L. Grion, a cura di, La differenza umana. Riduzionismo e antiumanesimo, «Anthropologica». Annuario di studi filosofici 2009, Editrice La Scuola, Brescia 2009.
 

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:43:21

La domanda antropologica, al centro dell’indagine filosofica almeno dalla Modernità in poi, ha raggiunto il paradossale esito di prospettare una dissoluzione dell’umano e un suo riduzionismo a diversi fattori. Da questa constatazione prende spunto il lavoro di Anthropologica, annuario di studi filosofici edito dall’Editrice La Scuola, promosso dal Centro Studi Veneto Jacques Maritain, nella convinzione che sia possibile «ripensare ad una nuova tessitura unitaria dei saperi capace di superare la frammentarietà delle diverse specializzazioni disciplinari […] attraverso una pluralità di sguardi capaci di integrarsi e completarsi vicendevolmente perché sorretti da una visione unitaria del mondo che è quella cristiana» (Presentazione, p. 11). La prospettiva generale, collocabile nell’ambito dell’antropologia, è situabile precisamente nella questione del “tra”: «se l’antropologia è situata al crocevia tra ontologie, scienze sperimentali, prospettive etiche, prospettive socio-politiche o psicologiche ed altro ancora, il problema consiste nel trovare il modo di valorizzare questa posizione “tra”» (G. Grandi, Appunti per un programma di ricerca, p. 13). La prospettiva aperta dal programma di lavoro del gruppo di ricerca sarà articolata, integrata e generativa (Grandi, p. 20), per realizzare un’autentica trans-disciplinarietà, come intreccio fecondo che permette un creativo superamento degli ambiti di appartenenza. Il primo numero di Anthropologica approfondisce diversi elementi riduzionistici nella convinzione che l’emersione del riduzionismo sia un’occasione proficua per lo studio dell’irriducibile differenza umana. Per comprendere come viene istruita questa differenza è utile partire dall’intervento di Paolo Pagani (Appunti sulla specificità dell’essere umano, pp. 147-161), che sintetizza l’uomo come apertura trascendentale, entro una discontinuità in cui l’umano non può ridursi al biologico o alla macchina, come dalle quattro domande conclusive che intendono rilanciare il dibattito piuttosto che chiuderlo (Note conclusive. Quattro domande sull’uomo, 179-182). a. Qual è il posto dell’uomo rispetto al processo evolutivo? Attorno a questa domanda ruotano molti degli interventi presenti nell’annuario. Luca Grion (Sulle tracce dell’animale simbolico, pp. 23-37), attraverso un’ispezione di antichi e nuovi dibattiti su naturalismo ed evoluzionismo, giunge ad individuare nell’elemento simbolico un sistema che tende a riscrivere la dimensione della realtà. Carlo Cirotto (L’emergenza nella vita, 55-67) riprende il tema dell’emergenza, rappresentandolo però a partire da una visuale interna alla biologia. Con un salto del tutto particolare da momento biologico a pensiero giuridico, è possibile cogliere nell’intervento di Fabio Macioce (Le frontiere giuridiche del riduzionismo, pp. 69-84) alcuni elementi in cui il pensiero giuridico tradizionale entra in attrito con la situazione presente, creando delle frontiere. Roberto Presilla (Linguaggio e naturalismo. Il caso di Quine, pp. 101-112) mette in luce la questione del riduzionismo entro il quadro della svolta linguistica contemporanea, attraverso l’analisi di Quine, mentre Antonio Allegra (Identità personale e crisi del naturalismo. Su un legame problematico, pp. 129-145) svolge una breve storia del rapporto tra problema del naturalismo e questione dell’identità. b. L’apertura alla trascendenza testimoniata dal fenomeno religioso è riducibile ad una mera strategia evolutiva? Dal punto di vista del rapporto tra evoluzione e religione, il post-moderno pone in essere nuove critiche al fenomeno religioso. A tali posizioni critiche nei confronti del fenomeno religioso cerca di dare risposta Andrea Aguti (La critica naturalistica della religione in Richard Dawkins e Daniel Dennett, pp. 85-99), che elabora una metacritica della critica naturalistica della religione, secondo cui è necessario tornare ad alcune questioni rilevanti per la storia del pensiero chiamate in causa dalla critica naturalistica della religione. L’intervento di Edmund Runggaldier (Anima e speranza nell’immortalità, pp. 163-177) tocca la questione evoluzionistica in negativo, attraverso l’approfondimento delle questioni relative all’anima e all’immortalità che, tornate di attualità negli ultimi decenni in relazione alle neuroscienze, rischiano di sfuggire se non collocate nella giusta dimensione. c. Quale tipo di legame struttura la relazione tra uomo e macchina? La questione del rapporto tra uomo e macchina rappresenta una versione particolarmente scottante del riduzionismo, come testimoniato dall’intervento di Angelo Montanari (Riduzionismo e non intelligenza artificiale, pp. 113-128), sia nella direzione della riduzione della mente ad un calcolatore, sia nella direzione della riduzione della mente al cervello. d. Vi può essere vero ambientalismo senza un nuovo antropocentrismo? Un’ultima questione collegata al problema del riduzionismo è quella legata alle questioni ambientali, presentate da Alberto Peratoner (Quale antropocentrismo? Ripensare la persona umana in relazione all’ambiente, pp. 39-53) come sintomi che denotano un duplice movimento, che va dalla persona all’ambiente e dall’ambiente alla persona. Antichi e nuovi riduzionismi, dunque, lungi dal definire una liquidazione dell’umano, ne rivelano il dato di emergenza e di differenza irriducibile.