Dagli anni ’60 a oggi il Regno Unito ha conosciuto diverse varianti di salafismo, da quella sud-asiatica a quella saudita. Le origini, l’evoluzione e gli effetti di un fenomeno che continua a esercitare un forte fascino

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 10:01:11

Il movimento salafita nel Regno è il tema a cui Iman Dawood sta lavorando per il suo dottorato al Department of Government della London School of Economics and Political Science (LSE). L’abbiamo incontrata durante il nostro viaggio a Londra per il reportage sull’Islam britannico e ha risposto ad alcune nostre domande.

 

Intervista a Iman Dawood a cura di Claudio Fontana

 

 

Quando nasce il salafismo in Gran Bretagna e tra quali comunità ha conosciuto una maggiore diffusione?

 

Il primo episodio di salafismo nel Regno Unito risale agli anni ’60 e può essere ricondotto alle attività di da‘wa del movimento sud-asiatico degli Ahl-e-Hadith, spesso definito come la variante sud-asiatica del salafismo. Inizialmente il salafismo era perlopiù confinato nelle comunità sud-asiatiche, ma alla fine degli anni ’80 ha iniziato a fare proseliti anche tra i giovani musulmani britannici e i convertiti di contesti diversi. Oggi quindi il salafismo non è confinato o associato ai musulmani provenienti da un solo Paese. Allo stesso tempo però sembra suscitare un fascino particolare nelle comunità nere, africane e afrocaraibiche.

 

Come si è sviluppato il salafismo dagli anni ’90 a oggi?

 

La contestazione intra-salafita che ha avuto luogo tra la metà degli anni ’90 e la metà degli anni 2000 è stata particolarmente importante perché ha portato allo sgretolamento del JIMAS, la prima organizzazione salafita “britannica”, e alla nascita nel Regno Unito di diverse reti salafite con orientamenti ideologici differenti. Da allora, le reti salafite esistenti nel Regno Unito sono rimaste sostanzialmente le stesse. Ciò non significa che queste reti, da allora, non abbiano conosciuto delle “evoluzioni”, ma che la scena salafita britannica non ha subito dei cambiamenti radicali da quel periodo.

 

Oggi quando si parla di salafismo in Gran Bretagna, s’intende un salafismo influenzato dall’Arabia Saudita o dal mondo pakistano degli Ahl-e Hadith?

 

La risposta a questa domanda dipende dalla comunità salafita a cui ci riferiamo. La variante sud-asiatica del salafismo, ad esempio, è sicuramente diffusa tra le comunità provenienti dall’Asia meridionale, sebbene sia anche strettamente collegata a intellettuali e istituzioni saudite. Altre comunità salafite, come quella di Brixton, sono storicamente legate alla Giordania dove hanno vissuto molti studenti dello shaykh al-Albānī. Le Salafi Publications, fondate nel 1996 a Birmingham, sono strettamente collegate allo shaykh saudita Rabī‘ bin Hādī al-Madkhalī. Tuttavia, è importante notare come l’influenza salafita non provenga soltanto dai Paesi a maggioranza musulmana. Negli anni 2000, per esempio, l’Istituto al-Maghrib, con sede in America e fondato da due laureati all’Università islamica di Medina, ha svolto un ruolo importante nel diffondere la sua variante di salafismo nel Regno Unito. I legami transnazionali sono dunque piuttosto complessi e l’influenza non può essere considerata semplicemente come il risultato di flussi unidirezionali provenienti dal Medio Oriente o dall’Asia meridionale.

 

C’è qualche figura in particolare che funge da riferimento per i salafiti del Regno Unito?

 

Anche in questo caso è difficile fare un discorso in generale, senza cioè considerare la singola rete o la singola comunità salafita. Sicuramente non esiste un unico pensatore significativo che influenza la comunità salafita britannica. Se, per esempio, alcuni salafiti vedono nello shaykh Haitham al-Haddad uno studioso britannico che ha modificato la scena salafita britannica e ha lavorato per combattere le influenze esclusiviste e settarie, altri salafiti non lo ritengono una figura autorevole.

 

Si sa quante moschee salafite ci sono in Gran Bretagna e quali attività organizzano?

 

Secondo il database Muslims in Britain, nel 2017 le moschee con un’affiliazione salafita erano pressappoco 182, il 9,4% circa del numero totale delle moschee nel Regno Unito. Tuttavia, è importante tenere presente che queste statistiche non riflettono necessariamente la forza del salafismo nel Regno Unito. Alcune di queste moschee, per esempio, potrebbero essere relativamente piccole ed è poco probabile che fungano da moschee “locali” e siano frequentate dalla comunità locale. Allo stesso tempo, si ha ragione di ritenere che il salafismo nel Regno Unito abbia molta più influenza sulla comunità musulmana di quanto lascerebbe intendere il numero di moschee, e questo a causa della sua presenza online altamente organizzata ed efficace. Anche in termini di attività svolte dalle organizzazioni e dalle moschee salafite il dato è abbastanza variabile. Molte delle moschee salafite aperte di recente sono gestite da giovani musulmani e quindi tendono in media a essere più attive in termini di attività e servizi forniti alla loro comunità. Per esempio, alcune moschee salafite, tra cui la Green Lane a Birmingham, organizzano attività come il basket per le ragazze e la thai boxe per i ragazzi.

 

Negli anni ’90 quella di Brixton era forse la moschea più influente nel panorama salafita londinese. Svolge ancora quel ruolo?

 

La moschea di Brixton è stata senz’altro un importante hub salafita nella Londra degli anni ’90. Le cose però sono un po’ cambiate perché negli anni 2000 diversi salafiti sono stati attratti dalla rete delle Salafi Publications. Negli ultimi cinque anni inoltre sono emersi anche altri attori salafiti. Questi attori, come Da‘wah Man, sono particolarmente attivi sui social media e riescono ad attrarre al salafismo molti più giovani rispetto alle comunità salafite più tradizionali come quella di Brixton.

 

Le comunità salafite hanno rapporti con le altre comunità musulmane del Regno Unito?

 

Nel complesso, le comunità salafite tendono a non cooperare o interagire molto con le altre comunità musulmane. A questo fa eccezione la rete creata da shaykh Haitham al-Haddad che, attraverso la Muslim Research and Development Foundation (MRDF) e il sito web “Islam21C.com”, ha progressivamente preso contatto e iniziato delle collaborazioni con le comunità musulmane di diversi orientamenti ideologici, tra cui i deobandi e Hizb al-Tahrīr.

 

 

Testo tradotto dall'inglese.
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