Proponiamo la traduzione di alcuni stralci di editoriali sulla vittoria di Donald Trump
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:07:17
Gli estratti tradotti sono stati presi da due giornali panarabi, considerati moderati. Se il primo articolo, apparso su al-Sharq al-Awsat, riporta le visioni di analisti e diplomatici e spiega come sia difficile fare pronostici sulla nuova presidenza, il secondo, da al-Hayat, usa toni assai allarmisti e assolutamente eccessivi e fa un paragone addirittura con l’ascesa del nazismo e di Hitler in Germania. Lo presentiamo nonostante l’inaccettabile paragone per documentare il tipo di dibattito che si sta manifestando nel mondo arabo. Al-Sharq al-Awsat, 9 novembre 2016. Quotidiano pan-arabo Che cosa significa per gli arabi la vittoria di Trump […] Mu‘taz Billah ‘Abd al-Fatif, professore di Relazioni politiche all’Università del Cairo, spiega che “qualunque siano le politiche adottate dagli Stati Uniti d’America al tempo di Donald Trump, da alcuni arabi saranno accolte con favore mentre altri se ne lamenteranno”. “È difficile fare un pronostico delle politiche perché durante la campagna elettorale Trump ha esagerato la sua capacità di cambiare la rotta della politica interna ed estera dell’America. Ma quando siederà alla presidenza nella Casa Bianca si troverà davanti a una grande quantità di verità, informazioni e alternative e tra queste dovrà scegliere. In questo senso, al momento non possiamo sapere a quali delle promesse elettorali manterrà fede e a quali no”. Quanto alle sue celebri e ostili dichiarazioni contro gli arabi, l’Islam e i rifugiati, secondo ‘Abd al-Fattah sono “dichiarazioni che fanno i candidati ma cui i vincitori delle elezioni non danno necessariamente corso, anche perché se Trump dovesse agire contro i musulmani che si trovano in America violerebbe chiaramente la Costituzione americana, che non opera distinzioni tra i cittadini su base religiosa e razziale. Ciò non significa però che non sarà capace di creare problemi”. ‘Abd al-Fattah prevede un “avvicinamento di Trump ai Paesi del Golfo, un impegno maggiore contro l’Isis e il consolidamento delle relazioni con la Russia e con l’ala nemica delle correnti terroristiche fondamentaliste”. […] Da parte loro, l’ex ambasciatore dell’Egitto in America e l’ex ministro degli Esteri egiziano hanno detto che “non c’è una politica generale verso gli arabi, ma l’America si relaziona con la regione araba a tre livelli: le relazioni con i Paesi in cui il terrorismo è radicato, le relazioni con i Paesi del Golfo e le relazioni con l’Egitto”. […] Arab News, 10 novembre 2016. Quotidiano saudita Al-Hayat, 10 novembre 2016. Quotidiano pan-arabo Trump, razzista come Hitler verso gli altri popoli e Paesi […] Ad aggravare le sfide [in Medio Oriente] sarà l’ascesa nella politica americana di Donald Trump, che alla Casa Bianca porta con sé un’agenda violenta ed estremista. Alcuni cercano di mitigare il “rischio Trump” dicendo che è espressione dell’isolazionismo americano in politica estera e limita la pressione dell’ingerenza americana nella regione araba. A conferma della loro analisi, questi citano le critiche di Trump alla guerra in Iraq. Altri dicono che, anche qualora Trump fosse un campione della politica della forza, non saprebbe come gestirla. Molte insidie consumerebbero gran parte del suo sforzo distraendolo dal concentrarsi sul Medio Oriente e sui conflitti in corso in esso. Questa situazione darà alle forze attive nella regione il tempo di sfruttare il “caos costruttivo” a vantaggio della regione piuttosto di essere sfruttato da Washington nell’interesse degli Stati Uniti e dei loro alleati più stretti, Israele in particolare. Queste impressioni assomigliano alle reazioni di alcune forze e partiti di sinistra in Europa in occasione dell’ascesa al potere di Hitler, quando si rallegrarono per i patti stipulati con alcuni leader europei, e ritenevano allo stesso tempo che il crollo dei governi democratici in Germania e Francia rappresentasse la fase della morte del capitalismo europeo e un inizio indispensabile per far trionfare la democrazia nel mondo! I Paesi piccoli e grandi in Europa hanno pagato a caro prezzo l’ascesa di Hitler e probabilmente, proprio come quei Paesi, non solo l’Europa ma il mondo intero pagherà a caro prezzo l’ascesa del trumpismo. Il trumpismo si distingue dall’hitlerismo in quanto il primo è un razzismo spontaneo e populista, mentre il secondo era un razzismo istituzionalizzato ed elitario. Tra l’hitlerismo e il trumpismo vi sono somiglianze notevoli soprattutto per quanto concerne la considerazione degli altri popoli, razze e Paesi, e la gestione della politica internazionale e delle relazioni estere. […] Al-Quds al-‘Arabi, 10 novembre 2016 L’Urlo delle elezioni americane