, insegnante e imam in una moschea di Ivry-sur-Seine, comune a sud di Parigi, scrive il suo secondo libro Réveillons-nous! Lettre à un jeune français musulman (Svegliamoci! Lettera a un giovane francese musulmano), usando toni intimi, famigliari, rivolgendosi come un fratello maggiore ai giovani musulmani francesi. Pubblicato nel 2018, questo testo conciso e di facile lettura affronta tutta una serie di controverse questioni teologiche legate all’attualità, facendo molteplici riferimenti al contesto contemporaneo e al posto dei musulmani in Francia in seguito agli attentati del 2015. L’autore evoca le problematiche legate all’estremismo religioso, alla violenza nel nome della fede, ai rapporti con l’alterità religiosa o culturale, alle questioni di genere, sviluppando i suoi punti di vista attraverso un’argomentazione che attinge al Corano e alla letteratura islamica classica.
Va precisato che Bajrafil è stato per un breve periodo uno dei protagonisti del progetto della Fondazione Al-Kawakibi, il cui scopo era sviluppare un pensiero musulmano riformista, che meglio si accordasse con lo spirito della rivelazione coranica e con l’esempio profetico. Gli si può dunque attribuire il titolo di pensatore riformista musulmano, in quanto si oppone all’imitazione cieca della tradizione e invoca una rilettura critica dei testi della letteratura dotta dell’Islam. Fedele al Corano, che considera una rivelazione attendibile e inalterata, Bajrafil passa al vaglio della critica le altre fonti dell’Islam, gli hadīth e gli scritti degli ulema tradizionali, facendo ordine nella vasta eredità del pensiero islamico degli ultimi secoli. La sua metodologia si ricongiunge con quella di altri pensatori musulmani contemporanei, fedeli alla rivelazione coranica e riformisti nel rapporto con gli altri testi, vagliati e rivalutati secondo il metro della ragione e della coerenza globale. Figura emblematica dell’Islam in Francia, Bajrafil partecipa attivamente ai dibattiti della comunità musulmana, regolarmente invitato per conferenze e interventi in diverse moschee, così come nei media.
Dall’inizio alla fine del libro Bajrafil si scaglia contro quello che chiama bigottismo, una visione ottusa e riduttiva dell’Islam che riguarda un certo numero di musulmani francesi. Smonta o quanto meno relativizza alcune posizioni sostenute da certi ambienti, senza uscire però dall’ambito di ciò che può essere legittimamente accettato dai credenti e facendo leva su argomenti che trae dal Corano, dalla Sunna e da opere dei teologi musulmani classici. Costruisce in modo sistematico le sue tesi partendo dal riferimento ai testi ed elabora un contro-discorso solidamente argomentato da un punto di vista teologico.
Egli insiste così sulla libertà di credere o di non credere, rifiutando la norma che prevede la pena di morte per l’apostata. È inoltre critico nei confronti dell’ossessione comunitaria per la non-promiscuità, fornendo una serie di esempi presi dalla vita profetica e dalla tradizione musulmana che relativizzano i limiti attualmente dominanti nei rapporti tra i sessi. Con i suoi esempi dimostra principalmente due fatti: in primo luogo, che la teologia musulmana è molto eterogenea, dal momento che esistono svariati punti di vista su una stessa questione; in secondo luogo, che esiste uno scarto tra l’Islam originale, recepito dalla rivelazione coranica e dalla vita esemplare del profeta, e la produzione teologica umana in materia di diritto (fiqh), che è il risultato di sforzi individuali di riflessione sui testi da parte di soggetti radicati in contesti precisi. A partire da questa duplice considerazione, il suo procedimento consiste nel discernere ciò che fa parte dell’Islam rivelato e ciò che dipende invece dalla produzione teologica di una determinata epoca. Ma ancor di più, l’autore tenta di risvegliare lo spirito critico dei musulmani e di suscitare l’indipendenza nella ricerca del sapere rispetto agli schemi di pensiero ereditati dal passato. Infine, egli sostiene una visione e una pratica dell’Islam in armonia con l’epoca contemporanea e con la società francese, sostenendo l’assenza di contraddizione tra gli insegnamenti dell’Islam e l’appartenenza civica alla Francia. Conclude la sua opera esponendo la possibilità di un adattamento di alcune pratiche rituali, come la preghiera sul luogo di lavoro, in conformità con argomenti teologici pregnanti.
In conclusione, dopo aver presentato alcune “aberrazioni” della giurisprudenza islamica tradizionale, Bajrafil afferma il bisogno di una riforma, di cui precisa la portata. Sottolinea che è proprio il diritto musulmano a dover essere riformato da un processo che selezioni ciò che è valido e pertinente per la nostra epoca, sempre tenendo a mente la differenza tra il fiqh, produzione umana legata a un contesto storico, e gli insegnamenti originali e autentici dell’Islam a vocazione universale.
Un aspetto negativo potrebbe essere l’insistenza sulle presunte velleità estremiste e violente dei giovani musulmani francesi a cui l’imam si rivolge. Ritornando ripetutamente sulla violenza distruttiva degli attentati, l’autore sembra sottintendere che tali posizioni possano riguardare un numero significativo di credenti. Un altro punto di vista potrebbe viceversa mettere in luce come la maggior parte dei musulmani sia pacifica e lontana da queste ideologie terroriste, mettendo in discussione la necessità di tornare a più riprese su questa visione mortifera dell’Islam, che, pur essendo ben presente, rimane piuttosto minoritaria.
Va però riconosciuto all’autore di essere riuscito nell’arduo compito di trattare temi teologicamente complessi, basandosi su riferimenti solidi, con uno stile diretto, conciso e vigoroso. La sua esposizione è ricca di esempi rilevanti, e allo stesso tempo mantiene una coerenza globale e trasmette un messaggio di valore, innovativo nel contenuto e nell’approccio teologico. Può perciò costituire una risorsa interessante tanto per i credenti musulmani quanto per coloro che desiderino saperne di più dell’Islam e delle questioni teologiche contemporanee.
Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
Per citare questo articolo
Riferimento al formato cartaceo:
Baptiste Brodard, Plaidoyer per un Islam non bigotto, «Oasis», anno XIV, n. 28, novembre 2018, pp. 132-134.
Riferimento al formato digitale:
Baptiste Brodard, Plaidoyer per un Islam non bigotto, «Oasis» [online], pubblicato il 22 novembre 2018, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/plaidoyer-per-islam-non-bigotto.