Un ricco strumento di ricerca per conoscere il patrimonio arabo dei maroniti
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:35:30
Oasis n. 18 è disponibile in libreria e online.
Recensione di Mgr Maroun Nasser Gemayel, Histoire du Patrimoine Arabe des Maronites, vol. 2, Les Auteurs Maronites sous les Ottomans, tome 1 (1516-1760), Éditions du CEDRAC, Beyrouth 2013
Padre Nasser Gemayel (da luglio 2012 Vescovo di Parigi per i maroniti con il nome di Maroun) non è ignoto agli orientalisti. La sua tesi, Les échanges culturels entre les Maronites et l’Europe, du collège maronite de Rome (1584) au collège Ayn-Warqa (1789) è un classico. A essa sono seguite diverse opere in arabo, sul patriarca Étienne Duwayhi, sui copisti maroniti, ecc. L’opera è essenzialmente scritta in arabo. Essa comprende:
- una presentazione in arabo di P. Paul Feghali, e una in francese di P. Samir Khalil Samir;
- l’opera propriamente detta di Mons. Maroun-Nasser Gemayel;
- l’indice dei nomi, dei titoli e dei manoscritti in arabo e in francese;
- la bibliografia araba e occidentale;
- un sommario dettagliato in arabo e in francese.
1) La presentazione araba spiega l’origine dei maroniti e il loro ruolo socio-politico e culturale presentando quattro grandi figure: Ibn al-Qilâ‘î (1450-1516), Hasrûnî (Hesronita, 1592-1626), Duwayhî (1630-1704) e Assemani (1680-1762). La presentazione in arabo ricorda la preistoria del progetto Graf arabo, presenta il Graf tedesco, il suo aggiornamento e l’obiettivo attuale del progetto globale e di questo volume in particolare.
2) Segue il cuore dell’opera, che non è una storia letteraria dei maroniti, ma una presentazione cronologica del “patrimonio arabo dei maroniti”. L’autore ha premesso una buona introduzione alla Chiesa maronita (pp. 23-73), ben strutturata e corredata per ogni paragrafo da tutta la bibliografia disponibile in arabo e nelle lingue occidentali. Passa poi a presentare ogni autore e ognuna delle sue opere. Il punto di partenza del volume è la celebre Geschichte des christlichen arabischen Literatur, vol. III (Vaticano 1949), pp. 309-381 di Georg Graf. Le pagine 381-512 dovrebbero essere trattate nel volume seguente. L’autore ha sviluppato la biografia degli autori, soprattutto di quelli più importanti, e citato le opere edite o inedite per ogni autore, oltre che quelle anonime, segnalando tutte le edizioni e i manoscritti. È la parte più consistente dell’opera, che ne fa uno strumento di lavoro indispensabile per ogni studioso di questo ambito. Non occorre essere grandi conoscitori dell’arabo per utilizzarlo, visto che tutti i riferimenti sono dati nella lingua originale. Tra il manuale di Graf e questo sono passati 64 anni, ciò spiega perché le 73 pagine di Graf siano diventate un grosso volume.
3) Essendo un strumento di ricerca, l’opera è stata suddivisa a margine in 734 paragrafi numerati, ognuno dei quali corrisponde in media a 8 righe, dalla pagina 25 alla pagine 303, con un doppio vantaggio:
- da una parte gli indici, che contano 84 pagine (325-389 dell’arabo e 19-37 del francese), si riferiscono ai numeri e sono perciò più precisi dei riferimenti alle pagine;
- ciò permetterà a ogni ricercatore di apportare aggiunte e correzioni a una sezione in particolare, senza che sia necessario ricomporre tutte l’opera.
È il procedimento utilizzato da molto tempo dalla Bibliotheca Hagiographica Graeca (BHG) o dalla Bibliotheca Hagiographica Orientalis (BHO) o dalla Clavis Patrum Graecorum (CPG) e da altre Clavis. Soprattutto, si è deciso di aggiungere 84 pagine di indici molto completi, dei nomi e dei titoli, che fanno riferimento ai numeretti in margine.
4) Quanto alla bibliografia, essa è stata notevolmente sviluppata, fino a comprendere oggi 35 pagine. Inoltre, si è avuto cura d’impiegare la massima precisione, indicando per ogni opera anche la casa editrice e per gli articoli (spesso serie di articoli) tutte le pagine della rivista.
5) Infine, il doppio sommario, molto dettagliato, permette di ritrovare facilmente il periodo o l’autore o l’opera che si ricerca. In sintesi questa pubblicazione, la prima della serie sui maroniti, nonostante tutti i ritocchi che vi si potranno fare, rappresenta un’opera di riferimento ormai indispensabile.