Nel 1854 venne creata la prima scuola del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Oggi tra Giordania, Palestina e Israele le scuole sono quarantacinque, con oltre ventimila allievi e uno staff di duemila persone. Una realtà di straordinario impegno e testimonianza nella drammatica situazione della regione.

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Ultimo aggiornamento: 31/07/2024 15:56:25

Il 27 e 28 gennaio 2010, il Forum delle Scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme ha riunito ad Amman i presidi e gli amministratori delle circa cinquanta scuole del Patriarcato. È stato il primo Forum mai tenutosi, benché la maggior parte di queste scuole esista da più di centocinquant’anni. Rappresenta perciò una pietra miliare nella storia delle scuole del Patriarcato Latino.  Una delle principali cause di un’attesa tanto prolungata è ovviamente la complicata situazione politica, con le sue ripercussioni, che ha intralciato per molto tempo il corso ordinario della vita in Medio Oriente in generale e in Terra Santa in particolare. Quando vennero fondate le scuole del Patriarcato Latino, la Terra Santa costituiva, sotto l’occupazione ottomana, un’unica entità politica. Oggi abbiamo, a dir poco, tre entità politiche e purtroppo è possibile che una quarta vada costituendosi. Al centro della riflessione del Forum è stata messa “la missione delle scuole del Patriarcato Latino in Terra Santa”. La riunione intendeva riflettere sulla nostra missione educativa e trovare nuovi modi di attualizzarla. Essa si trova infatti a fare i conti coi molti cambiamenti globali. Non vogliamo peraltro confondere la missione con i metodi. La nostra missione non cambia. Cambiano i metodi se le circostanze lo impongono. È chiaro che lo scollegamento tra le varie scuole ha comportato un prezzo da pagare non solo relativamente alla loro capacità di lavorare in rete, ma al loro stesso funzionamento. Nonostante le differenze, tutti si sono trovati d’accordo – e insisto su questo – sul fatto che il Patriarcato Latino ha una missione unica e particolare e che questa è la ragione che ha reso possibile non solo le sue numerose realizzazioni pratiche, ma la sopravvivenza stessa di scuole che hanno affrontato ogni tipo di ostacolo e difficoltà. Per capire l’unicità di tale missione, è necessario tornare al 1854, quando fu fondata la prima scuola del Patriarcato Latino. Sette anni prima, con un potere ottomano ormai declinante, era stato ripristinato il Patriarcato Latino di Gerusalemme. Mezzo milione di palestinesi arabi, la maggior parte dei quali musulmani, viveva allora in quella terra. I cristiani erano circa 60.000 (il 12%), mentre circa 20.000 erano ebrei (il 4%). Gran parte di essi viveva in regime di autarchia in villaggi rurali sparsi sui pendii e sulle montagne della Palestina. Soffrivano di un’estrema povertà, ignoranza e scarse cure sanitarie. Le scuole pubbliche non esistevano anche se qualche sparuta scuola privata, prevalentemente cristiana, era stata fondata nelle città più grandi, accessibile esclusivamente alle élite. La maggior parte della popolazione era priva della possibilità di ricevere un’istruzione formale. Allarmato da questa condizione, Monsignor Valerga, primo Patriarca Latino, sentì il bisogno urgente di agire ed espresse la sua profonda preoccupazione per questa urgenza educativa. Decise allora di dare avvio a un programma apostolico basato su scuole parrocchiali per promuovere tanto la fede quanto lo sviluppo umano, intellettuale e sociale di quelle comunità arretrate. Fedele a tale intenzione, fondò nel 1854 la prima scuola del Patriarcato a Beit Jala, vicino a Betlemme. Molte altre seguirono, tutte tra i villaggi e le comunità più sperdute della Terra Santa. In molti casi le scuole si trovavano in locali adiacenti alla chiesa. A volte condividevano gli stessi spazi con la chiesa o con le abitazioni dei sacerdoti. Alcune parrocchie avevano solamente una scuola femminile gestita dalle suore. All’origine di questa attenzione della Chiesa per l’istituzione di nuove scuole c’era senza dubbio il bisogno improrogabile di offrire ai bambini un’educazione cristiana. Ma accanto a questa ragione ve n’era un’altra, certo non meno importante: il profondo senso di appartenenza alla Terra Santa e al suo popolo.  

 

Consapevoli della Missione

Il Cristianesimo – e questa è per noi una fonte di orgoglio – è nato in questa Terra, la Terra Santa. Gesù Cristo stesso è vissuto ed è morto qui. Ha fondato la Sua Chiesa, la Madre Chiesa in questa terra, affidandola al Suo popolo. I cristiani di Terra Santa sono consapevoli sia della loro identità che della loro missione. Oltre a essere cristiani sono arabi e parte integrante di questa comunità. È qui che il Signore ha voluto che essi diffondessero il Suo messaggio e Gli fossero testimoni. È un sentimento religioso e patriottico allo stesso tempo. Nel 1866 il programma apostolico iniziò ad espandersi nell’attuale Giordania con l’istituzione della prima scuola del Patriarcato Latino a Salt. Qualche mese più tardi fu fondata, più a nord, la prima scuola nella città di Jaffa in Galilea. Nonostante fossero gratuite, queste scuole attiravano ben poche famiglie. L’educazione non era una priorità. La povertà causata dall’occupazione ottomana obbligava molti bambini a lavorare per poter garantire il sostentamento a se stessi e alle loro famiglie. Quanto alle ragazze, il costume locale non prevedeva che esse imparassero a leggere e a scrivere, attività considerate amenità pericolose visto che avrebbero potuto indurle a comunicare troppo facilmente con i ragazzi. L’aiuto delle suore servì a cambiare questo atteggiamento e il loro entusiasmo nell’insegnamento rese possibile il reclutamento anche delle ragazze. In quei primi anni il programma educativo-apostolico aveva obiettivi modesti. Da una parte quello di proporre il catechismo ai cristiani; dall’altra insegnare a leggere, scrivere e far di conto ai bambini, compresi quelli musulmani. Nel corso degli anni questo modesto programma continuò a crescere e oggi il Patriarcato Latino ha una rete di quarantacinque scuole disseminate in tutte le città e i villaggi della Terra Santa (Giordania, Palestina e Israele) e accoglie più di 20 mila studenti al servizio dei quali si trova uno staff di quasi 2 mila persone. Le scuole sono per lo più a base parrocchiale. Le porte sono aperte a tutti i bambini senza pregiudizi quanto a genere, religione e condizione economica e sociale. Essi sono in gran parte cristiani e musulmani ma abbiamo anche drusi, samaritani e bahai. Gli sforzi profusi dal Patriarcato Latino per la creazione delle scuole sarebbero stati vani nei primi, difficilissimi anni, se non fosse intervenuto in soccorso l’Ordine equestre dei Cavalieri e delle Dame del Santo Sepolcro. Sono stati loro a farsi promotori nei paesi di origine del Patriarcato in generale e delle sue scuole in particolare, per far conoscere ai cristiani del mondo la realtà dei loro fratelli e sorelle nella fede che abitano la Terra Santa. Ciò è stato ed è ancora oggi fondamentale per la sopravvivenza di questa ambiziosa missione a favore delle scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme, che da solo non sarebbe assolutamente in grado di farvi fronte. Il suo carattere universale di Chiesa cui è stato affidato un compito di tale grandezza ci costringe a ricorrere costantemente all’aiuto di altre Chiese. Infatti, nonostante il riconoscimento del ruolo delle scuole del Patriarcato nel processo educativo nazionale sia da parte del governo giordano che da parte di quello palestinese, il sostegno dei rispettivi Ministeri dell’Educazione non si spinge oltre la fornitura di testi scolastici tramite sovvenzioni e il finanziamento di alcuni programmi di formazione. Gli ingenti bisogni cui entrambi i Ministeri devono far fronte per mantenere e sviluppare le rispettive reti scolastiche non permettono di sostenere lo sviluppo delle scuole private in modo più concreto. E non ci aspettiamo che la situazione cambi nel più immediato futuro. In Israele le cose sono un po’ diverse. Cinque delle nostre scuole ricevono infatti un finanziamento parziale. Ma rimane responsabilità della direzione, nel nostro caso il Patriarcato Latino, intraprendere quanto necessario per la gestione di queste scuole anche in termini di aggiornamento e sviluppo.  I risultati raggiunti non sempre riescono a rendere conto di tutto il nostro lavoro. Le scuole del Patriarcato Latino, al di là del loro apporto educativo, hanno anche dato un forte contributo allo sviluppo sociale e politico delle comunità che servono da più di un secolo e mezzo.  Nel corso degli anni il numero di studenti non è mai diminuito. Non c’è da stupirsi se consideriamo che le nostre scuole offrono un’educazione integrale a tutti i bambini, ragazzi e ragazze, di ogni fede e rito. Essa si basa su valori religiosi, morali ed etici. In questo senso le nostre scuole giocano un ruolo interreligioso ed ecumenico molto importante. Ecco perché un numero crescente di famiglie manda i loro figli alle nostre scuole sapendo che ognuno di loro è trattato con pari amore e cura.  Oltre alle scuole, a Madaba è in corso di costruzione un’università cattolica che inizierà probabilmente a ospitare studenti nell’anno accademico 2010/2011. Si tratta di un altro programma pastorale estremamente importante messo in atto dal Patriarcato Latino e di un’ulteriore prova del successo della sua proposta educativa. «L’iniziativa – ha detto Sua Santità Benedetto XVI – risponde alla richiesta di molte famiglie che, soddisfatte per la formazione ricevuta nelle scuole rette da autorità religiose, chiedono di poter avere un’analoga opzione a livello universitario»[1]. Questo «apostolato dell’educazione», per usare ancora le parole del Papa, è urgente e la Chiesa è chiamata a farsi carico di una missione tanto grande e utile. Oltre a migliorare la qualità della vita degli studenti aiutandoli  a trovare un posto nella società, in forza delle conoscenze acquisite, delle loro competenze e della loro fede, essa promuove la tolleranza e la comprensione  dell’altro. Vorrei anche sottolineare il fatto che il Patriarcato Latino è impegnato, tramite le sue istituzioni educative, a proteggere il patrimonio nazionale e a preparare le generazioni che verranno a portare la nostra cultura a livelli sempre più alti. Tutto questo sulla base di un curriculum rigoroso offerto ai nostri bambini e ai nostri ragazzi che punta a superare gli standard richiesti dai rispettivi Ministeri fornendo corsi supplementari in diverse discipline. Come rete di scuole cattoliche crediamo che l’educazione religiosa sia un pilastro del processo educativo. Inoltre, nella nostra cultura – quella di arabi mediorientali – è ben visibile, più che altrove, il ruolo decisivo della religione nella vita quotidiana. Essa può essere fonte di pace e/o di tensioni sociali e politiche. Il nostro scopo primario è aiutare gli studenti a maturare ognuno nella sua fede e a guidarli a Dio secondo il nostro motto “ut cognoscant te”. L’insegnamento della religione secondo la fede di appartenenza è garantito a tutti gli studenti. Vi sono inoltre corsi di religioni comparate impartiti da specialisti a tutti gli studenti per aiutarli ad apprezzare le rispettive fedi e ad aprirsi agli altri. Più che la semplice tolleranza tentiamo di mostrare loro la presenza delle differenze accettandole come elemento arricchente più che di separazione. 

 

Lavoro Pastorale

Le scuole del Patriarcato Latino presenti nelle città e nei villaggi della Terra Santa sono per definizione una testimonianza del lavoro pastorale del Patriarcato Latino e caparra del suo futuro. Non fosse per l’educazione cattolica e il catechismo insegnati nelle scuole e per l’opera delle parrocchie, le generazioni di sacerdoti di oggi e di domani si troverebbero a rischio. Il Patriarcato Latino è attualmente servito da circa 85 sacerdoti formatisi nelle nostre scuole. Il seminario di Beit Jala, proseguimento ideale delle nostre scuole, è una conferma della complementarietà, all’interno dell’unica Chiesa, tra il lavoro della scuola, delle parrocchie e del Patriarcato. Le scuole del Patriarcato Latino in Terra Santa costituiscono il cuore della pastorale della diocesi e del suo impegno sociale. Un’educazione integrale, sana e appropriata contribuisce a dare sostegno a una generazione colta e istruita, dotata degli strumenti per preservare e testimoniare le tradizioni ricevute. Ambiente ideale per i bambini, le nostre scuole sono un riflesso immediato della comunità e della parrocchia in cui operano. Non isole separate dal loro contesto, ma al contrario parti vive della Chiesa e il cui ruolo viene riconosciuto anche dalla società nel suo complesso. Certo, la nostra prima preoccupazione sono gli studenti ¬cristiani, con una particolare attenzione per quelli più bisognosi, ma offriamo anche servizi di qualità agli altri, in particolar modo agli studenti musulmani.  Che cosa ci spinge a compiere i sacrifici che queste scuole implicano? Le consideriamo la conditio sine qua non della nostra sopravvivenza. Esse sono lo strumento privilegiato innanzitutto per trasmettere i valori cristiani ai nostri figli e in secondo luogo per testimoniare i nostri valori cristiani ai non cristiani.  Studiare insieme in un clima come questo aiuta a gettare dei ponti tra le differenze, a superare i pregiudizi e le percezioni errate e a promuovere il rispetto per le rispettive tradizioni e religioni. Ciò di cui il mondo soffre oggi è il rifiuto per “l’altro”, messo in atto nel nome di Dio/Allah/Elohim. Nelle nostre scuole e -attraverso il lungo dialogo quotidiano e programmi specifici siamo in grado di superare questi ostacoli.  È questo il nostro impegno di fronte alla società. Attraverso le nostre scuole vogliamo costruire persone sane, forti e capaci di mostrare il contributo che i cristiani possono offrire a tutta la comunità nazionale.

 

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[1] Benedetto XVI,  Discorso in occasione della benedizione  della prima pietra  dell’Università  di Madaba  del Patriarcato Latino, 9 maggio 2009.  

 

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