Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:07:24
[Estratto dell'e-book Europa e Islam: attualità di una relazione]
Se lo
scontro fra Islam e Occidente ha trovato nelle vicende belliche e terroristiche della politica internazionale la sua rappresentazione più impressionante e mediaticamente pervasiva, è soprattutto nelle vicende interne alla politica e alla società civile europee che i tentativi di reciproca composizione, comprensione e revisione hanno cercato faticosamente uno spazio. In un certo senso,
l’Europa è laboratorio al tempo stesso privilegiato e obbligato di possibili forme di convivenza fra Islam e Occidente che non si limitino a separare le diversità o ad affermare un rapporto di forze, ma ambiscano a un reciproco apprendimento.
La minaccia del terrorismo, l’intensificarsi dei flussi migratori e l’esperienza quotidiana di interazione con persone di religione islamica stabilmente insediate in Occidente hanno messo in primo piano la necessità di comprendere i rispecchiamenti reciproci fra cultura europea e tradizione islamica che la convivenza e la conflittualità recenti hanno suscitato. Parallelamente al fiorire di normative e politiche destinate a gestire le emergenze di sicurezza e di accoglienza, negli ultimi anni alcuni studiosi europei e islamici hanno iniziato a rileggere le proprie categorie fondamentali alla luce della propria implicazione con l’altro. Fra queste, spicca la problematica categoria di
laicità politica.
La definizione dei rapporti fra Chiese e istituzioni politiche costituisce un punto di arrivo rilevante per gli assetti costituzionali degli Stati europei, con esiti che variano da società profondamente secolarizzate ma caratterizzate da culti ufficiali, come il Regno Unito, a contesti ove la laicità segna profondamente l’identità dello Stato e della società civile, come la Francia, fino a Paesi ove l’identità religiosa predominante è riconosciuta dalla costituzione e trova adesione fortemente maggioritaria presso la popolazione, come nel caso della Grecia. Tale diversità di articolazione del rapporto fra Stato e Chiese si riflette talvolta problematicamente sulle istituzioni europee, come nel caso della controversia sull’inserimento delle radici giudaico-cristiane nel preambolo della Costituzione europea.
Al di là delle differenze nazionali, le varie versioni della laicità che ogni Paese è arrivato a formulare sono il punto di arrivo di percorsi di scontro e mediazione che hanno attraversato le società europee per secoli, fino a definire dei confini non del tutto privi di tensioni, ma sostanzialmente assimilati nella coscienza delle comunità religiose. La crescita delle comunità islamiche in Europa ha contribuito a riaprire nuovamente i giochi sul ruolo delle religioni nella sfera pubblica, ponendo domande nuove e mostrando la parzialità degli assetti consolidati. Che cosa vuol dire appartenere a una comunità politica nazionale e sovranazionale provenendo da diverse radici nazionali (i Paesi di origine dei flussi migratori) e sovranazionali (la
umma islamica)?
Ci sono elementi incompatibili con la democrazia nella cultura etica e giuridica islamica? O semplicemente la tradizione musulmana esprime modelli normativi diversi rispetto a quelli cristallizzati da secoli di confronto fra l’eredità dei Lumi e la cultura cristiana europea?
La risposta a queste domande coglie in contropiede gli europei stessi, in un momento di decisa
impasse circa l’identità politica del continente e le strade da intraprendere per impedire il naufragio del progetto dell’Unione. La partecipazione ai processi elettorali si indebolisce, le classi politiche sono percepite come distanti e inaffidabili, le ideologie di destra e di sinistra che hanno dominato la scena per decenni faticano a reinventarsi per tenere il passo con una realtà sempre più istantanea e globale. In questo scenario,
il quesito sulla laicità diventa un quesito fondamentale su che cosa significhi essere cittadini europei anche per coloro che fino a ieri non sono stati europei. Un’occasione decisiva per misurare la capacità delle forme politiche che l’Europea si è data (e ancora si deve dare) e per interpretare le credenze e le motivazioni profonde che animano la vita pubblica e la partecipazione politica di individui e comunità. (…)