Nel 2006 l’Istituto Veneto per i Beni Culturali ha promosso un progetto per restaurare due moschee storiche in Yemen. Nel 2014 siamo andati a vedere i lavori in corso
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:38:00
Lo Yemen architettonicamente, è il paese più bello del mondo. Sana’a, la capitale, è una Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell'incomparabile disegno... è uno dei miei sogni occuparmi di salvare Sana’a
Sono le parole ancora attualissime con cui Pier Paolo Pasolini descriveva Sana’a, in un’intervista, poi ripresa in L’Oriente di Pasolini. Proprio a Sana’a, Pasolini aveva girato nel 1970 un breve documentario con l’intento di lanciare un appello all’Unesco per la salvaguardia di una città unica nel suo genere per valore storico, culturale e architettonico. L’Italia, Venezia in particolare, riprende l’accorato appello di Pasolini e lancia oggi un progetto in questo Paese di frontiera, travagliato da forti turbolenze politiche ed economiche, ma in possesso di un patrimonio culturale tra i più ricchi e insieme tra i più minacciati al mondo.
L’Istituto Veneto per i Beni Culturali opera in Yemen da circa otto anni, da quando cioè è stato incaricato del restauro di due importanti monumenti storici e religiosi del Paese: la Grande Moschea di Sana’a e la Moschea Al-Ashrafiyya di Ta‘izz. In particolare la Grande Moschea rappresenta un bene architettonico unico dell’arte islamica. Può infatti essere considerata una delle più antiche moschee del mondo, se non la più antica in assoluto, dopo che la Mecca e Medina sono state completamente modernizzate.
La missione italiana è prossima alla fine dei lavori e nel giro di un anno si chiuderanno entrambi i cantieri. Ma l’esperienza maturata, l’incontro con questo Paese e le sue bellezze in pericolo, hanno suscitato nell’architetto Renzo Ravagnan, direttore dell’Istituto, l’idea e la volontà di proseguire questo cammino fondando a Sana’a il Centro Italo-Yemenita per la Conservazione dei Beni Culturali, con l’ambizioso progetto di piantare altri semi oltre a quelli già germogliati durante questo periodo di collaborazione con gli yemeniti. In questi anni l’Istituto ha formato e professionalizzato un centinaio di giovani tra restauratori e restauratrici di pitture murali, legno e stucchi, creando così una generazione che potrà in futuro dedicarsi alla protezione dei propri beni culturali, innescando inoltre micro-circuiti economici virtuosi attraverso l’impiego di antiche professioni e artigianati per i lavori di restauro e manutenzione.
Il nuovo centro inizierà le attività nel prossimo autunno, con corsi di formazione sulle tecniche costruttive tradizionali dello Yemen, visto che solo attraverso una cultura materiale rispettosa si potrà salvare un patrimonio urbanistico e architettonico risalente a centinaia di anni fa. Altre iniziative verteranno sull’editoria e la divulgazione, con la realizzazione di manuali, traduzioni, seminari e convegni. A livello regionale si progetta l’avvio di collaborazioni con enti internazionali come l’ICCROM di Sharjah e il centro regionale dell’Unesco a Doha, per citarne solo alcuni, fatti che testimoniano l’interesse raccolto da questa iniziativa.
Lo scorso giugno il nuovo centro ha lanciato a Napoli, durante i lavori del forum sulla conservazione “Le Vie dei Mercanti”, un appello internazionale per la tutela e il salvataggio della città storica di Sana’a, che rischia l’esclusione dai siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco a causa dell’inazione prodotta dai noti problemi di risorse del Paese, soprattutto in questa difficile fase di transizione politica. Ma Sana’a è un patrimonio di tutti e tutti hanno il dovere di salvarla.
Massimo Khairallah*: Vice-direttore del Centro Italo-Yemenita per la Conservazione dei Beni Culturali e docente di Lingua araba all’Università Ca’ Foscari di Venezia
*La biografia dell'autore è aggiornata alla data di pubblicazione dell'ultimo articolo
Foto per gentile concessione dell'Istituto Veneto per i Beni Culturali