La dinamica della riforma avviene nella vita della Chiesa quando assume il compito missionario di comunicare il dono definitivo di Gesù
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:59:57
La domanda sul “possibile cambiamento” emerge in ogni istituzione e società presente a se stessa e vivente. Anzi, da un certo punto di vista potremmo affermare che tale domanda è l’indizio più sicuro di una realtà viva, impegnata nell’oggi della storia. Il bisogno-desiderio di “rigenerazione” coincide, in questo senso, con la dinamica della crescita, della maturazione che ogni società è chiamata a fare propria. Non sfugge a questa regola, ovviamente, quell’etnia sui generis – come la definì Paolo VI –, quel popolo in cammino che è la Chiesa di Dio.
Anzi, la considerazione di che cosa significa “rigenerazione” nella e per la Chiesa, o per usare i termini più abituali in teologia, di che cosa significano riforma e rinnovamento, può offrire diversi lumi alle dinamiche delle odierne società plurali. Una lettura incrociata delle indicazioni di Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium e della riflessione di Yves Congar nel classico volume Vera e falsa riforma nella Chiesa, offre più di uno spunto in questo senso.
Innanzitutto è di grande aiuto identificare il chi della riforma, della rigenerazione. Il soggetto chiamato in causa, quello che, ultimamente, è capace di portare avanti una riforma destinata a durare, non è altro che il popolo. Il processo di riforma, infatti, non può essere appaltato a minoranze colte o a fazioni politiche. È un cammino che, nel profondo, coincide con quello che Papa Francesco chiama «diventare un popolo» e richiede la partecipazione di tutti. Già solo questo criterio sarebbe di grande aiuto per evitare visioni elitarie sospettose della capacità di rigenerarsi dei popoli.
Inoltre, riconoscere che il soggetto è il popolo permette d’identificare la base su cui può solidamente poggiare l’intreccio di passato, presente e futuro che è il cammino della storia. Quando si tratta di riformare, infatti, si pone – nell’oggi – la domanda su dove guardare: verso un passato considerato una specie di paradiso perduto o verso un avvenire utopico di cui sostanzialmente non si possono conoscere i tratti? Le vere riforme nella storia della Chiesa insegnano che ogni alternativa tra passato, presente e futuro è fuorviante. Non si può prescindere del passato, perché il Figlio di Dio si è fatto carne, ha consegnato Se stesso alla morte per la nostra salvezza ed è risorto. E tutto questo è avvenuto nella storia, cosicché noi viviamo del singolare e concretissimo avvenimento salvifico della Pasqua. Ma viviamo oggi: il presente è il tempo dell’incontro tra Dio e l’uomo, è il tempo della salvezza incontrata. Proprio per questo esso ci apre radicalmente al futuro e cioè all’annuncio e alla missione. Sappiamo bene infatti che ogni vera riforma nella vita della Chiesa nasce dalla passione missionaria, da quell’essere «Chiesa in uscita» tesa all’incontro con tutti, da quella «prospettiva pastorale» individuata da Congar come una caratteristica di ogni riforma riuscita e che Papa Francesco non si stanca di richiamare dall’inizio del suo pontificato. In sintesi, la dinamica della riforma avviene nella vita della Chiesa ogni volta che nel presente della storia si assume il compito missionario di comunicare a tutti gli uomini, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, il dono definitivo di Gesù nostro salvatore.
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Per citare questo articolo
Riferimento al formato cartaceo:
Gabriel Richi Alberti, Riforma: vita del popolo di Dio in cammino, «Oasis», anno X, n. 19, giugno 2014, pp. 61.
Riferimento al formato digitale:
Gabriel Richi Alberti, Riforma: vita del popolo di Dio in cammino, «Oasis» [online], pubblicato il 1 giugno 2014, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/riforma-chiesa-vita-del-popolo-di-dio-in-cammino.