Poco dopo essersi trasferito a Medina, Muhammad concluse un trattato con i membri di alcuni gruppi tribali, musulmani (qualsiasi cosa il termine significasse all’epoca) ed ebraici. Nasce così il più antico documento legale dell’Islam, che tratta anche dei rapporti con i non-musulmani. Ma senza un’attenta contestualizzazione, il rischio di anacronismi è sempre in agguato.
Ultimo aggiornamento: 12/07/2024 12:52:09
La biografia del Profeta Muhammad redatta da Ibn Ishâq (m. ca. 151/768) comprende un documento legale unico nel suo genere, denominato talvolta “Costituzione di Medina”[1]. Ibn Ishâq aveva composto la sua opera biografica molti anni prima di morire e l’aveva totalmente rivista diverse volte, di modo che, quando il califfo abbaside Mansûr gli chiese di metterla per iscritto, preparò una nuova copia di un testo che andava insegnando da decenni. Va subito detto che la biografia è sempre stata un testo sensibile: ne andava della reputazione di molti dei Compagni di Muhammad, i cui discendenti erano ancora vivi quando la biografia fu compilata ed essa rimane oggetto di dispute politiche e teologiche fino a oggi. Per quanto riguarda Muhammad, c’è sempre stata una dissonanza interna tra il suo ruolo di profeta e quelli di leader tribale, uomo di Stato, politico e diplomatico. Se non avesse esercitato questi altri ruoli così brillantemente, non avrebbe conseguito gli eclatanti successi del suo ultimo decennio di vita.
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[1] La biografia di Ibn Ishâq è peraltro disponibile unicamente nella versione abbreviata e censurata opera di Hishâm (m. ca. 218/833). Una versione parzialmente differente del testo della “Costituzione” si trova nel Kitâb al-amwâl di Abû ‘Ubayd.