Rassegna stampa italiana ed estera del 21 novembre 2017
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 08:54:04
Dalla stampa italiana
Reportage di Giordano Stabile da Tripoli e al-Tabbani, area che costituisce la base elettorale dei partiti sunniti libanesi. “Se sei sunnita, sei un terrorista, non troverai mai un lavoro decente. Scuole, ospedali, anche le ditte private: assumono solo sciiti. Avevo la barba lunga, da salafita, me la sono accorciata ma non è servito, appena arrivo a un posto di blocco la polizia mi ferma e perquisisce”, dice un intervistato (La Stampa).
Sempre riguardo al Libano, l’analista Emile Hokayem si chiede se l’Arabia Saudita è consapevole di quel che sta facendo nel Paese. La risposta, secondo Hokayem è no: “ha forzato le dimissioni di Saad Hariri per una combinazione di potere, ambizione e ansia”, si legge su Il Post.
Visita a sorpresa a Sochi del presidente siriano Bashar Assad che incontrando Putin si è detto certo che la Russia “supporterà Damasco affinché vengano evitate interferenze esterne nel processo politico in corso” (Repubblica).
Il Corriere della Sera pubblica uno spezzone del servizio di Report dedicato al traffico di migranti. Nelle immagini mostrate si può vedere come avvengono le operazioni di salvataggio dei migranti a largo delle coste libiche.
Dalla stampa francofona
Sebbene l’influenza di Teheran in Iraq non abbia cessato di crescere negli ultimi anni, diverse forme di resistenza nazionale hanno visto la luce all’interno della comunità maggioritaria, scrive Arnaud Guittard su L’Orient le Jour.
Su Orient XXI, il caso di Mohamed Al-Amoudi, uno dei membri della classe dirigente saudita arrestati di recente per mano del comitato anti-corruzione del principe ereditario Mohamed bin Salman. Ritornare sul suo percorso, scrive Romain Calvary, aiuta a individuare i meccanismi interni al campo economico saudita e permette di comprendere meglio la natura degli avvenimenti recenti.
Nell’Islam esistono due tipi di riconoscenza: quella che lega il credente a Dio e quella che riguarda le relazioni interpersonali, lo spiega Ahmadou M. Kanté su Oumma.
Secondo l’inchiesta di Amnesty International, i rohingya sono vittime di “apartheid” (L’Obs). Il fotografo Fred Dufour ha documentato la tragedia (Slate).
Dalla stampa anglofona
Sono rimasti, ma la loro città è scomparsa. Dopo più di sei anni di guerra, circa un quarto dei siriani vive in esilio. La solitudine di quelli che restano è palpabile nella capitale, Damasco (the New York Times).
Le detenzioni volute dal principe ereditario saudita bloccano i prestiti alle società di investimenti. Il progetto della Kingdom Holding di prendere in prestito soldi per nuovi investimenti sarebbe in stallo a causa della detenzione del proprietario, il principe Alwaleed bin Talal, secondo fonti bancarie e finanziarie (Reuters).
Nella zona dove sono stati uccisi i soldati americani in Niger, i gruppi estremisti hanno radici profonde. In una regione povera e spoglia, trascurata dallo Stato centrale, i miliziani sono allo stesso tempo i benefattori degli abitanti dei villaggi, i loro datori di lavoro, i loro clienti e una forza di polizia non ufficiale, spiegano i residenti (the Washington Post).